Il concetto di benessere fisico si arricchisce di nuove sfumature grazie a uno studio recente che mette in discussione l’idea consolidata dei 10.000 passi quotidiani. La ricerca, pubblicata il 28 ottobre 2025 sulla rivista Annals of Internal Medicine, suggerisce che non è tanto il numero di passi a contare, quanto la durata della camminata stessa. Questo approccio potrebbe rivelarsi particolarmente utile per coloro che conducono uno stile di vita sedentario.
Il nuovo studio
La ricerca, condotta su un campione di 33.560 adulti con una media di meno di 8.000 passi al giorno, ha esaminato il legame tra i modelli di accumulo dei passi e il rischio di mortalità. Gli studiosi hanno suddiviso i partecipanti in quattro gruppi in base alla durata delle sessioni di camminata: meno di 5 minuti, da 5 a meno di 10 minuti, da 10 a meno di 15 minuti, e 15 minuti o più. I risultati hanno rivelato che il 42,9% dei partecipanti accumulava la maggior parte dei passi in sessioni brevi, mentre solo l’8% riusciva a camminare per 15 minuti o più in un’unica volta.
I dati raccolti hanno mostrato che il rischio di mortalità per tutte le cause si riduce significativamente con l’aumentare della durata della camminata. Per esempio, il 4,36% dei partecipanti che camminava per sessioni di meno di 5 minuti ha mostrato un rischio di mortalità più alto rispetto all’0,8% di chi completava i propri passi in sessioni di 15 minuti o più. Questo trend è stato osservato anche per le malattie cardiovascolari, con un rischio cumulativo di 13,03% per chi accumulava i passi in sessioni brevi, rispetto al 4,39% per chi camminava più a lungo.
Implicazioni per la salute pubblica
Le scoperte di questo studio hanno importanti implicazioni per la salute pubblica, specialmente per gli individui che conducono uno stile di vita poco attivo. I ricercatori suggeriscono che incoraggiare le persone a camminare di più e a farlo in sessioni più lunghe potrebbe ridurre il rischio di malattie gravi. L’obiettivo è quello di integrare nella routine quotidiana delle camminate più lunghe, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul conteggio dei passi.
La ricerca evidenzia come anche piccole modifiche nel comportamento quotidiano possano portare a significativi miglioramenti nella salute. Gli esperti sottolineano l’importanza di educare le persone sulla qualità dell’attività fisica, piuttosto che sulla quantità. Questo approccio potrebbe risultare particolarmente efficace per chi ha difficoltà a raggiungere il traguardo dei 10.000 passi a causa di limitazioni fisiche o di tempo.
In definitiva, il messaggio chiave di questo studio è chiaro: per migliorare la salute e ridurre i rischi associati a malattie cardiovascolari e mortalità, è fondamentale camminare di più e farlo per periodi più lunghi. Le nuove linee guida potrebbero quindi spostare l’attenzione dal numero di passi al tempo dedicato all’attività fisica, aprendo la strada a una nuova era di consapevolezza riguardo al benessere.

Uno studio recente pubblicato sull’Annals of Internal Medicine il 28 ottobre 2025 mette in discussione l’importanza dei 10.000 passi giornalieri, enfatizzando la durata della camminata. Condotto su 33.560 adulti, il research ha rivelato che la maggior parte accumula passi in sessioni brevi (meno di 5 minuti). I risultati evidenziano che il rischio di mortalità si riduce significativamente con l’aumentare della durata della camminata: solo il 0,8% di chi cammina per almeno 15 minuti presenta un rischio elevato, rispetto al 4,36% di chi cammina per meno di 5 minuti. Le implicazioni per la salute pubblica sono notevoli, suggerendo che incoraggiare camminate più lunghe potrebbe aiutare a ridurre malattie gravi. In sintesi, il focus dovrebbe spostarsi dalla quantità alla qualità dell’attività fisica, promuovendo camminate prolungate per migliorare il benessere e ridurre i rischi cardiovascolari.
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