Autore: salutextutti.it

  • Salute: il neurologo Labate annuncia l’inserimento dell’epilessia in Finanziaria

    Salute: il neurologo Labate annuncia l’inserimento dell’epilessia in Finanziaria

    Il 5 novembre 2025, durante il 55° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN), il professor Angelo Labbate dell’Università degli Studi di Palermo ha posto l’accento sull’importanza di dare voce alla vasta popolazione affetta da epilessia farmaco-sensibile. In un contesto in cui i rapporti istituzionali sono stati al centro dell’attenzione negli ultimi due anni, Labbate ha evidenziato che, sebbene siano stati presentati quattro disegni di legge in Parlamento, nessuno ha ancora portato a risultati concreti. Tuttavia, per la prima volta, la SIN e la Lega Italiana contro l’Epilessia (LICE) hanno collaborato in modo sinergico, unendo le loro forze durante le audizioni in Commissione e con i legislatori.

    Progresso nel riconoscimento dell’epilessia

    La presenza della parola “epilessia” nel recente documento finanziario rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento delle problematiche legate a questa condizione. Labbate ha sottolineato che, sebbene l’attenzione si sia concentrata principalmente sulle persone con epilessia farmaco-resistente e sui portatori di disabilità, è fondamentale non trascurare chi vive con forme farmaco-sensibili. Queste persone, pur avendo una vita relativamente normale, affrontano quotidianamente lo stigma e le difficoltà sociali.

    L’approccio delle società scientifiche è chiaro: l’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla realtà di chi vive con epilessia farmaco-sensibile. Questi individui, come ha spiegato il neurologo, si trovano ad affrontare ostacoli significativi nella loro vita quotidiana, inclusi problemi nell’accesso al lavoro, nella creazione di una famiglia e nella socializzazione. La difficoltà di praticare sport è un ulteriore aspetto che contribuisce a una vita sociale limitata.

    Il ruolo delle istituzioni e delle società scientifiche

    Il professor Labbate ha messo in evidenza come il lavoro congiunto tra le istituzioni e le società scientifiche sia cruciale per affrontare le sfide legate all’epilessia. La collaborazione tra la SIN e la LICE rappresenta un esempio di come le organizzazioni possano unirsi per promuovere cambiamenti significativi. La presenza di rappresentanti di queste associazioni nelle audizioni parlamentari ha permesso di portare all’attenzione dei legislatori le esigenze delle persone con epilessia, creando una piattaforma per il dialogo e la proposta di soluzioni concrete.

    Labbate ha ribadito l’importanza di continuare a lavorare per garantire che le necessità delle persone con epilessia farmaco-sensibile siano ascoltate e considerate nelle politiche sanitarie e sociali. La sensibilizzazione e l’educazione sono strumenti fondamentali per combattere lo stigma e promuovere una maggiore inclusione sociale.

    Il convegno ha rappresentato un’opportunità per discutere non solo delle sfide attuali, ma anche delle prospettive future. La comunità scientifica si impegna a lavorare per migliorare la qualità della vita delle persone con epilessia, contribuendo a creare un ambiente più inclusivo e comprensivo.


    Il 5 novembre 2025, durante il 55° Congresso della Società Italiana di Neurologia, il professor Angelo Labbate ha sottolineato l’importanza di dare voce alle persone con epilessia farmaco-sensibile. Nonostante siano stati presentati disegni di legge in Parlamento, non ci sono stati risultati concreti. Tuttavia, per la prima volta, la SIN e la Lega Italiana contro l’Epilessia hanno collaborato, evidenziando la necessità di affrontare le problematiche delle persone con epilessia farmaco-sensibile, spesso trascurate. Queste persone affrontano stigma e difficoltà nell’accesso al lavoro e nella socializzazione. Labbate ha enfatizzato l’importanza della collaborazione tra istituzioni e società scientifiche per sostenere queste persone. Il convegno ha rappresentato un’opportunità di sensibilizzazione, sottolineando la necessità di educare per combattere lo stigma e migliorare l’inclusione sociale. La comunità scientifica si impegna a garantire un ambiente più comprensivo per chi vive con epilessia.

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  • Cancro alla prostata, Girelli (Pd) sottolinea l’importanza di prevenzione e formazione

    Cancro alla prostata, Girelli (Pd) sottolinea l’importanza di prevenzione e formazione

    Il 5 novembre 2025, Gian Antonio Girelli, membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, ha sottolineato l’importanza della diagnosi precoce del tumore alla prostata durante un incontro con i giornalisti. L’evento si è focalizzato sulle “Strategie integrate per la gestione del tumore della prostata metastatico”, evidenziando la necessità di una rete capillare di supporto per i pazienti affetti da questa malattia.

    La necessità di una rete capillare

    Girelli ha affermato che per affrontare efficacemente il tumore alla prostata, è fondamentale non solo diagnosticare precocemente la malattia, ma anche garantire che ci sia una rete di assistenza adeguata sul territorio. Questo sistema deve permettere una presa in carico completa e tempestiva dei pazienti, affinché possano ricevere le cure necessarie senza ritardi. L’onorevole ha messo in evidenza come le istituzioni debbano impegnarsi in campagne di informazione per sensibilizzare la popolazione sull’importanza degli screening, chiarendo che queste procedure non devono essere percepite come un fastidio, ma come un passo cruciale per la salute.

    Un cambio di approccio nella programmazione sanitaria

    Girelli ha anche sottolineato la necessità di un cambiamento significativo nell’approccio alla programmazione sanitaria. Secondo il deputato, è essenziale mettere al primo posto le esigenze dei pazienti rispetto all’organizzazione dell’offerta sanitaria. Ciò richiede una formazione adeguata per il personale sanitario, un coinvolgimento attivo del terzo settore e investimenti mirati. La visione proposta da Girelli implica un’attenzione particolare al benessere dei cittadini, poiché migliorare la qualità e la durata della vita delle persone dovrebbe essere la priorità della politica sanitaria.

    Investimenti per il futuro e sostenibilità

    L’onorevole ha evidenziato che investire nel benessere dei cittadini non solo migliora la loro qualità di vita, ma può anche portare a un risparmio significativo in termini di spese sanitarie future. Girelli ha affermato che un approccio proattivo nella gestione della salute può generare ricadute economiche positive, come la creazione di nuovi posti di lavoro e un impatto benefico sulle famiglie. L’auspicio di Girelli è quello di un futuro in cui la salute delle persone sia una priorità, garantendo al contempo la sostenibilità del sistema sanitario e il rispetto del principio universalistico del diritto alla cura.

    La discussione di oggi rappresenta un passo importante verso un approccio più integrato e umano nella gestione del tumore alla prostata, evidenziando l’urgenza di azioni concrete e coordinate per migliorare la vita dei pazienti e delle loro famiglie.


    On November 5, 2025, Gian Antonio Girelli, a member of the XII Commission on Social Affairs in the Italian Chamber of Deputies, emphasized the importance of early diagnosis of prostate cancer during a press meeting. The event centered on “Integrated Strategies for Managing Metastatic Prostate Cancer,” highlighting the need for a comprehensive support network for affected patients. Girelli noted that effective treatment requires not only early detection but also timely access to care through a robust local assistance system. He called for public awareness campaigns to promote screenings as essential for health. Girelli advocated for a significant shift in healthcare programming to prioritize patient needs, requiring proper training for healthcare staff and targeted investments. He argued that investing in citizens’ well-being can enhance quality of life and yield economic benefits, such as job creation. The discussion marked a crucial step toward a more integrated approach to prostate cancer management, underscoring the urgency for coordinated actions.

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  • Tumori, l’oncologo Procopio propone di estendere la Prostate Cancer Unit in Italia

    Tumori, l’oncologo Procopio propone di estendere la Prostate Cancer Unit in Italia

    Il tumore della prostata rappresenta la neoplasia con la più alta incidenza in Italia, un dato che sottolinea l’urgenza di una gestione della patologia che abbracci ogni aspetto della cura. Durante un incontro con la stampa, tenutosi il 10 gennaio 2025 nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e della Struttura Dipartimentale di Oncologia Medica Genitourinaria presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, ha evidenziato l’importanza di un approccio multidisciplinare.

    Un approccio integrato per la cura del tumore della prostata

    Procopio ha sottolineato come la gestione complessiva della patologia richieda un lavoro di squadra tra specialisti. “La Prostate Cancer Unit rappresenta un modello organizzativo che riunisce oncologi, radioterapisti e urologi, insieme a professionisti di supporto che contribuiscono all’interpretazione diagnostica e alla definizione della strategia terapeutica”, ha dichiarato. Questa sinergia permette di fornire una presa in carico completa e una gestione ottimale per il paziente, assicurando che ogni aspetto della malattia venga affrontato in modo efficace.

    Il modello proposto da Procopio è già presente in diverse realtà italiane, dimostrando la sua funzionalità e l’efficacia nel miglioramento della qualità delle cure. Tuttavia, la sfida resta quella di estendere queste pratiche a livello nazionale, per garantire che tutti i pazienti abbiano accesso a un trattamento di alta qualità, indipendentemente dalla loro posizione geografica.

    Il futuro della gestione del tumore della prostata in Italia

    La necessità di un approccio integrato si fa sempre più evidente, specialmente in un contesto in cui il tumore della prostata continua a rappresentare una delle principali cause di mortalità maschile. Procopio ha affermato che il consolidamento di questi modelli organizzativi è cruciale per affrontare la malattia in modo efficace. “La collaborazione tra specialisti è fondamentale per garantire che ogni paziente riceva le cure più appropriate e tempestive”, ha aggiunto.

    La creazione di unità specializzate per il tumore della prostata non solo migliora la qualità della vita dei pazienti, ma permette anche di ottimizzare le risorse sanitarie, riducendo la frammentazione delle cure e migliorando l’efficacia dei trattamenti. Con l’implementazione di questi modelli su scala nazionale, l’Italia potrebbe diventare un esempio di eccellenza nella gestione delle patologie oncologiche, migliorando significativamente gli esiti per i pazienti affetti da tumore della prostata.


    Il tumore della prostata è la neoplasia più comune in Italia, evidenziando l’urgenza di una gestione completa della malattia. Durante un incontro del 10 gennaio 2025, Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata al Istituto Nazionale Tumori di Milano, ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare nella cura. La Prostate Cancer Unit, che riunisce oncologi, radioterapisti e urologi, è un modello organizzativo che facilita la strategia terapeutica e la gestione dei pazienti. Questo modello, già presente in alcune strutture italiane, deve essere esteso a livello nazionale per garantire un accesso equo alle cure di alta qualità. La collaborazione tra specialisti è fondamentale per migliorare gli esiti clinici, ottimizzare le risorse sanitarie e ridurre la frammentazione delle cure. L’implementazione di unità specializzate potrebbe posizionare l’Italia come esempio di eccellenza nella gestione delle patologie oncologiche.

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  • Ricrescita dentale: un nuovo approccio farmacologico per la rigenerazione

    Ricrescita dentale: un nuovo approccio farmacologico per la rigenerazione

    Un innovativo approccio farmacologico per la rigenerazione dentale ha recentemente avviato la sua Fase 1 di sperimentazione clinica in Giappone. La ricerca, condotta dall’Università di Kyoto, si focalizza su un anticorpo monoclonale noto come TRG035, sviluppato per inibire la proteina USAG-1, che funge da “freno” biologico per i segnali necessari alla formazione di nuovi denti.

    Studi preclinici effettuati su modelli animali, tra cui topi e furetti, hanno dimostrato che neutralizzando la proteina USAG-1, è possibile stimolare la crescita di denti completi. La Fase 1, attualmente in corso, ha l’obiettivo di valutare la sicurezza del farmaco su adulti sani. Se i risultati saranno positivi, la sperimentazione si estenderà a pazienti affetti da agenesia dentale congenita, una condizione caratterizzata dall’assenza di denti. Sebbene l’introduzione sul mercato sia prevista per il 2030, questa terapia potrebbe segnare un significativo cambiamento nel trattamento odontoiatrico, passando dalla sostituzione con impianti alla rigenerazione biologica.

    Rigenerazione dentale: avvio della sperimentazione clinica

    Nel campo della biologia odontoiatrica, si sta assistendo a un progresso significativo che potrebbe, nei prossimi anni, cambiare radicalmente le modalità di trattamento per la perdita dei denti. Recentemente, è stata annunciata l’inizio della sperimentazione clinica di Fase 1 per un farmaco innovativo destinato alla rigenerazione dentale, frutto di ricerche condotte principalmente dall’Università di Kyoto, sotto la direzione del Dr. Katsu Takahashi, e supportato dall’Ospedale Kitano di Osaka.

    A differenza delle terapie cellulari basate su cellule staminali, questo studio si concentra su un approccio farmacologico mirato, utilizzando un anticorpo monoclonale progettato per bloccare l’attività della proteina USAG-1 (Uterine Sensitization Associated Gene-1).

    Il contesto clinico: oltre le soluzioni protesiche

    Attualmente, il trattamento standard per l’edentulia parziale o totale, che può derivare da cause congenite, traumi o malattie come la parodontite avanzata, si basa principalmente su soluzioni protesiche, in particolare su impianti osteointegrati. Nonostante l’implantologia moderna offra risultati funzionali ed estetici notevoli, rimane una terapia sostitutiva piuttosto che rigenerativa.

    La sfida più complessa è rappresentata dall’agenesia dentale congenita, nota anche come anodonzia o oligodonzia, che influisce profondamente sulla funzione masticatoria e sulla qualità della vita dei giovani pazienti. In questo scenario, la ricerca di una soluzione biologica e rigenerativa diventa di primaria importanza.

    Il meccanismo d’azione: il target USAG-1

    La ricerca che ha condotto all’attuale trial clinico è stata pubblicata nel febbraio 2021 sulla rivista Science Advances. Lo studio, guidato dal Dr. Katsu Takahashi, ha identificato la proteina USAG-1 come un potente antagonista endogeno dell’odontogenesi.

    Il meccanismo d’azione è intrigante e si basa sull’interazione di USAG-1 con due vie di segnalazione fondamentali per lo sviluppo dentale:

    1. Segnalazione BMP (Bone Morphogenetic Protein): essenziale per l’induzione della lamina dentale e la successiva morfogenesi del germe dentale.
    2. Segnalazione Wnt: cruciale per la determinazione del numero e della posizione dei denti.

    La proteina USAG-1 si lega a BMP e Wnt, inibendo la loro attività biologica. I ricercatori hanno osservato che topi geneticamente modificati privi del gene USAG-1 sviluppavano denti soprannumerari, suggerendo che l’inibizione di questa proteina potrebbe “sbloccare” un potenziale rigenerativo latente.

    Il farmaco in fase di sperimentazione, sviluppato dalla start-up universitaria Toregem BioPharma, è un anticorpo monoclonale umanizzato progettato per neutralizzare selettivamente USAG-1. L’idea è che, rimuovendo questo freno biologico, i segnali possano riattivare i processi di sviluppo dei germi dentali di “terza generazione”, che si ritiene rimangano inattivi nell’osso alveolare dopo la dentizione permanente.

    I dati preclinici

    La validazione preclinica dell’anticorpo monoclonale anti-USAG-1 ha mostrato risultati molto promettenti. In uno studio su modelli murini con agenesia dentale congenita, una singola somministrazione sistemica dell’anticorpo ha indotto la formazione e l’eruzione di un nuovo dente, completo di corona, radice, smalto, dentina e tessuto pulpare, indistinguibile da un dente naturale.

    Poiché i topi sono polifiodonti (hanno una sola dentizione), la sperimentazione è stata ampliata ai furetti, scelti strategicamente in quanto difiodonti, come gli esseri umani, con una formula dentale simile. Anche in questo caso, la terapia anti-USAG-1 ha portato con successo alla rigenerazione di un dente mancante.

    Lo studio clinico di fase 1

    Sulla base di questi solidi risultati preclinici, l’Ospedale Universitario di Kyoto ha avviato la Fase 1 della sperimentazione sull’uomo nella tarda primavera/estate del 2024. Come prassi per gli studi first-in-human, l’obiettivo principale di questa fase non è l’efficacia, ma la sicurezza e tollerabilità del farmaco TRG035, somministrato per via endovenosa. Il trial coinvolgerà un numero limitato di adulti sani maschi, ai quali manca almeno un dente posteriore, per monitorare eventuali effetti collaterali.

    Se il profilo di sicurezza sarà confermato, la Fase 2 si concentrerà sulla popolazione target: pazienti pediatrici di età compresa tra 2 e 7 anni affetti da anodonzia o oligodonzia.

    Prospettive future

    Pur considerando il 2030 come una data ottimistica per l’ingresso sul mercato, il percorso normativo rimane lungo e complesso. Tuttavia, l’impatto potenziale di questa ricerca è innegabile. Se la terapia anti-USAG-1 si dimostrerà sicura ed efficace, potrebbe rappresentare un vero e proprio paradigma di rigenerazione d’organo in odontoiatria.

    Inizialmente destinata a casi congeniti rari, la terapia potrebbe in futuro essere studiata anche per l’edentulia acquisita, come traumi o parodontite, aprendo a scenari che fino ad oggi appartenevano esclusivamente alla biologia teorica. La comunità scientifica segue con grande interesse e cautela questo progresso.


    Un innovativo approccio per la rigenerazione dentale ha avviato la Fase 1 della sperimentazione clinica in Giappone. La ricerca, condotta dall’Università di Kyoto, si basa su un anticorpo monoclonale denominato TRG035, progettato per inibire la proteina USAG-1, che frena la formazione di nuovi denti. Studi preclinici su modelli animali hanno mostrato che neutralizzando USAG-1 si stimola la crescita di denti completi. La Fase 1, attualmente in corso, mira a valutare la sicurezza del farmaco in adulti sani, prima di passare a pazienti con agenesia dentale congenita. Se i risultati saranno positivi, la terapia potrebbe essere disponibile entro il 2030, rappresentando un cambiamento significativo nella pratica odontoiatrica, passando da soluzioni protesiche a una rigenerazione biologica. In particolare, l’approccio mira a sbloccare potenziali rigenerativi latenti tessuti all’interno dell’osso alveolare.

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  • Cancro alla prostata metastatico: esperti propongono una gestione multidisciplinare

    Cancro alla prostata metastatico: esperti propongono una gestione multidisciplinare

    Il report presentato oggi a Roma, nella Sala Stampa di Palazzo Montecitorio, offre una nuova visione per affrontare le disomogeneità nella gestione del tumore della prostata. Durante l’incontro intitolato “Oltre la frammentazione: strategie integrate per la gestione del tumore della prostata metastatico”, il documento intitolato “Tumore della prostata metastatico: nuovi approcci nella gestione multidisciplinare del paziente” è stato condiviso con il supporto dell’onorevole Gian Antonio Girelli, membro della XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, e con il contributo non condizionante di Pfizer.

    Il report, frutto della collaborazione tra clinici, economisti, farmacisti e rappresentanti dei pazienti, evidenzia come il tumore della prostata rappresenti una delle principali sfide per il Servizio sanitario nazionale. Nel 2024, si prevede che le nuove diagnosi di questa patologia raggiungano circa 40.192 casi. Attualmente, in Italia, circa 485mila uomini convivono con una diagnosi di tumore della prostata. Secondo le proiezioni dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), il numero delle nuove diagnosi di carcinomi prostatici è destinato ad aumentare dell’1% annuo fino al 2040. Nel 2022, si sono registrati 8.200 decessi a causa di questa malattia, mentre la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si attesta al 91%. Negli ultimi dieci anni, il carcinoma prostatico è diventato il tumore più frequente tra la popolazione maschile nei Paesi occidentali, grazie all’implementazione di screening precoci come il dosaggio del PSA e l’ecografia prostatica.

    Necessità di un approccio omogeneo

    L’onorevole Girelli ha sottolineato l’urgenza di sviluppare un quadro nazionale più coerente, con standard assistenziali definiti e tempi certi per diagnosi e accesso alle terapie innovative. Secondo Girelli, è fondamentale rafforzare le reti oncologiche e urologiche regionali, investire in screening e diagnostica precoce, e sostenere i centri territoriali attraverso l’uso della telemedicina e percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) condivisi. Solo attraverso un monitoraggio efficace degli esiti e risorse adeguate sarà possibile ridurre le disuguaglianze e garantire cure di qualità per tutti i pazienti affetti da tumore alla prostata.

    Un esempio di buona pratica menzionato nel report è il programma di screening prostatico attivato in Lombardia in collaborazione con Europa Uomo Italia. Questo programma rappresenta il primo tentativo di screening organizzato per il tumore prostatico in Italia, inserito all’interno di un modello di presa in carico multidisciplinare. La Prostate Cancer Unit, un team integrato, assicura percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati, in linea con le linee guida nazionali e internazionali che enfatizzano l’importanza di un approccio olistico.

    Un modello multidisciplinare per una cura efficace

    Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano, ha evidenziato l’importanza di un approccio multidisciplinare nella gestione del paziente affetto da carcinoma prostatico. È essenziale considerare il paziente da diverse angolazioni, non limitandosi al solo aspetto terapeutico, ma affrontando anche le complessità legate alla sua condizione. Un team composto da oncologi, radiologi, psicologi e altri specialisti è cruciale per garantire una continuità assistenziale lungo tutto il percorso di cura.

    Per realizzare un approccio realmente multidisciplinare, è necessaria l’implementazione di una Prostate Cancer Unit, che consenta di strutturare in modo sistematico la gestione della malattia. Gli esperti suggeriscono la creazione di una rete nazionale di Prostate Cancer Unit, organizzate secondo un modello “Hub & Spoke” e supportate da un Pdta nazionale certificato. Ciò potrebbe facilitare la raccolta di dati e il monitoraggio degli esiti clinici, ottimizzando l’uso delle risorse sanitarie e garantendo l’accesso a trattamenti all’avanguardia.

    Il ruolo attivo dei pazienti e delle associazioni

    Claudio Talmelli, presidente di Europa Uomo Italia, ha sottolineato l’importanza per i pazienti di essere seguiti in un’unità prostatica multidisciplinare. Questo approccio garantisce un percorso organizzato che accompagna l’individuo dalla diagnosi alla riabilitazione, con un team di esperti che offre il piano terapeutico più adeguato. È fondamentale coinvolgere il paziente nel proprio percorso di cura, fornendo strumenti di informazione e supporto decisionale.

    Il report presenta anche azioni concrete per sviluppare un modello nazionale di presa in carico del paziente. Tra queste, l’estensione del modello delle Breast Cancer Unit alla salute maschile, la creazione di percorsi assistenziali dedicati al tumore della prostata, e l’istituzione di una rete nazionale di Prostate Cancer Unit riconosciuta dal ministero della Salute. Ogni unità deve rispettare requisiti minimi condivisi, garantendo un accesso uniforme ai servizi sanitari e promuovendo buone pratiche locali per un’assistenza di qualità. La formazione continua degli operatori sanitari e campagne informative rivolte alla popolazione maschile sono essenziali per aumentare la consapevolezza e migliorare l’accesso ai percorsi di cura.


    A Roma, è stato presentato un report che propone una gestione integrata per il tumore della prostata metastatico, evidenziando la necessità di affrontare le disomogeneità nel trattamento. Il documento, supportato dall’onorevole Gian Antonio Girelli e Pfizer, sottolinea come il tumore prostatico costituisca una sfida significativa per il Servizio sanitario nazionale, con previsioni di 40.192 nuove diagnosi nel 2024. Girelli ha richiesto standard assisitenti chiari e un rafforzamento delle reti oncologiche. Si evidenzia l’importanza di un modello multidisciplinare che coinvolga oncologi e specialisti, attraverso una rete di Prostate Cancer Unit. Claudio Talmelli ha sottolineato l’importanza del supporto ai pazienti in questo sistema. Il report suggerisce anche analogie con le Breast Cancer Unit e propone campagne informative per aumentare la consapevolezza e migliorare l’accesso alle cure. L’obiettivo è garantire cure di alta qualità a tutti i pazienti.

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  • Vitiligine Week: l’importanza della terapia della luce nel trattamento

    Vitiligine Week: l’importanza della terapia della luce nel trattamento

    Il dermatologo Andrea Paro Vidolin, esperto del Centro di fotodermatologia e cura della vitiligine dell’ospedale Israelitico di Roma, ha recentemente discusso l’importanza della fototerapia nel trattamento della vitiligine. Durante la Vitiligine Week, in corso fino all’8 novembre 2025, viene offerta la possibilità di consulenze mediche gratuite in oltre 35 strutture specializzate in tutta Italia. Questa settimana è dedicata alla sensibilizzazione sulla malattia e alla riduzione dello stigma associato ad essa.

    Il farmaco ruxolitinib e la fototerapia

    L’introduzione del primo farmaco specifico per la vitiligine, il ruxolitinib, ha rappresentato un cambiamento significativo nel trattamento di questa malattia cutanea, che provoca la perdita di pigmento in diverse aree del corpo, tra cui viso, mani e piedi. Questo medicinale topico, da applicare due volte al giorno, non sostituisce la fototerapia, ma ne potenzia l’efficacia, riducendo i tempi di trattamento e gli effetti collaterali. Andrea Paro Vidolin sottolinea che, combinando il ruxolitinib con la fototerapia, i pazienti possono ottenere risultati migliori e più rapidi, con un recupero del pigmento cutaneo che può avvenire in tre mesi anziché in un anno.

    Il ruxolitinib agisce come un immunosoppressore, contrastando l’auto-attacco ai melanociti, le cellule responsabili della produzione di melanina. È importante, secondo il dermatologo, stabilire un piano di terapia di mantenimento per evitare l’uso prolungato del farmaco, e la fototerapia continua a giocare un ruolo cruciale in questo processo.

    La fototerapia come pilastro del trattamento

    Nonostante l’arrivo di trattamenti farmacologici mirati, la fototerapia rimane un elemento fondamentale nella lotta contro la vitiligine. Questa terapia stimola i melanociti inattivi e aiuta a ripristinare il colore della pelle. Paro Vidolin evidenzia che la fototerapia UVB a banda stretta e il laser a eccimeri sono strumenti essenziali per affrontare la malattia, sia nelle forme estese che in quelle localizzate. L’ospedale Israelitico di Roma si distingue per la sua offerta completa, attirando pazienti anche da regioni lontane come Puglia e Calabria, che si sottopongono ai trattamenti regolarmente.

    La Settimana della vitiligine e la nascita di un’associazione

    La Settimana della vitiligine è promossa dalla Sidemast, la Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse, con il patrocinio dell’associazione pazienti Apiafco. L’obiettivo principale è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vitiligine, evidenziando che si tratta di una malattia seria e non solo di un problema estetico. Paro Vidolin sottolinea l’importanza di informare correttamente e combattere i pregiudizi associati a questa condizione.

    In questo contesto, è in fase di creazione un’associazione di pazienti con vitiligine, fondata da chi vive con questa malattia. L’associazione avrà come missione principale quella di supportare i pazienti e combattere stigma e falsi miti, come l’erronea convinzione che la vitiligine sia contagiosa. Questo gruppo avrà anche il compito di fare lobbying per ridurre i costi e migliorare l’accesso ai trattamenti di fototerapia, assicurando che le esigenze dei pazienti siano ascoltate e rappresentate.


    Il dermatologo Andrea Paro Vidolin, esperto dell’ospedale Israelitico di Roma, ha sottolineato l’importanza della fototerapia nel trattamento della vitiligine durante la Vitiligine Week, che si svolge fino all’8 novembre 2025, offrendo consulenze gratuite in oltre 35 strutture italiane. Il ruxolitinib, il primo farmaco specifico per la vitiligine, rappresenta un significativo progresso, potenziando l’efficacia della fototerapia e accelerando il recupero del pigmento cutaneo. Sebbene il ruxolitinib agisca come immunosoppressore per proteggere i melanociti, la fototerapia resta cruciale nel trattamento, stimolando i melanociti inattivi. La settimana mira a sensibilizzare sull’importanza della vitiligine come malattia seria e a combattere i pregiudizi. È in fase di creazione un’associazione di pazienti con vitiligine, che supporterà i malati e lavorerà per migliorare l’accesso alle terapie, riducendo così il stigma e i falsi miti associati alla condizione.

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  • Esonero ECM: indicazioni per l’accesso ai corsi universitari di formazione

    Esonero ECM: indicazioni per l’accesso ai corsi universitari di formazione

    Il 4 novembre 2025, si svolgerà a Roma un importante corso ECM intitolato “Violenza di genere: dalla percezione dei segnali alla presa in carico”. Questo evento formativo è dedicato a professionisti della salute e mira a fornire strumenti e conoscenze per riconoscere e affrontare situazioni di violenza di genere. Il corso si propone di sensibilizzare i partecipanti sulla gravità del fenomeno e sulle modalità di intervento più efficaci.

    Gestione del paziente con ferite difficili

    Il 24 ottobre 2025, un altro corso ECM si terrà a Roma, focalizzandosi sulla “Gestione del paziente con ferite difficili: luci ed ombre”. Questo evento, previsto per il 29 novembre, offrirà un’opportunità agli operatori sanitari di approfondire le tecniche di trattamento e gestione delle ferite complesse, un tema di crescente rilevanza nel campo della medicina. I relatori esperti condivideranno esperienze pratiche e casi studio, permettendo ai partecipanti di apprendere approcci innovativi per affrontare queste sfide cliniche.

    Intelligenza artificiale nella medicina

    Il 14 ottobre 2025, il corso ECM “Il ruolo crescente dell’IA nella diagnosi, nella previsione della prognosi e nella gestione dei pazienti: la medicina umanitaria, l’Europa e i Paesi con minori risorse” si propone di esplorare l’impatto dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario. Questo evento mira a fornire una visione approfondita delle applicazioni dell’IA nella pratica clinica, analizzando come queste tecnologie possano migliorare i risultati per i pazienti, soprattutto in contesti con risorse limitate.

    Salute orale e ortodonzia infantile

    Il 13 ottobre 2025, si svolgerà un corso ECM dedicato alla “Salute orale e trattamento ortodontico del bambino: un approccio integrato per una cura completa”. Questo evento sarà fondamentale per i professionisti che lavorano con i più giovani, poiché affronterà l’importanza di un approccio multidisciplinare nella cura della salute dentale infantile. I partecipanti apprenderanno come integrare le pratiche ortodontiche con altre forme di trattamento per garantire una salute orale ottimale.

    Esonero obbligo ECM per specializzandi

    Il 1° ottobre 2025, è stato pubblicato un comunicato riguardante gli esoneri dall’obbligo formativo ECM per i medici in specializzazione. Questo chiarimento è fondamentale per gli iscritti che desiderano comprendere le modalità e i requisiti per richiedere l’esonero, garantendo così un adeguato percorso formativo durante il periodo di specializzazione.

    Implanto-protesi multimodale

    Il 1° agosto 2025, avrà luogo un corso ECM intitolato “Implanto-protesi multimodale di scuola italiana: diagnosi, pianificazione e tecniche di realizzazione”. Questo evento si concentrerà sulle tecniche avanzate di implantologia e protesi, fornendo ai partecipanti le competenze necessarie per affrontare casi complessi e migliorare le pratiche cliniche quotidiane.

    Innovazioni tecnologiche in ambito sanitario

    Il 24 luglio 2025, si terrà a Roma un corso ECM dal titolo “Dalla ricerca multidisciplinare alla clinica pratica: innovazioni tecnologiche e novità scientifiche in ambito sanitario”. Questo evento si propone di collegare la ricerca scientifica con l’applicazione pratica, offrendo ai professionisti del settore salute l’opportunità di aggiornarsi sulle ultime scoperte e tecnologie.

    Patologie del pavimento pelvico

    Il 15 luglio 2025, si svolgerà il corso ECM “Patologie del pavimento pelvico e della parete addominale femminile”. Questo evento formativo affronterà le problematiche legate a queste patologie, fornendo ai partecipanti informazioni utili per la diagnosi e il trattamento, con un focus particolare sulla salute femminile.

    Cannabis terapeutica e ricreativa

    Il 11 luglio 2025, si terrà un corso ECM dal titolo “Cannabis: dall’uso terapeutico all’uso ricreativo”. Questo incontro si concentrerà sull’evoluzione dell’uso della cannabis nel contesto medico e sociale, analizzando le implicazioni terapeutiche e le normative attuali.

    Ipertensione arteriosa secondaria

    Il 9 luglio 2025, il corso ECM “L’ipertensione arteriosa secondaria: elementi clinici, fisiopatologici e terapeutici” offrirà ai partecipanti una panoramica approfondita sulla gestione di questa condizione. L’evento si propone di fornire strumenti pratici e teorici per migliorare la diagnosi e il trattamento dell’ipertensione secondaria, contribuendo a una migliore salute cardiovascolare.


    Il 4 novembre 2025, si terrà a Roma un corso ECM sulla violenza di genere, mirato a formare professionisti della salute nel riconoscere e intervenire in queste situazioni. Altri eventi includono il corso sulla gestione di ferite difficili il 24 ottobre, che fornirà tecniche d’approccio innovative. Il 14 ottobre, un incontro esplorerà il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nella medicina, focalizzandosi su impatti in contesti con risorse limitate. Il 13 ottobre si discuterà dell’importanza di un approccio integrato per la salute orale e ortodontica infantile. Inoltre, ci saranno corsi su tematiche come le patologie del pavimento pelvico, l’uso della cannabis, l’ipertensione arteriosa secondaria e sui recenti sviluppi in implantologia. Infine, un chiarimento riguardante l’esonero ECM per medici in specializzazione sarà pubblicato il 1° ottobre 2025, facilitando il loro percorso formativo.

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  • Uomini e tabù sulla prostata: “preferiamo rimanere bloccati nel traffico”

    Uomini e tabù sulla prostata: “preferiamo rimanere bloccati nel traffico”

    Nel novembre 2025, un recente sondaggio condotto da Orlando Health ha rivelato un paradosso sorprendente riguardo alla salute maschile: oltre un terzo degli uomini preferirebbe affrontare situazioni sgradevoli, come assistere alla sconfitta della propria squadra del cuore o rimanere bloccati nel traffico, piuttosto che discutere dei problemi legati alla salute della prostata. Questa indagine si inserisce nel contesto della campagna “Movember“, un’iniziativa dedicata alla sensibilizzazione sui tumori maschili, che incoraggia gli uomini a prendersi cura della propria salute.

    Il sondaggio e i risultati

    Dal 5 al 14 settembre 2025, Orlando Health ha intervistato 1.010 uomini statunitensi di almeno 18 anni, scoprendo che il 38% di loro preferirebbe evitare di parlare di eventuali problemi prostatici, optando per situazioni di stress come perdere una partita importante della propria squadra. Questo atteggiamento evidenzia un forte livello di rifiuto nell’affrontare questioni di salute, che può portare a ritardi nella diagnosi e nel trattamento di condizioni come l’ipertrofia prostatica.

    Il sondaggio è stato effettuato in un periodo cruciale, coincidente con il mese di novembre, dedicato alla sensibilizzazione sulla salute maschile. Le risposte degli uomini coinvolti nel sondaggio mettono in luce una riluttanza diffusa a discutere di argomenti delicati legati alla salute, con conseguenze potenzialmente gravi per il benessere degli individui.

    I sintomi da non sottovalutare

    I sintomi dell’ipertrofia prostatica includono frequenza urinaria, urgenza e difficoltà a urinare, specialmente se ci si sveglia più di due volte a notte. Questi sintomi possono influenzare significativamente la qualità della vita, ma molti uomini si mostrano riluttanti a parlarne con il proprio medico. Jay Amin, urologo di Orlando Health, spiega che la prostata, una ghiandola che circonda l’uretra, tende a ingrossarsi con l’età, influenzata da fattori genetici e ormoni.

    L’ingrossamento della prostata è più comune di quanto si possa pensare: circa il 60% degli uomini sopra i 60 anni ne è colpito, con una percentuale che raggiunge l’80% entro gli 80 anni. Molti uomini tentano di alleviare i sintomi attraverso farmaci o terapie mini-invasive, ma spesso il sollievo è temporaneo.

    Le opzioni di trattamento disponibili

    Oggi esistono procedure mininvasive che non richiedono incisioni esterne e comportano un dolore minimo, con un’efficacia elevata. Solo circa l’1% dei pazienti ha bisogno di un trattamento ripetuto, anche dopo 20 anni. La maggior parte dei pazienti può riprendere attività leggere già dopo una settimana e tornare alla normale attività fisica entro tre settimane.

    Per incoraggiare gli uomini a superare la loro diffidenza, gli esperti propongono testimonianze di chi ha affrontato con successo questi problemi. Chris Golden, un runner di maratone di 50 anni, racconta la sua esperienza in un video. Ha notato un peggioramento della salute urinaria che interferiva con le sue passioni e la sua vita quotidiana. Dopo essersi sottoposto a un intervento di Holmium Laser Enucleation of Prostate (Holep), Chris ha recuperato rapidamente e ora vive senza l’urgenza di dover correre in bagno.

    La sua storia sottolinea l’importanza di riferire i sintomi al medico, poiché affrontare il problema può portare a un notevole miglioramento della qualità della vita.


    Nel novembre 2025, un sondaggio di Orlando Health ha rivelato che oltre un terzo degli uomini preferirebbe affrontare situazioni stressanti, come rimanere bloccati nel traffico, piuttosto che discutere della salute della prostata. Questo studio, condotto su 1.010 uomini americani, evidenzia una diffusa riluttanza a parlare di problematiche di salute, aggravando potenziali ritardi nella diagnosi di condizioni come l’ipertrofia prostatica, che colpisce fino all’80% degli uomini over 80. I sintomi includono difficoltà urinarie che incidono sulla qualità della vita. Per incoraggiare la discussione, gli esperti suggeriscono storie di chi ha affrontato questi problemi. Chris Golden, un maratoneta di 50 anni, ha condiviso la sua esperienza positiva dopo un intervento chirurgico, evidenziando l’importanza di riferire i sintomi al medico per migliorare significativamente il benessere personale.

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  • Tumori in crescita nel Lazio: necessaria una maggiore prevenzione e diagnosi precoce

    Tumori in crescita nel Lazio: necessaria una maggiore prevenzione e diagnosi precoce

    Nel Lazio, l’emergenza oncologica si fa sempre più pressante. Secondo il Registro Tumori regionale, nel 2025 sono stati registrati oltre 32.000 nuovi casi di tumore e più di 46.000 ricoveri ospedalieri legati a patologie oncologiche. Questi dati evidenziano non solo l’aumento della diffusione del cancro, ma anche la necessità urgente di potenziare le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e continuità assistenziale per i pazienti colpiti.

    Il tavolo clinico-istituzionale a Roma

    Il 15 marzo 2025, Roma ha ospitato un importante incontro tra esperti e rappresentanti delle istituzioni, intitolato “Oncologia nel Lazio. Diagnosi precoce, innovazione terapeutica e sostenibilità: migliorare gli outcome di cura”. L’evento, organizzato da DiCo Sanità, ha avuto come obiettivo principale quello di discutere e sviluppare strategie per affrontare l’impatto del cancro sulla salute pubblica. Durante il confronto, sono stati analizzati temi cruciali come l’innovazione terapeutica, la sostenibilità dei trattamenti e l’importanza di una diagnosi tempestiva.

    Strategie per migliorare gli outcome di cura

    Un aspetto chiave emerso dal dibattito è la necessità di rafforzare le strategie di prevenzione. Gli esperti hanno sottolineato l’importanza di campagne informative per sensibilizzare la popolazione sui fattori di rischio legati al cancro e sull’importanza di controlli regolari. Inoltre, è stato evidenziato il ruolo fondamentale della diagnosi precoce, che può significativamente migliorare le possibilità di successo delle terapie.

    La continuità assistenziale è un altro tema cruciale. I professionisti del settore hanno discusso come garantire un supporto costante ai pazienti oncologici, dalla diagnosi fino al trattamento e oltre. Questo approccio integrato è fondamentale per migliorare la qualità della vita dei pazienti e per ottimizzare i risultati delle cure.

    Innovazione terapeutica e sostenibilità

    L’innovazione terapeutica rappresenta un altro pilastro centrale del confronto. I partecipanti hanno esplorato le ultime scoperte nel campo della ricerca oncologica, con un focus sulle nuove terapie e sui trattamenti personalizzati. La sostenibilità è stata identificata come un obiettivo imprescindibile, non solo in termini di accessibilità ai farmaci, ma anche per garantire che i sistemi sanitari possano gestire l’aumento della domanda di cure oncologiche.

    In sintesi, l’incontro ha messo in luce la necessità di un approccio multidisciplinare e coordinato per affrontare le sfide legate al cancro nel Lazio, con l’intento di migliorare gli outcome di cura per i pazienti e di ridurre l’impatto del cancro sulla salute pubblica.


    In Lazio, the oncological emergency is escalating, with over 32,000 new cancer cases and more than 46,000 hospitalizations reported in 2025. This situation has highlighted the urgent need for enhanced prevention, early diagnosis, and ongoing support for cancer patients. On March 15, 2025, a significant meeting titled “Oncologia nel Lazio” was held in Rome, focusing on early diagnosis, therapeutic innovation, and sustainability to improve care outcomes. Addressing key themes, experts emphasized the importance of public awareness campaigns about cancer risks and the necessity of regular check-ups. They also stressed the value of early diagnosis in boosting treatment success. Continual support for patients throughout their journey was identified as crucial to enhancing their quality of life. Additionally, the discussion underscored the need for therapeutic innovation and sustainable healthcare systems to meet the growing demand for cancer care. A coordinated, multidisciplinary approach is vital to address these challenges effectively.

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  • “Astensione elettorale: uno studio evidenzia un aumento del rischio di morte”

    “Astensione elettorale: uno studio evidenzia un aumento del rischio di morte”

    La recente ricerca condotta in **Finlandia** ha portato alla luce una sorprendente associazione tra il comportamento di **voto** e il rischio di **mortalità**. Gli autori dello studio, pubblicato nel **2025**, avvertono che i risultati non dimostrano un rapporto di causa-effetto, ma evidenziano una correlazione significativa. Con le **elezioni regionali** in **Italia** all’orizzonte, i risultati di questa indagine pongono interrogativi sul ruolo del voto nella salute dei cittadini.

    I dati dello studio

    Nel dettaglio, il focus della ricerca si concentra sugli **astensionisti**. I dati raccolti indicano che non votare è associato a un aumento del 73% del rischio di morte per qualsiasi causa tra gli uomini e del 63% tra le donne. Questo suggerisce che la partecipazione elettorale potrebbe essere un importante determinante sociale della salute, simile all’**istruzione** e potenzialmente più influente.

    Studi precedenti avevano già suggerito che gli **elettori** tendono a godere di una salute migliore rispetto ai **non elettori**, ma non era chiaro se la partecipazione al voto potesse fungere da indicatore del rischio di morte futura. Per approfondire, i ricercatori hanno analizzato i dati degli elettori finlandesi di età pari o superiore a **30 anni**, prendendo in considerazione le **elezioni parlamentari** del **1999**.

    Affluenza alle urne e salute

    L’affluenza alle urne tra gli elettori di questa fascia d’età si è attestata al **71,5%** per gli uomini e al **72,5%** per le donne. Lo studio ha coinvolto un campione di **3.185.572** persone, monitorate dal **21 marzo 1999** fino alla morte o al termine del **2020**. Durante questo periodo, sono decedute **1.053.483** persone, con **95.350** morti attribuibili a cause esterne, come **incidenti** e **violenza**. L’associazione tra il non voto e un aumento del rischio di morte è risultata particolarmente forte.

    Dopo aver considerato il livello di **istruzione**, il rischio di morte associato al non voto è sceso al **64%** per gli uomini e al **59%** per le donne. La differenza di rischio tra elettori e non elettori era più pronunciata rispetto a quella tra individui con un’istruzione di base e quelli con un’istruzione terziaria. Inoltre, il rischio era doppio tra coloro che non votavano rispetto a chi esercitava il diritto di voto, con una differenza ancora più marcata tra gli uomini sotto i **50 anni**.

    Il legame tra voto e mortalità

    I ricercatori sottolineano che si tratta di uno studio **osservazionale** e ribadiscono che non è possibile stabilire un nesso causale. Tra i limiti del lavoro, c’è la possibilità che alcune persone abbiano voluto votare ma non siano state in grado di farlo, o che abbiano scelto di non partecipare. Tuttavia, la forte associazione tra voto e mortalità suggerisce che il voto potrebbe avere un’importanza significativa per la salute, superando persino l’impatto dell’istruzione.

    Il voto, come forma di partecipazione civica, è visto come un **capitale sociale** che può influenzare positivamente la salute. Gli studiosi affermano che problemi di salute possono ostacolare la partecipazione, riducendo le risorse e la motivazione al voto. Le informazioni sul voto potrebbero quindi rivelarsi utili in ambito clinico, fungendo da indicatore di un possibile declino della salute.

    Questa ricerca solleva interrogativi sulla **rappresentanza politica** e sul concetto di **libertà**, suggerendo che la salute e la partecipazione siano strettamente interconnesse. La celebre frase di **Giorgio Gaber**, “libertà è partecipazione”, assume oggi una nuova dimensione, evidenziando l’importanza del voto non solo come diritto civico, ma anche come elemento cruciale per il benessere individuale e collettivo.


    Una recente ricerca condotta in Finlandia ha evidenziato una significativa correlazione tra comportamento di voto e rischio di mortalità. Pubblicato nel 2025, lo studio dimostra che non votare aumenta il rischio di morte del 73% negli uomini e del 63% nelle donne, suggerendo che la partecipazione elettorale può essere un determinante sociale della salute. Utilizzando dati su 3.185.572 elettori dalle elezioni parlamentari del 1999 fino al 2020, la ricerca ha rilevato che l’affluenza alle urne si aggira attorno al 71,5% per gli uomini e 72,5% per le donne. Anche se non stabilisce un nesso causale, il forte legame tra astensione e mortalità pone interrogativi sulla rappresentanza politica e la salute. Gli studiosi indicano che il voto, considerato capitale sociale, può influenzare positivamente il benessere individuale e collettivo, riflettendo sul concetto di libertà come partecipazione attiva.

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