Autore: fornelliditalia.it

  • Produzione di clementine: la Calabria si conferma leader con il 66%

    Produzione di clementine: la Calabria si conferma leader con il 66%

    CORIGLIANO-ROSSANO, 25 ottobre 2025 – La Calabria si conferma leader nella produzione di clementine, contribuendo con il 66% della produzione nazionale, che ammonta a 668.250 tonnellate. La provincia di Cosenza, in particolare la piana di Sibari e il territorio di Corigliano-Rossano, gioca un ruolo cruciale, producendo circa 357mila tonnellate, pari al 53% del totale nazionale. Questo valore si traduce in un’importanza economica notevole, con un valore alla produzione di 120 milioni di euro su un totale nazionale di 180 milioni e un valore all’export che si attesta intorno ai 90 milioni di euro.

    Superando i 16mila ettari, la superficie dedicata alla coltivazione di clementine in Calabria rappresenta il 60% del totale nazionale. La provincia di Cosenza, con i suoi 12.350 ettari, detiene da sola il 46% della superficie agricola utilizzata (Sau) per le clementine in Italia. Questi dati sono stati presentati dall’analista di ISMEA, Mario Schiano Lo Moriello, durante un incontro al castello ducale di Corigliano, in occasione della conclusione del “Clementina Festival”. Questo evento, dedicato alla valorizzazione della Clementina di Calabria e del suo territorio, è stato organizzato dall’amministrazione comunale di Corigliano-Rossano con il supporto di Arsac e Regione Calabria.

    Il clementina festival e le sue iniziative

    La manifestazione, che si è svolta nell’arco di tre giorni, ha raggiunto il culmine con la ‘Festa della Clementina’. Questo evento ha richiamato un vasto pubblico al castello, dove i visitatori hanno potuto esplorare stand ricchi di clementine e godere di intrattenimenti musicali. Un aspetto rilevante del festival è stato l’organizzazione di un incoming per giornalisti e buyer internazionali, che hanno avuto l’opportunità di visitare vari stabilimenti produttivi e di trasformazione. Inoltre, il programma ha incluso tour di alcune delle eccellenze storico-culturali del territorio, come il Parco archeologico di Sibari e il Museo del Codex di Rossano.

    Queste iniziative non solo hanno messo in evidenza la qualità delle clementine calabresi, ma hanno anche contribuito a promuovere il patrimonio culturale e storico della regione, rendendo il festival un importante punto di incontro per produttori, consumatori e professionisti del settore. La manifestazione ha rappresentato un’occasione unica per rafforzare le relazioni commerciali e promuovere il prodotto a livello internazionale, sottolineando l’importanza della Clementina di Calabria nel panorama agricolo italiano.

    Impatto economico e futuro della produzione di clementine

    L’importanza economica della produzione di clementine in Calabria non può essere sottovalutata. Con un valore alla produzione significativo e un export robusto, il settore rappresenta una risorsa cruciale per l’economia locale. L’attenzione crescente verso la qualità e la sostenibilità dei prodotti agricoli sta aprendo nuove opportunità per i produttori calabresi, che possono beneficiare di un mercato sempre più interessato a prodotti freschi e genuini.

    La coltivazione di clementine in Calabria non solo contribuisce all’economia regionale, ma è anche un elemento chiave per la preservazione del paesaggio e della biodiversità locale. Investimenti in tecniche di coltivazione sostenibili e pratiche agricole responsabili possono garantire un futuro prospero per questo settore. Con l’aumento della consapevolezza dei consumatori riguardo alla provenienza e alla qualità dei prodotti, i produttori calabresi hanno l’opportunità di posizionarsi come leader nel mercato delle clementine, sia a livello nazionale che internazionale.

    La Calabria si conferma un leader nella produzione di clementine, contribuendo con il 66% alla produzione nazionale di 668.250 tonnellate. La provincia di Cosenza, in particolare, produce circa 357.000 tonnellate, pari al 53% del totale nazionale, generando un valore economico significativo di 120 milioni di euro sulla produzione e 90 milioni di euro in export. Con oltre 16.000 ettari dedicati, la Calabria rappresenta il 60% della superficie totale per la coltivazione di clementine in Italia. Durante il “Clementina Festival”, si è enfatizzata non solo la qualità del prodotto, ma anche il patrimonio culturale locale, attirando visitatori e professionisti del settore. Il festival ha offerto tour e iniziative per promuovere relazioni commerciali, evidenziando l’importanza della Clementina di Calabria nell’economia regionale. Investimenti in pratiche sostenibili potrebbero garantire un futuro prospero per questo settore chiave, con crescenti opportunità a livello internazionale.

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  • Filiera della Pasta: il sistema investe in ricerca e miglioramento della qualità

    Filiera della Pasta: il sistema investe in ricerca e miglioramento della qualità

    In occasione del World Pasta Day, celebrato il 25 ottobre 2025, l’organizzazione Filiera Pasta ha ribadito l’importanza del settore produttivo della pasta italiana, sottolineando l’impegno verso la diversità, la ricerca e il costante miglioramento della qualità. Questa dichiarazione è stata rilasciata da Filiera Pasta, parte di Filiera Italia, che promuove l’eccellenza della pasta italiana.

    Produzione e export della pasta italiana

    Attualmente, l’Italia produce circa 4,2 milioni di tonnellate di pasta, con un export che ha raggiunto 2.420 milioni di tonnellate, segnando un incremento del 9,1% rispetto all’anno precedente. Il valore dell’export ha toccato i 4.020 milioni di euro, con un aumento del 4,8% rispetto al 2023. Questi dati evidenziano non solo la robustezza del mercato della pasta italiana, ma anche la sua crescente influenza a livello internazionale.

    Preservare l’autenticità della pasta italiana

    Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e presidente di Filiera Pasta, ha dichiarato l’importanza di preservare l’autenticità del prodotto italiano. Ha espresso preoccupazione riguardo alla standardizzazione delle produzioni e alla competizione dei prezzi, che favorisce l’ingresso di prodotti esteri sempre più competitivi. Scordamaglia ha messo in evidenza come la pasta italiana continui a mantenere una posizione di leadership nel mercato mondiale grazie alla sua unicità, derivante dai metodi di coltivazione, produzione e dalla valorizzazione delle filiere nazionali.

    Valori della sana alimentazione mediterranea

    Il presidente di Filiera Pasta ha anche sottolineato la necessità di proteggere questo patrimonio, promuovendo la libera circolazione della pasta italiana nel mondo. Ha fatto appello a rafforzare la diffusione dei valori legati a una sana alimentazione mediterranea, che deve essere trasmessa soprattutto alle giovani generazioni. Queste ultime, infatti, sono sempre più vulnerabili a stili alimentari poco salutari, caratterizzati da cibi ultraprocessati e chimici, un fenomeno che potrebbe compromettere la loro aspettativa di vita.

    Riflessioni sul World Pasta Day

    La celebrazione del World Pasta Day non è solo un’occasione per celebrare un prodotto simbolo della cultura culinaria italiana, ma anche un momento per riflettere sull’importanza di preservare le tradizioni alimentari e promuovere un’alimentazione sana e equilibrata tra le nuove generazioni.

    In occasione del World Pasta Day il 25 ottobre 2025, l’organizzazione Filiera Pasta ha sottolineato l’importanza del settore della pasta italiana, evidenziando l’impegno verso la diversità, la ricerca e il miglioramento della qualità. Attualmente, l’Italia produce circa 4,2 milioni di tonnellate di pasta, con un export cresciuto del 9,1% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 4.020 milioni di euro. Luigi Scordamaglia, CEO di Filiera Italia, ha rimarcato l’importanza di preservare l’autenticità della pasta italiana, preoccupato per la standardizzazione e l’ingresso di prodotti esteri competitivi. Ha anche messo in evidenza la necessità di promuovere i valori di una sana alimentazione mediterranea alle giovani generazioni, sempre più vulnerabili a scelte poco salutari. Il World Pasta Day non solo celebra un simbolo della cultura culinaria italiana, ma invita anche a riflettere sull’importanza di mantenere le tradizioni alimentari e promuovere una dieta equilibrata.

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  • La carbonara si conferma il piatto più richiesto online, seguita dall’amatriciana

    La carbonara si conferma il piatto più richiesto online, seguita dall’amatriciana

    La carbonara si riconferma come il piatto di pasta più richiesto dagli utenti delle piattaforme di food delivery, secondo un’analisi condotta da Deliveroo in occasione del World Pasta Day. Questo report, basato sui dati raccolti dalla piattaforma di consegna di cibo, mostra che sul podio dei piatti più ordinati si trovano anche l’amatriciana e la tricolore. Seguono in classifica il ragù, la cacio e pepe, la lasagna, la gricia, la pasta al pesto, la frittatina di pasta e gli spaghetti con le vongole.

    Analisi degli ordini di pasta

    L’analisi di Deliveroo, effettuata nel 2025, evidenzia un notevole aumento degli ordini di pasta. Nei primi nove mesi dell’anno, si è registrato un incremento del 13,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le città italiane che si distinguono per il numero di ordini sono Milano e Roma, dove la domanda di piatti di pasta è particolarmente alta. Tuttavia, l’analisi mette in luce anche un incremento significativo degli ordini a Bari, Udine e Foggia, che segnano una crescita notevole.

    Città con aumento degli ordini di pasta

    Nella classifica delle città con il maggiore aumento degli ordini di pasta, si aggiungono anche Pescara, Forlì, Terni, Sassari, Rimini, Carpi e Parma. L’interesse per la pasta non si limita solo al food delivery; anche nei supermercati si osserva una tendenza positiva. Nel corso dell’ultimo anno, le vendite di pasta hanno registrato un aumento del 26%, con un incremento ancora più significativo del 35% per la pasta fresca. A livello nazionale, i fusilli risultano essere il formato di pasta più ordinato, con un incremento del 20%.

    Popolarità della pasta in Italia

    Questi dati non solo confermano la popolarità della pasta in Italia, ma evidenziano anche come le abitudini alimentari stiano cambiando, con un crescente ricorso al food delivery e agli acquisti online.

    La carbonara si conferma il piatto di pasta più richiesto nelle piattaforme di food delivery, secondo un’analisi di Deliveroo in occasione del World Pasta Day. Oltre alla carbonara, i piatti più ordinati includono l’amatriciana, la tricolore, il ragù e la cacio e pepe. Nel 2025, gli ordini di pasta sono aumentati del 13,5% nei primi nove mesi rispetto al 2024, con Milano e Roma come città con la maggiore domanda. Anche Bari, Udine e Foggia mostrano significativi incrementi. Altri comuni in crescita includono Pescara e Forlì. Le vendite di pasta nei supermercati sono aumentate del 26%, con un incremento del 35% per la pasta fresca. I fusilli risultano il formato più ordinato, con un aumento del 20%. Questi dati evidenziano la crescente popolarità della pasta in Italia e il cambiamento nelle abitudini alimentari, con un maggiore ricorso al food delivery e agli acquisti online.

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  • Mortadella Bologna Igp: crescita dell’8,4% nell’export nei primi sei mesi del 2025

    Mortadella Bologna Igp: crescita dell’8,4% nell’export nei primi sei mesi del 2025

    La Mortadella Bologna Igp ha chiuso il primo semestre del 2025 con risultati significativamente positivi. Secondo quanto riportato dal Consorzio di Tutela, l’export ha registrato un incremento dell’8,4%, mentre la produzione è aumentata da 19 milioni e 200 mila chilogrammi nel primo semestre del 2024 a 19 milioni e 800 mila nel 2025, segnando un +3,2%. Anche le vendite hanno mostrato una crescita, passando da 15 milioni e 665 mila chilogrammi nel 2024 a 16 milioni e 190 mila nel 2025, con un incremento del 3,4%. Questi dati sono stati diffusi in occasione dei festeggiamenti per i 364 anni della Mortadella, durante i quali è stato presentato anche un nuovo format narrativo, “Maestri del Gusto Rosa“, e il lancio di un nuovo sito web.

    Prestazioni positive del settore affettati

    Il report economico ha evidenziato risultati incoraggianti anche per il settore degli affettati, che ha visto un incremento del 4,3%, confermando il trend di crescita degli ultimi dieci anni. Le esportazioni della Mortadella Bologna Igp hanno registrato un aumento significativo, con performance a due cifre in mercati chiave: Belgio (+64,3%), Svizzera (+34,4%), Spagna (+19,3%) e Gran Bretagna (+17%). In generale, la quota delle vendite all’estero è passata dal 22% del primo semestre 2024 al 24,3% nello stesso periodo del 2025, dimostrando un crescente interesse per il prodotto.

    Il ruolo della grande distribuzione organizzata

    In Italia, la Grande distribuzione organizzata (Gdo) si conferma come il principale canale di vendita, con una quota del 55,6%. Seguono il normal trade con il 26,4% e il discount con il 18,0%. Guido Veroni, presidente del Consorzio Italiano Tutela Mortadella Bologna, ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti nel primo semestre del 2025, sottolineando l’importanza dell’ottima performance dell’export. Veroni ha evidenziato i notevoli incrementi registrati in Belgio e Svizzera, così come in Spagna e Gran Bretagna. Questi mercati sono stati oggetto di progetti di promozione triennali cofinanziati dall’Unione Europea, che coinvolgono punti vendita, in particolare la Gdo, attraverso promozioni e degustazioni guidate, oltre a collaborazioni con il canale HoReCa, giornalisti, influencer e scuole di cucina.

    La crescita della Mortadella Bologna Igp non è solo un risultato economico, ma rappresenta anche un riconoscimento della qualità e della tradizione di questo prodotto emblematico della gastronomia italiana.

    La Mortadella Bologna Igp ha registrato risultati positivi nel primo semestre del 2025, con un incremento dell’8,4% nelle esportazioni e una produzione che è passata da 19,2 milioni a 19,8 milioni di chilogrammi (+3,2%). Le vendite sono aumentate del 3,4%, raggiungendo 16,19 milioni di chilogrammi. Questi dati sono stati condivisi durante i festeggiamenti per il 364° anniversario della Mortadella, con il lancio del nuovo formato narrativo “Maestri del Gusto Rosa” e un nuovo sito web. Il settore degli affettati ha mostrato una crescita del 4,3%, mentre le esportazioni hanno registrato performance significative in Belgio (+64,3%), Svizzera (+34,4%) e Gran Bretagna (+17%). In Italia, la grande distribuzione organizzata (Gdo) rappresenta il 55,6% delle vendite. Guido Veroni, presidente del consorzio, ha espresso soddisfazione per questi risultati, sottolineando l’importanza della promozione nei mercati chiave, rafforzando la notorietà della Mortadella Bologna a livello internazionale.

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  • Coldiretti: raddoppiano i pacchi di pasta realizzati con grano 100% italiano

    Coldiretti: raddoppiano i pacchi di pasta realizzati con grano 100% italiano

    Raddoppia il consumo di pasta realizzata con grano 100% italiano. Questa informazione emerge da un’analisi condotta da Coldiretti, basata su dati Ismea, e divulgata in occasione del World Pasta Day, celebrato oggi, 25 ottobre 2025. Lo studio evidenzia come la percentuale di pasta di semola secca prodotta in Italia sia aumentata negli ultimi cinque anni, passando dal 20% a oltre il 40% del totale, con ulteriori potenzialità di crescita. Secondo l’organizzazione agricola, questo trend è alimentato dalla crescente richiesta da parte dei consumatori di prodotti di origine nazionale, in particolare di uno dei simboli della cultura gastronomica italiana e della Dieta Mediterranea.

    Festeggiamenti per il World Pasta Day

    In occasione del World Pasta Day, Coldiretti segnala che i mercati contadini di Campagna Amica ospitano eventi speciali, tra cui l’esposizione di paste e farine ottenute da grani antichi, salvati dall’estinzione. I visitatori possono partecipare a lezioni di sfoglia e laboratori “Mani in pasta“, dedicati ai bambini, per avvicinarli alle tecniche artigianali di lavorazione della pasta. Inoltre, cuochi contadini si esibiscono in showcooking, presentando piatti tipici della tradizione culinaria italiana. Il successo di prodotti come penne e spaghetti tricolori testimonia l’eccellenza della produzione di grano nazionale, ma Coldiretti avverte che, nonostante l’apprezzamento dei consumatori, la filiera deve affrontare le insidie di trafficanti e speculatori che svalutano il prodotto italiano, favorendo l’importazione di grano straniero.

    La situazione economica della filiera della pasta

    Coldiretti evidenzia che i prezzi pagati agli agricoltori sono diminuiti di oltre il 40% rispetto a tre anni fa, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% negli ultimi cinque anni. Parallelamente, le importazioni di grano sono aumentate del 9% nel primo semestre del 2025, con il Canada che si conferma come il principale fornitore. Questo scenario mette in luce le difficoltà affrontate dagli agricoltori italiani, che vedono il loro lavoro svalutato nonostante l’aumento della domanda di prodotti locali.

    Le esportazioni di pasta italiana

    L’obiettivo di Coldiretti è quello di rendere il grano italiano sempre più centrale nella filiera della pasta, che rappresenta uno dei simboli più riconosciuti dell’Italia a livello globale. Secondo un’analisi dell’organizzazione, le esportazioni di pasta sono aumentate del 77% rispetto a dieci anni fa, con una crescita significativa nei mercati dell’Unione Europea (+68%) e, soprattutto, in quelli extra Ue (+86%). Nel 2024, le esportazioni hanno superato la soglia storica dei 3 miliardi di euro, evidenziando l’apprezzamento internazionale per la pasta italiana e la qualità del grano utilizzato nella sua produzione.

    Il consumo di pasta prodotta con grano 100% italiano è raddoppiato, secondo un’analisi di Coldiretti in occasione del World Pasta Day del 25 ottobre 2025. La percentuale di pasta di semola secca italiana è aumentata dal 20% a oltre il 40% negli ultimi cinque anni, grazie alla crescente domanda dei consumatori per prodotti nazionali. Durante il World Pasta Day, eventi speciali si svolgono nei mercati contadini Campagna Amica, con esposizioni di paste e farine di grani antichi e laboratori per bambini. Nonostante il successo dei prodotti italiani, Coldiretti avverte che i prezzi per gli agricoltori sono scesi del 40%, mentre gli importi di grano sono aumentati del 9%. Le esportazioni di pasta italiana sono cresciute del 77% nell’ultimo decennio, superando i 3 miliardi di euro, dimostrando una crescente apprezzamento internazionale per la pasta e il grano italiano.

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  • Ispra: il consumo di suolo aumenta, 10mila metri quadrati all’ora

    Ispra: il consumo di suolo aumenta, 10mila metri quadrati all’ora

    In Italia, il 2024 ha segnato un incremento significativo nel consumo di suolo, con quasi 84 chilometri quadrati di nuove superfici artificiali create, un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Questo dato allarmante, fornito dal Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” dell’Ispra, evidenzia come il paese stia affrontando una crisi ambientale legata alla perdita di terreno naturale. Ogni ora, circa 10mila metri quadrati di suolo vengono persi, un fenomeno che si traduce in una continua erosione delle risorse naturali.

    Il rapporto snpa e l’analisi del consumo di suolo

    Il Rapporto SNPA, pubblicato nel 2024, ha rivelato che l’Italia ha raggiunto il valore più alto di consumo di suolo netto degli ultimi dieci anni, superando i 78 chilometri quadrati. Questo incremento preoccupa gli esperti, poiché indica una crescente urbanizzazione e un’urban sprawl che minaccia gli ecosistemi locali. Nonostante siano stati restituiti alla natura poco più di 5 chilometri quadrati, il dato rimane insufficiente rispetto alla quantità di suolo consumato. La Lombardia, il Veneto e la Campania sono le regioni più colpite da questo fenomeno, dove il consumo di suolo ha raggiunto livelli critici.

    Il rapporto sottolinea l’importanza di strategie di gestione sostenibile del territorio per contrastare questa tendenza. La perdita di suolo non è solo una questione di spazio, ma ha ripercussioni dirette sulla biodiversità, sulla qualità dell’aria e dell’acqua, e sulla salute degli ecosistemi. Le politiche di pianificazione territoriale devono quindi essere ripensate per garantire un equilibrio tra sviluppo urbano e conservazione delle risorse naturali.

    Le conseguenze del consumo di suolo in italia

    Le conseguenze del consumo di suolo in Italia sono molteplici e vanno ben oltre la semplice perdita di terreno. La continua espansione delle aree urbanizzate porta a una diminuzione della biodiversità, poiché gli habitat naturali vengono distrutti per fare spazio a nuove costruzioni. Inoltre, il deterioramento della qualità del suolo influisce sulla capacità agricola, minacciando la produzione alimentare e la sicurezza alimentare del paese.

    La situazione è aggravata dal cambiamento climatico, che rende le aree già vulnerabili ancora più suscettibili a eventi meteorologici estremi. La perdita di suolo contribuisce anche all’aumento dell’inquinamento, poiché le superfici impermeabili non permettono l’assorbimento dell’acqua piovana, causando allagamenti e il deterioramento delle risorse idriche. È quindi fondamentale che le autorità locali e nazionali adottino misure efficaci per limitare il consumo di suolo e promuovere la riqualificazione delle aree degradate.

    Il futuro del territorio italiano dipende dalla capacità di trovare un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità. La sensibilizzazione della popolazione e la collaborazione tra istituzioni, cittadini e imprese sono essenziali per affrontare questa sfida e garantire un ambiente sano per le generazioni future.

    Nel 2024, l’Italia ha registrato un aumento preoccupante del consumo di suolo, con quasi 84 chilometri quadrati di nuove aree artificiali, un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Il Rapporto SNPA di Ispra evidenzia che il consumo netto di suolo ha raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni, con forti ripercussioni sugli ecosistemi, specialmente in Lombardia, Veneto e Campania. Ogni ora si perdono circa 10.000 metri quadrati, con danni diretti alla biodiversità, alla qualità dell’aria e dell’acqua. Nonostante un recupero di poco più di 5 chilometri quadrati, ciò è insufficiente per contrastare l’urbanizzazione crescente. La situazione è aggravata dal cambiamento climatico, aumentando vulnerabilità e inquinamento. È cruciale adottare strategie di gestione sostenibile e promuovere la riqualificazione delle aree degradate, sensibilizzando la popolazione e collaborando tra istituzioni e cittadini per garantire un futuro equilibrato e sano per il territorio italiano.

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  • Slow Food: l’espansione del consumo di suolo minaccia l’agricoltura

    Slow Food: l’espansione del consumo di suolo minaccia l’agricoltura

    “In Italia, il consumo di suolo continua a crescere e rappresenta una seria minaccia per il nostro futuro.” Questa affermazione proviene da Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, in risposta ai dati presentati nel Rapporto sul Consumo di Suolo, Dinamiche Territoriali e Servizi Ecosistemici, redatto da Ispra e Snpa.

    Dati sul consumo di suolo

    Secondo il report, nel 2024 sono stati consumati ben 83,7 chilometri quadrati di suolo, con un aumento del 15,6% rispetto all’anno precedente. Il consumo netto, che considera anche il ripristino di aree naturali, si attesta a 78,5 chilometri quadrati, segnando il peggior saldo degli ultimi dodici anni. Nappini sottolinea che “consumare suolo non significa solo danneggiare il paesaggio, ma anche compromettere una risorsa vitale. Il suolo è non rinnovabile e scarseggia, e non esiste tecnologia in grado di sostituire i suoi servizi ecosistemici: fornisce materie prime, biomassa e il cibo essenziale per la sopravvivenza umana e degli altri esseri viventi. È un elemento chiave del ciclo vitale sulla terra, una riserva di biodiversità, un serbatoio di carbonio e regola il ciclo dell’acqua e degli elementi biochimici. Senza suolo, non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo.”

    Preoccupazioni per il suolo agricolo

    Particolare preoccupazione emerge per il consumo di suolo agricolo. Ogni anno, nuove cause contribuiscono a questo fenomeno, e nel 2024 il rapporto identifica tre nuove categorie: aree destinate alla logistica, data center e pannelli fotovoltaici installati a terra. Questi ultimi hanno avuto un impatto significativo, coprendo 1.702 nuovi ettari in un solo anno, di cui l’80% su superfici precedentemente utilizzate per l’agricoltura.

    Importanza della tutela del suolo

    “Il suolo non è un elemento da contabilizzare, ma un bene pubblico da tutelare. È necessario un censimento di tutte le costruzioni e infrastrutture abbandonate che potrebbero essere riconvertite,” conclude Nappini. “Il nostro futuro dipende dal suolo, non possiamo permetterci di sprecarlo.”

    Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, avverte che il crescente consumo di suolo in Italia rappresenta una seria minaccia per il futuro, secondo il Rapporto sul Consumo di Suolo redatto da Ispra e Snpa. Nel 2024, il consumo è aumentato del 15,6%, raggiungendo 83,7 chilometri quadrati, mentre il consumo netto è di 78,5 chilometri quadrati, il peggior saldo degli ultimi dodici anni. Nappini sottolinea che il suolo è una risorsa non rinnovabile, essenziale per la biodiversità, la produzione alimentare e la regolazione dei cicli biochimici. Perdita di suolo agricolo è particolarmente preoccupante, con nuove infrastrutture come logistica, data center e pannelli solari che coprono aree agricole. Nappini conclude evidenziando l’importanza di considerare il suolo come un bene pubblico da tutelare e propone un censimento delle strutture abbandonate per la loro riconversione. Il futuro dipende dalla conservazione del suolo.

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  • Sabato si celebra il World Pasta Day: l’Italia guida in produzione e consumi

    Sabato si celebra il World Pasta Day: l’Italia guida in produzione e consumi

    Domani, il 25 ottobre 2025, si celebra il World Pasta Day, un evento organizzato da Unione Italiana Food e dall’International Pasta Organisation (IPO) per onorare la pasta, considerata un simbolo universale della cultura gastronomica italiana. Secondo le statistiche, quasi il 90% degli italiani consuma pasta più volte a settimana, con un terzo di loro che la mangia quotidianamente. Questo alimento è profondamente radicato nell’identità nazionale, e ben il 96,6% degli intervistati ritiene che la pasta rappresenti un vero e proprio “ambasciatore” del Made in Italy a livello globale.

    Nel 2024, l’Italia ha mantenuto il suo primato nella produzione di pasta, raggiungendo 4,2 milioni di tonnellate e un consumo pro capite di 23,3 kg. Le esportazioni hanno raggiunto un valore che si avvicina a quello dei consumi interni, con oltre 2.420 milioni di tonnellate esportate, segnando un incremento del 9,1% rispetto all’anno precedente. Il valore delle vendite all’estero ha toccato i 4.020 milioni di euro, con un aumento del 4,8% rispetto al 2023. Questo significa che 80 milioni di porzioni di pasta italiana sono state servite in quasi 200 Paesi nel mondo, secondo i dati forniti da Unione Italiana Food.

    La pasta come simbolo della tradizione culinaria

    Una recente indagine demoscopica, condotta dall’Istituto AstraRicerche per conto dei pastai di Unione Italiana Food, ha rivelato che per quasi il 58% degli italiani, la pasta rappresenta perfettamente la tradizione culinaria del Paese. Il 36% dei partecipanti ha evidenziato come la semplicità sia un aspetto fondamentale, mentre il 33,7% la associa a salute e benessere, confermando le sue proprietà nutritive. Il 32,6% degli italiani esprime un forte senso di orgoglio nazionale legato alla pasta, e il 28,7% la considera un simbolo di condivisione, con un ulteriore 25,5% che sottolinea il suo ruolo nella convivialità.

    Quando i partecipanti sono stati invitati a scegliere parole chiave che descrivessero la pasta, oltre il 90% (90,7%) l’ha definita accessibile, mentre l’89,2% l’ha considerata facile e veloce da preparare. Inoltre, il 86,9% degli italiani crede che la pasta unisca le generazioni, e il 79,2% afferma che migliora l’umore. Non meno importante è il fatto che il 77,8% degli intervistati la considera indispensabile per una dieta sana ed equilibrata, mentre il 73,1% la vede come un elemento chiave in molte diete alimentari. Infine, il 77,0% degli italiani ritiene che la pasta possa fornire una sensazione di sazietà prolungata.

    Percezione della pasta nelle diete moderne

    Contrariamente a quanto si possa pensare, gli italiani non sono favorevoli all’idea di eliminare la pasta da una dieta dimagrante; solo il 20,4% degli intervistati sostiene questa affermazione. Inoltre, una percentuale ridotta, pari al 27,3%, crede che il consumo di pasta a cena possa interferire con la qualità del sonno. Questi dati evidenziano una forte difesa della pasta come alimento versatile e adatto a una varietà di stili di vita e abitudini alimentari, sottolineando la sua importanza sia nella cultura italiana che nella salute dei suoi cittadini.

    Il 25 ottobre 2025 si celebra il World Pasta Day, organizzato da Unione Italiana Food e dall’International Pasta Organisation per onorare la pasta come simbolo della cultura gastronomica italiana. Quasi il 90% degli italiani consuma pasta frequentemente, con il 96,6% che la considera un “ambasciatore” del Made in Italy. Nel 2024, l’Italia ha prodotto 4,2 milioni di tonnellate di pasta, con consumi pro capite di 23,3 kg e un incremento delle esportazioni dell’9,1%, raggiungendo un valore di 4.020 milioni di euro. Un’indagine rivela che il 58% degli italiani associa la pasta alla tradizione culinaria, con il 90,7% che la definisce accessibile. Solo il 20,4% sostiene che la pasta debba essere eliminata dalle diete dimagranti, evidenziando la sua versatilità e importanza nella salute e nella convivialità. La pasta unisce generazioni e rappresenta un elemento chiave in molte diete.

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  • Ritorna Golosaria: un viaggio tra ricette floreali, curiosità e vini pregiati

    Ritorna Golosaria: un viaggio tra ricette floreali, curiosità e vini pregiati

    La manifestazione Golosaria, giunta alla sua ventesima edizione, si svolgerà presso il polo espositivo di Fiera Milano Rho dal 1 al 3 novembre 2025. Questo evento celebra il gusto della contemporaneità, richiamando l’attenzione su prodotti di eccellenza dell’agroalimentare italiano, con un focus particolare su innovazioni culinarie e tradizioni gastronomiche.

    Produttori e chef in mostra

    All’interno di uno dei padiglioni, centinaia di produttori, consorzi e aziende si daranno appuntamento per presentare le loro specialità. Non mancheranno ristoratori e chef che offriranno masterclass, rendendo l’evento un’importante occasione di formazione e scoperta. Tra le novità di quest’anno, si segnala l’introduzione di ricette a base di fiori, come il carciofino grosso, una specialità delle colline marchigiane, e la violetta mignon.

    Innovazione e tradizione

    Il fondatore e organizzatore Paolo Massobrio ha dichiarato che l’unicità di Golosaria risiede nella capacità di innovare, valorizzando i piccoli produttori che, mantenendo vive le tradizioni, riescono a proporsi in modo contemporaneo. Durante i tre giorni dell’evento, verranno presentate le nuove guide del Golosario e saranno premiati i 100 migliori vini d’Italia, una delle attrattive principali della rassegna.

    Rappresentanza regionale

    La Lombardia sarà rappresentata da cinque Consorzi di Tutela, mentre il Piemonte avrà per la prima volta uno spazio dedicato. Saranno presenti anche dodici produttori calabresi e rappresentanze da quasi tutte le altre regioni italiane. L’area dedicata ai vini ospiterà quattro collettive importanti, con i Top Hundred 2025 suddivisi nelle categorie dei Rossi, Bianchi e Spumanti. Anche il settore alimentare avrà i suoi Top dei Top, con una serie di curiosità gastronomiche presentate dai produttori.

    Specialità gastronomiche

    Tra le specialità, il Kombucha, una bevanda fermentata tradizionale del Friuli, e farine particolari ricavate da scarti agricoli, come vinacce e trebbie di birra. I pasticceri di diverse regioni porteranno dolci innovativi, tra cui il gelato al gorgonzola e il panettone alla melanzana violetta.

    Spazio per i più piccoli

    Non mancherà uno spazio dedicato all’educazione alimentare per i più piccoli, con laboratori giornalieri e una mostra commemorativa che celebra i 20 anni di Golosaria, rendendo l’evento accessibile e coinvolgente per tutte le età.

    Golosaria, in its 20th edition, will take place at Fiera Milano Rho from November 1 to 3, 2025. This event highlights the excellence of Italian agro-food, focusing on culinary innovations and gastronomic traditions. Hundreds of producers, consortia, and chefs will showcase their specialties, offering masterclasses that facilitate learning. This year’s highlights include flower-based recipes, such as the “carciofino grosso” and “violetta mignon.” Paolo Massobrio, the event’s founder, emphasizes Golosaria’s unique ability to innovate while celebrating small producers. The event will also unveil new Golosario guides and award Italy’s top 100 wines. Lombardy will feature five consortia, and Piemonte will debut a dedicated space. Food specialties include Kombucha and innovative desserts like gorgonzola gelato. Aimed at younger audiences, the event will include educational workshops and a commemorative exhibition marking Golosaria’s 20 years, making it an engaging experience for all ages.

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  • Libri: La Cucina Napoletana di Luciano Pignataro, un viaggio gastronomico

    Libri: La Cucina Napoletana di Luciano Pignataro, un viaggio gastronomico

    La cucina napoletana si presenta in una nuova edizione, arricchita e aggiornata, grazie al lavoro di Luciano Pignataro. La casa editrice Hoepli ha rilasciato nel 2025 la seconda edizione del libro, dopo il successo della prima versione del 2016, che ha riscosso un notevole interesse, esaurendosi rapidamente. Questo volume, che si compone di 256 pagine e ha un costo di 26,90 euro, è un vero e proprio viaggio nei sapori autentici di Napoli.

    Un viaggio tra tradizione e innovazione

    Il libro di Pignataro offre una vasta gamma di ricette che spaziano dal casatiello alla frittata di maccheroni, dalle montanare ai paccheri, fino agli scugnizzielli salati e alla calamarata. La narrazione si snoda tra le ricette tradizionali e le reinterpretazioni moderne, evidenziando l’evoluzione della cucina partenopea. La prefazione è firmata dalla principessa Giulia Ferrara Pignatelli di Strongoli, e le immagini sono curate da Ciro Pipoli, contribuendo a dare una nuova veste grafica al volume. L’autore, noto giornalista del quotidiano Il Mattino e critico enogastronomico, sottolinea come la grafica del libro rispecchi il vivace momento storico che Napoli sta vivendo, celebrando i suoi 2500 anni di storia.

    Ricette classiche e nuovi classici

    All’interno del volume, Pignataro non si limita a riproporre le ricette storiche che hanno reso celebre la cucina napoletana, ma introduce anche un elenco di nuovi classici. Queste ricette sono il frutto del lavoro di cuochi contemporanei che hanno saputo rinnovare la tradizione, guadagnandosi l’attenzione della critica e del pubblico. Tra questi si possono citare nomi come Nino Di Costanzo, Antonio Dipino, Gennaro Esposito, Salvatore Giugliano, Paolo Gramaglia, Peppe Guida, Rosanna Marziale, Maicol Izzo, Fabrizio Mellino, Francesco Sposito e Marianna Vitale. Pignataro descrive questi chef come i nuovi custodi di una tradizione culinaria che non è statica, ma in continua evoluzione, rappresentando il patrimonio culturale di una comunità viva e dinamica.

    Un omaggio ai prodotti locali e alla cultura napoletana

    La pubblicazione non si limita a trattare le ricette, ma dedica anche ampio spazio ai prodotti tipici della Campania e ai vini locali. L’autore spiega che Napoli è un luogo che rappresenta un “viaggio dell’anima”, dove ogni quartiere possiede una propria identità e peculiarità. La cucina napoletana è così profondamente radicata nella cultura locale che, per i napoletani, il cibo non è semplicemente un sostantivo, ma un’esperienza che si esprime attraverso il verbo “mangiare”, trasformato in “o magnà”. Questo riflette la connessione tra la vita quotidiana e la tradizione, dove il cibo diventa un elemento fondamentale della cultura partenopea, permeato di storie e legami con il passato.

    La nuova edizione de La Cucina Napoletana di Luciano Pignataro si propone quindi come un’opera fondamentale per chi desidera esplorare la ricchezza della gastronomia napoletana, unendo storia, cultura e innovazione in un unico volume.

    “La cucina napoletana” di Luciano Pignataro è stata pubblicata in una nuova edizione nel 2025 dalla casa editrice Hoepli, dopo il successo della prima del 2016. Questo volume di 256 pagine, in vendita a 26,90 euro, esplora i sapori autentici di Napoli, intrecciando tradizione e innovazione. Le ricette variano dal casatiello alla frittata di maccheroni, includendo reinterpretazioni moderne di piatti classici. La prefazione è della principessa Giulia Ferrara Pignatelli di Strongoli, con immagini di Ciro Pipoli che arricchiscono la grafica. Pignataro riconosce anche i cuochi contemporanei, come Nino Di Costanzo e Gennaro Esposito, come custodi di una tradizione culinaria in evoluzione. Inoltre, il libro celebra i prodotti tipici della Campania e l’identità di Napoli, dove il cibo è visto non solo come nutrimento, ma come un’esperienza culturale profonda. Questa edizione è essenziale per chi desidera scoprire la gastronomia napoletana.

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