alfacomunicazione.it

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.

 

Nitazeni, l’oppioide sintetico più potente del fentanyl: prima vittima in Italia e il vuoto che colpisce i giovani

Scene che evocano i quartieri americani devastati dal fentanyl stanno facendo capolino anche in Italia. Ma oggi la minaccia ha un nome ancora più insidioso: nitazeni, una classe di oppioidi sintetici capaci di effetti letali in dosi infinitesimali. La prima vittima accertata nel nostro Paese è un 28enne trovato senza vita nel bagno della fabbrica dove lavorava, a Brunico. Gli esami tossicologici hanno stabilito la causa: overdose da nitazeni. Accanto al corpo, frammenti di carta stagnola, indizio di consumo per inalazione; nessuna siringa, nessuna traccia apparente. In un primo momento si era ipotizzato un arresto cardiocircolatorio “naturale”, poi l’indagine tecnica ha ribaltato il quadro.

Il caso, avvenuto nel settembre 2024, è emerso con forza solo nelle scorse settimane dopo l’arresto del presunto pusher. Il procuratore di Bolzano Axel Bisignano ha parlato di “35 segnalazioni correlate ai nitazeni, spesso acquistati nel dark web” e li ha definiti una “bomba” per la difficoltà di dosaggio: il margine tra effetto e morte è talmente sottile da renderne praticamente impossibile un uso “controllato”. L’inchiesta, complessa, ha coinvolto il Ris di Roma per le analisi e un coordinamento a livello europeo, confermando come la filiera di queste sostanze segua logiche digitali, rapide e difficili da intercettare.


Che cosa sono i nitazeni

I nitazeni affondano le radici negli anni ’50, quando furono sviluppati in Svizzera come analgesici sperimentali. Mai entrati in terapia a causa di effetti collaterali inaccettabili, sono riemersi nel mercato illegale come nuovi oppioidi di sintesi. Agiscono da agonisti dei recettori μ-oppioidi con una potenza che supera la morfina e in alcuni casi eguaglia o oltrepassa il fentanyl. Dosi minime possono deprimere la respirazione in pochi minuti. Dal 2019 la loro comparsa nei mercati nordamericani ed europei è stata associata a centinaia di decessi.

In Italia, l’allerta riguarda non solo la disponibilità online e la facilità di spedizione, ma anche la miscelazione con altre sostanze: compresse o polveri spacciate per farmaci o per “alternative” ricreative possono contenere tracce di nitazeni non dichiarate, aumentando esponenzialmente il rischio di overdose.


Giovani, solitudine e “vuoto affettivo”: l’altra faccia della crisi

Dietro la cronaca nera c’è una crisi umana. Molti adolescenti e giovani adulti vivono in una iperconnessione senza legami, con solitudine giovanile crescente, ansia di prestazione, climi familiari frammentati e fatiche scolastiche o lavorative. In questa terra di mezzo attecchiscono le scorciatoie: sostanze che promettono anestesia del dolore e invece lo moltiplicano.

Se vogliamo davvero fare prevenzione, dobbiamo investire su relazioni e competenze emotive. Serve una educazione affettiva capace di insegnare l’empatia, la gestione del conflitto, il riconoscimento delle emozioni. Servono spazi di ascolto psicologico gratuiti o a costo accessibile nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, percorsi di volontariato e cittadinanza attiva che riportino i ragazzi al contatto con il sociale, esperienze di gruppo che nutrano il senso di appartenenza. Bisogna dirlo chiaramente: la vita migliora con l’amore, con legami buoni e stabili; l’odio e il ritiro isolano, irrigidiscono, fanno ammalare. Questo non è buonismo: è salute pubblica.


Informazione, controlli, prossimità: cosa fare adesso

L’urgenza è triplice. Primo: informazione chiara, capillare, non sensazionalistica. I nitazeni vanno raccontati per ciò che sono, spiegando rischi, meccanismi d’azione, segnali di allarme (sedazione estrema, respiro rallentato, pupille puntiformi) e cosa fare in caso di sospetta overdose. Secondo: controlli mirati sulle filiere online e sui canali di spaccio, rafforzando cooperazione internazionale e tracciabilità dei pacchi. Terzo: prossimità. Portare i servizi dove stanno i giovani — scuole, università, palestre, coworking, spazi culturali — con équipe miste (educatori, psicologi, medici, forze dell’ordine) che non si limitino a sanzionare, ma accompagnino.

La contromisura più efficace non è solo il sequestro della sostanza, ma la costruzione di alternative di senso: gruppi di parola, mentoring tra pari, laboratori di musica, sport e arte, percorsi di empowerment per chi si sente ai margini. È qui che la prevenzione diventa reale: quando al posto del “non farlo” offriamo qualcosa per cui valga la pena farcela.


Un patto educativo per una generazione esposta

Se l’overdose da oppioidi sintetici è il volto clinico dell’emergenza, l’altra metà è il vuoto affettivo. Non basteranno circolari, raid o campagne-lampo. Serve un patto educativo che unisca famiglie, scuola, sanità, terzo settore, amministrazioni. Più empatia, più presenza, più amore nelle relazioni che contano. È lì che si costruisce l’argine: nella capacità di vedere e tenere i nostri ragazzi, prima che cerchino nella chimica ciò che non hanno trovato nella vita.


In Italia, la minaccia dei nitazeni, nuovi oppioidi sintetici, sta emergendo con gravi conseguenze. La prima vittima accertata è un 28enne trovato morto da overdose a Brunico. Gli esami tossicologici hanno rivelato l’uso di nitazeni, spesso acquistati nel dark web. Questi oppioidi agiscono come agonisti dei recettori μ-oppioidi, con effetti letali in dosi minime, portando a una crisi in aumento di overdose. La questione è aggravata dalla solitudine giovanile e dal vuoto affettivo, che spingono i giovani a cercare sollievo attraverso queste sostanze. Per affrontare il problema, è necessaria un’informazione chiara, controlli sui canali di spaccio e servizi che supportino i giovani in spazi pubblici. È cruciale unire le forze di famiglie, scuole e comunità per costruire relazioni significative e offrire alternative positive, contrastando così la diffusione di queste sostanze e promuovendo il benessere.

Clicca qui per leggere l’articolo intero