Il 5 novembre 2025, durante il 55° Congresso della Società Italiana di Neurologia, la neurologa Cristina Tassorelli, docente presso l’Università degli Studi di Pavia, ha condiviso importanti aggiornamenti sul trattamento dell’emicrania. La dottoressa ha annunciato l’introduzione di sei nuovi farmaci dedicati alla terapia di prevenzione, in grado di ridurre sia la frequenza che l’intensità degli attacchi. Questi nuovi trattamenti si sono dimostrati efficaci e ben tollerati, superando in molti casi le opzioni tradizionali, caratterizzate da un profilo di tollerabilità non sempre ottimale.
Nuove frontiere nella terapia dell’emicrania
La dottoressa Tassorelli ha evidenziato come la disponibilità di questi farmaci innovativi stia cambiando il panorama terapeutico per i pazienti affetti da emicrania. “Abbiamo pazienti che, dopo anni di trattamento, continuano a beneficiare della terapia”, ha dichiarato. L’emicrania è classificata in due categorie principali: episodica, per coloro che sperimentano mal di testa fino a 15 giorni al mese, e cronica, per chi ne soffre più di 15 giorni. La neurologa ha espresso l’ambizioso obiettivo di eliminare completamente i casi di emicrania cronica.
“Ci vorrà tempo”, ha avvertito, “ma la nostra speranza è di identificare i pazienti la cui condizione sta peggiorando in termini di frequenza o intensità, per iniziare un trattamento tempestivo con farmaci in grado di prevenire la progressione verso l’emicrania cronica“. Questo approccio proattivo potrebbe segnare un cambiamento significativo nella gestione della malattia, puntando a una qualità della vita migliore per i pazienti.
Il congresso e l’importanza della ricerca neurologica
Il 55° Congresso della Società Italiana di Neurologia, tenutosi a Pavia, ha rappresentato un’importante piattaforma di discussione per i professionisti del settore. Qui, esperti di neurologia si sono riuniti per condividere le ultime scoperte e i progressi nella ricerca, con un focus particolare sulle innovazioni terapeutiche. La presenza di relatori di spicco, come la dottoressa Tassorelli, ha permesso di approfondire tematiche rilevanti per la comunità scientifica e per i pazienti.
La discussione sulle nuove opzioni terapeutiche per l’emicrania ha suscitato un grande interesse, non solo tra i medici, ma anche tra i pazienti e le associazioni che si occupano di salute. La condivisione di esperienze e risultati clinici ha reso evidente l’importanza di continuare a investire nella ricerca neurologica per migliorare le opzioni di trattamento disponibili.
Verso un futuro senza emicrania cronica
Il messaggio principale emerso dal congresso è la determinazione della comunità neurologica a combattere l’emicrania cronica con strumenti sempre più efficaci. La dottoressa Tassorelli ha sottolineato che, sebbene l’obiettivo di ridurre a zero i casi di emicrania cronica possa sembrare ambizioso, i progressi compiuti nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci offrono una ragione per essere ottimisti. La continua evoluzione della terapia rappresenta una luce di speranza per coloro che soffrono di questa patologia debilitante.
Con il supporto della comunità scientifica e l’impegno dei professionisti del settore, l’aspettativa è quella di migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti e di affrontare con successo una delle forme di mal di testa più comuni e invalidanti.

Il 5 novembre 2025, durante il 55° Congresso della Società Italiana di Neurologia, la neurologa Cristina Tassorelli ha presentato sei nuovi farmaci per la prevenzione dell’emicrania, promettendo di ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi. Questi trattamenti, ben tollerati, offrono alternative più efficaci alle opzioni tradizionali. Tassorelli ha espresso l’obiettivo di eliminare i casi di emicrania cronica, caratterizzata da mal di testa più di 15 giorni al mese, sottolineando l’importanza di un approccio proattivo nel trattamento. Il congresso ha evidenziato l’impegno della comunità neurologica nella ricerca e nelle innovazioni terapeutiche, evidenziando la determinazione a migliorare la qualità della vita dei pazienti e a combattere quest’afflizione debilitante. La collaborazione tra professionisti e ricerca scientifica è cruciale per affrontare questa comune e invalidante condizione.
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