La convivenza con il proprio corpo è una sfida comune, soprattutto per coloro che soffrono di idrosadenite suppurativa, nota anche come acne inversa. Questa malattia infiammatoria cronica della pelle, che si manifesta attraverso noduli, ascessi e cicatrici, è più grave e debilitante rispetto all’acne tradizionale. Secondo le stime, colpisce circa 60 mila persone nella Regione Lazio, inclusi molti giovani, e spesso viene diagnosticata in ritardo, portando a un significativo impatto sulla vita personale, sociale e lavorativa dei pazienti.
Comprendere l’idrosadenite suppurativa
L’idrosadenite suppurativa è una condizione complessa, influenzata da fattori genetici e aggravata da elementi come fumo, obesità e alimentazione non equilibrata. Fortunatamente, negli ultimi anni sono stati sviluppati farmaci innovativi per il trattamento della malattia. Tra questi, il secukinumab, un anticorpo monoclonale che inibisce l’interleuchina 17A, una citochina chiave nella patogenesi della malattia. Recentemente, il Servizio Sanitario Nazionale ha approvato la rimborsabilità di questo farmaco, introducendolo nel Prontuario Terapeutico della Regione, un passo significativo per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
La professoressa Nevena Skroza, specialista in Dermato-Venereologia presso la Sapienza Università di Roma, spiega che oggi l’idrosadenite suppurativa viene trattata seguendo un algoritmo terapeutico che varia in base alla gravità della malattia. Le opzioni includono antibiotici, farmaci biologici e, in alcuni casi, interventi chirurgici. Negli ultimi otto anni, gli anticorpi anti-TNFalfa sono stati utilizzati con successo, ma l’introduzione dell’anticorpo anti-interleuchina 17A ha ampliato le possibilità terapeutiche.
Importanza della diagnosi precoce
La diagnosi precoce e l’accesso tempestivo a centri specializzati sono cruciali per il trattamento efficace dell’idrosadenite suppurativa. Il dottor Luca Fania, dirigente medico dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) a Roma, sottolinea l’importanza di un approccio personalizzato e multidisciplinare. Presso l’IDI, attivo da quasi dieci anni, un ambulatorio dedicato a questa patologia segue attualmente oltre 1000 pazienti, diventando un punto di riferimento a livello nazionale.
Il dottor Fania evidenzia che il trattamento non si limita a curare la malattia, ma mira a restituire dignità e qualità di vita ai pazienti. È fondamentale adottare un approccio che integri terapie innovative con supporto specialistico e ascolto attivo. La collaborazione con un team multidisciplinare, che comprende nutrizionisti, psicologi e chirurghi, è essenziale per offrire un sostegno concreto a chi vive con questa condizione.
Strategie terapeutiche e supporto multidisciplinare
Il trattamento dell’idrosadenite suppurativa richiede un piano terapeutico che tenga conto non solo della gravità clinica, ma anche dell’impatto sulla qualità della vita dei pazienti. La professoressa Skroza sottolinea che la scelta del trattamento deve essere personalizzata, in modo da affrontare le specifiche esigenze di ogni individuo. L’approccio multidisciplinare è cruciale per garantire un sostegno completo, che aiuti i pazienti a superare l’isolamento e a migliorare le loro prospettive.
La disponibilità di farmaci innovativi rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro questa malattia. Tuttavia, la consapevolezza e l’educazione riguardo l’idrosadenite suppurativa rimangono fondamentali per migliorare la diagnosi e il trattamento. La sinergia tra medici, pazienti e specialisti è essenziale per affrontare le sfide quotidiane e promuovere una vita migliore per chi è colpito da questa patologia.

La convivenza con l’idrosadenite suppurativa, una malattia infiammatoria cronica della pelle, rappresenta una sfida, colpendo circa 60.000 persone nella Regione Lazio, prevalentemente giovani. Questa condizione è più severa dell’acne tradizionale, manifestandosi con noduli e ascessi, e spesso viene diagnosticata in ritardo, influenzando gravemente la vita sociale e lavorativa dei pazienti. I fattori scatenanti includono genetica, obesità e alimentazione. Recentemente, il farmaco secukinumab è stato approvato dal Servizio Sanitario Nazionale, offrendo nuove opportunità di trattamento. La diagnosi precoce e un approccio multidisciplinare, che coinvolga medici, nutrizionisti e psicologi, sono fondamentali per migliorare la qualità della vita. Le strategie terapeutiche devono essere personalizzate, e la collaborazione tra specialisti è essenziale per affrontare questa patologia complessa, restituendo dignità e supporto ai pazienti.
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