Autore: salutextutti.it

  • Cancro alla prostata: la terapia con radioligandi rallenta la progressione della malattia

    Cancro alla prostata: la terapia con radioligandi rallenta la progressione della malattia

    Durante il congresso Esmo 2025, che si svolge a Berlino, Novartis ha presentato importanti risultati dello studio di fase 3 PSMAddition, riguardanti la terapia con Lutetium [177Lu] vipivotide tetraxetan. Questo studio ha evidenziato come la combinazione della terapia con radioligandi e il trattamento standard, che include un inibitore della via del recettore degli androgeni e la terapia di deprivazione androgenica, possa migliorare significativamente la sopravvivenza libera da progressione radiografica (rPfs) nei pazienti affetti da carcinoma prostatico ormono-sensibile metastatico (mHspc) positivo all’antigene di membrana specifico della prostata (Psma).

    Dettagli dello studio PSMAddition

    I dati presentati indicano che la terapia con radioligando ha ridotto il rischio di progressione della malattia o morte del 28% rispetto al solo trattamento standard. I risultati preliminari mostrano anche una tendenza positiva nella sopravvivenza globale (Os) per i pazienti che hanno ricevuto la terapia combinata. Il follow-up del trial continuerà fino alla maturazione dei dati, ma già si evidenzia un profilo di sicurezza e tollerabilità della terapia con radioligandi che è coerente con quanto osservato negli studi precedenti, come PSMAfore e Vision.

    Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e dell’Oncologia medica genitourinaria presso la Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano, ha commentato i risultati affermando che la combinazione della terapia con radioligandi e la terapia ormonale standard offre ai pazienti un tempo maggiore senza progressione della malattia. Questo rappresenta una svolta significativa nella gestione clinica del carcinoma prostatico metastatico, portando nuove speranze a un numero crescente di pazienti.

    Innovazione e produzione in Italia

    La terapia con radioligandi è il frutto di anni di ricerca e sviluppo, con una forte componente Made in Italy. Paola Coco, Chief Scientific Officer & Medical Affairs Head di Novartis Italia, ha sottolineato che il sito di Ivrea è uno dei pochi al mondo in grado di produrre e distribuire questi radiofarmaci su scala internazionale. Questo innovativo trattamento rappresenta una significativa evoluzione nell’oncologia di precisione, offrendo ai pazienti con tumori avanzati, come il carcinoma prostatico, un approccio mirato e personalizzato.

    Attualmente, in Italia, la terapia con radioligandi è accessibile a tutti i pazienti adulti affetti da carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCrpc) progressivo e positivo all’antigene di membrana della prostata, che hanno già ricevuto trattamenti precedenti. I nuovi dati presentati rafforzano ulteriormente il valore di questa terapia, già dimostrato nel contesto attuale, permettendo di guardare al futuro con maggiore ottimismo.

    Impatto globale e statistiche

    Lo studio PSMAddition rappresenta il terzo trial di fase 3 positivo per questa nuova terapia. Dopo il significativo beneficio dimostrato nello studio PSMAfore, che ha portato all’approvazione da parte della FDA negli Stati Uniti per il mCRPC pre-taxano nel marzo 2025, i nuovi risultati offrono ulteriori evidenze scientifiche sul potenziale della terapia con radioligandi nel migliorare gli esiti clinici in stadi più precoci del carcinoma prostatico metastatico. Novartis prevede di presentare questi dati alle autorità regolatorie statunitensi entro la fine dell’anno.

    Ogni anno, circa 172.000 uomini ricevono una diagnosi di mHspc in paesi come Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. La maggior parte di questi pazienti evolve verso mCrpc tipicamente entro 20 mesi, una fase associata a esiti clinici significativamente peggiori, come un aumento del carico assistenziale e una qualità di vita ridotta. Oltre l’80% dei pazienti con carcinoma prostatico presenta elevati livelli del biomarker Psma, rendendolo un obiettivo terapeutico promettente. Attualmente, lo studio continua con un totale di 1.144 pazienti con mHspc coinvolti in 20 paesi.


    Durante il congresso Esmo 2025 a Berlino, Novartis ha presentato i risultati dello studio di fase 3 PSMAddition, che esamina la terapia con Lutetium [177Lu] vipivotide tetraxetan. I risultati mostrano che la combinazione di radioligandi e trattamento standard migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione radiografica nei pazienti con carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile positivo a PSMA, riducendo il rischio di progressione del 28%. Inoltre, si osserva una trend positiva nella sopravvivenza globale. La terapia, di origine italiana, è disponibile per i pazienti con carcinoma prostatico metastatico e ha dimostrato un profilo di sicurezza positivo. Lo studio rappresenta il terzo trial positivo per questa terapia, aggiungendo evidenze per migliorare gli esiti clinici nei tumori prostatici precocemente metastatici, con dati attesi per le autorità USA entro fine anno. In Europa, annualmente, circa 172.000 uomini ricevono diagnosi di mHspc.

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  • Vitiligine Week: consulenze gratuite per adolescenti dal 3 all’8 novembre

    Vitiligine Week: consulenze gratuite per adolescenti dal 3 all’8 novembre

    Dal 3 all’8 novembre 2025, il Lazio ospiterà la Vitiligine Week, un evento dedicato alla sensibilizzazione e alla consulenza medica gratuita per le persone affette da questa patologia. La manifestazione, organizzata dalla Sidemast (Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse), in collaborazione con l’Apiafco (Associazione psoriasici italiani amici della Fondazione Corazza) e con il supporto di Sintesi Education e Incyte, mira a fornire assistenza e informazioni a chi vive con la vitiligine, una malattia cronica autoimmune che colpisce circa 31.500 persone nella regione, di cui il 17% ha meno di 20 anni.

    Dettagli dell’evento e modalità di partecipazione

    Durante la Vitiligine Week, sarà possibile ricevere consulenze specialistiche gratuite presso sette centri dermatologici distribuiti nel Lazio. Le strutture coinvolte includono a Roma l’Irccs Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, l’Idi-Irccs Istituto dermopatico dell’Immacolata, l’Irccs Istituto dermatologico San Gallicano, l’ospedale Israelitico sede Isola Tiberina, la Sapienza Policlinico Umberto I e il Policlinico Tor Vergata. A Terracina, l’ospedale A. Fiorini – Polo Pontino Sapienza parteciperà attivamente all’iniziativa. Le prenotazioni possono essere effettuate chiamando il numero verde gratuito 800226466, attivo dal lunedì al sabato, con orari specifici dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, escludendo i giorni festivi.

    Quest’anno, per la prima volta, le consulenze saranno accessibili anche agli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni, che dovranno essere accompagnati da un genitore o da un tutore. Questo ampliamento della fascia d’età è un passo significativo per affrontare le esigenze di una popolazione giovanile che può sentirsi particolarmente vulnerabile a causa della malattia.

    La vitiligine e il suo impatto sulla vita quotidiana

    La vitiligine è spesso misconosciuta e considerata solo un problema estetico, mentre gli esperti sottolineano che si tratta di una malattia autoimmune seria. Giovanni Pellacani, presidente della Sidemast, spiega che il sistema immunitario attacca erroneamente i melanociti, le cellule che producono melanina, portando alla comparsa di macchie bianche sulla pelle. Oltre all’impatto visivo, la vitiligine può essere associata a disturbi come disfunzioni della tiroide, diabete mellito e alopecia areata. Per questo motivo, è cruciale che i pazienti consultino specialisti in dermatologia per ricevere una diagnosi accurata e indicazioni su come gestire la condizione.

    Valeria Corazza, presidente di Apiafco, evidenzia che la disinformazione è uno dei principali fattori che alimentano lo stigma associato alla vitiligine. La Vitiligine Week è concepita per fornire un’opportunità di dialogo tra pazienti e medici, creando un ambiente in cui le persone possano esprimere le loro preoccupazioni e ricevere informazioni utili per affrontare la malattia. Una recente indagine ha rivelato che molti pazienti percepiscono la vitiligine come una “gabbia”, un peso difficile da portare. L’incontro con esperti può contribuire a un approccio più consapevole e informato alla gestione della malattia.

    Il supporto delle istituzioni e delle aziende

    Incyte Italia, un’azienda impegnata nella ricerca e nell’innovazione, rinnova il proprio sostegno a questa iniziativa, convinta dell’importanza di creare opportunità di supporto per chi vive con la vitiligine. Nicola Bencini, vicepresidente e General Manager di Incyte Italia, sottolinea il successo della prima edizione della Vitiligine Week e l’impegno dell’azienda nel promuovere la consapevolezza della malattia.

    Inoltre, lo scorso giugno, Incyte ha lanciato la campagna “Vitiligine: è tempo di essere liberi. Oltre i falsi miti, verso nuove possibilità”, in collaborazione con Apiafco, per favorire l’empowerment delle persone affette da vitiligine e combattere le false credenze che circondano questa condizione. L’iniziativa rappresenta un passo importante per migliorare la qualità della vita di chi vive con la vitiligine, offrendo supporto e informazioni per affrontare le sfide quotidiane legate alla malattia.


    Dal 3 all’8 novembre 2025, il Lazio ospiterà la Vitiligine Week, un evento ideato per sensibilizzare e fornire consulenza gratuita a persone affette da vitiligine, una malattia autoimmune che colpisce circa 31.500 persone nella regione. Organizzato dalla Sidemast e dall’Apiafco, con il supporto di Sintesi Education e Incyte, l’evento offre consulenze specialistiche in sette centri dermatologici. Per la prima volta, le consulenze saranno disponibili anche per adolescenti tra i 12 e i 17 anni, accompagnati da un adulto. La vitiligine è spesso sottovalutata e considerata solo un problema estetico, ma può avere effetti seri sulla salute e sul benessere psicologico. L’iniziativa mira a ridurre lo stigma e promuovere la conoscenza, grazie anche alla campagna di Incyte “Vitiligine: è tempo di essere liberi”, che combatte i falsi miti e sostiene l’empowerment dei pazienti.

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  • Aumento dei casi di cancro tra giovani e anziani: il legame con l’obesità secondo uno studio

    Aumento dei casi di cancro tra giovani e anziani: il legame con l’obesità secondo uno studio

    L’analisi condotta su un campione di 42 Paesi ha rivelato un aumento preoccupante dell’incidenza del cancro tra i giovani e gli anziani, correlato in modo significativo all’obesità. Questo studio, pubblicato il 21 ottobre 2025 su ‘Annals of Internal Medicine’, ha esaminato i trend internazionali riguardanti 13 tipi di neoplasie, evidenziando come l’aumento dei tassi di incidenza non riguardi solo i soggetti più giovani, ma anche le fasce di età più avanzate.

    Dettagli dello studio e metodologia

    I ricercatori dell’Institute of Cancer Research e dell’Imperial College di Londra hanno analizzato i dati relativi all’incidenza del cancro raccolti dal 2003 al 2017, utilizzando il database Globocan dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). Lo studio ha preso in considerazione 13 tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro del colon-retto, dello stomaco, del seno, della prostata, dell’endometrio, della cistifellea, del rene, del fegato, dell’esofago, della bocca, del pancreas e della tiroide. La classificazione del cancro nei giovani adulti è stata definita come diagnosi tra i 20 e i 49 anni, mentre per gli adulti più anziani si è considerata la diagnosi a partire dai 50 anni. I risultati hanno mostrato un incremento dei tassi di incidenza in oltre il 75% dei Paesi esaminati per i tumori della tiroide, del seno, del colon-retto, del rene, dell’endometrio e della leucemia.

    Aumento dell’incidenza e correlazione con l’obesità

    I dati raccolti indicano che, a eccezione del cancro del colon-retto, i tassi di incidenza per i vari tipi di neoplasie sono aumentati anche tra gli adulti più anziani. Per il cancro del colon-retto, le tendenze di crescita tra i giovani adulti sono risultate superiori rispetto a quelle rilevate nella popolazione anziana nel 69% dei Paesi analizzati. In contrasto, per i tumori del fegato, del cavo orale, dell’esofago e dello stomaco, è stata registrata una diminuzione dei tassi di incidenza tra i giovani adulti in oltre il 50% dei Paesi studiati. Gli autori dello studio hanno sottolineato che le variazioni nell’esposizione a fattori di rischio per il cancro sono probabilmente comuni a tutte le fasce d’età e non specifiche dei giovani. I tipi di cancro in aumento tra le fasce di età più giovani e più anziane sono stati principalmente associati all’obesità, con il cancro dell’endometrio e del rene che mostrano la correlazione più forte.

    Prospettive per la ricerca futura

    L’analisi suggerisce che, mentre i tassi di cancro continuano a crescere, è fondamentale considerare le implicazioni di concentrare la ricerca su questi tumori esclusivamente nei giovani. Gli esperti avvertono che le nuove linee guida per la salute pubblica dovrebbero tenere conto di queste tendenze e orientare le priorità della ricerca verso una comprensione più completa delle cause e delle conseguenze dell’aumento dell’incidenza del cancro. La crescente incidenza di tumori legati all’obesità richiede una risposta mirata e informata da parte delle istituzioni sanitarie per affrontare questa sfida globale.


    Un’analisi su 42 Paesi ha mostrato un aumento allarmante dell’incidenza del cancro tra giovani e anziani, legato all’obesità. Pubblicato il 21 ottobre 2025 su “Annals of Internal Medicine”, lo studio ha esaminato 13 tipi di neoplasie, evidenziando tendenze in crescita non solo tra i giovani, ma anche tra le persone più anziane. Condotto dall’Institute of Cancer Research e dall’Imperial College di Londra, lo studio ha utilizzato dati dal 2003 al 2017, rivelando un incremento in oltre il 75% dei Paesi per tumori come quelli della tiroide, del seno e del colon-retto. I tassi di incidenza per quasi tutti i tipi di cancro, escluso il colon-retto, sono aumentati negli anziani. Gli autori avvertono che le nuove linee guida sanitarie devono considerare queste tendenze e le implicazioni legate all’obesità, necessitando un approccio mirato nella ricerca e nelle politiche sanitarie.

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  • Occhio bionico per la cecità senile: l’84% dei pazienti riacquista la vista con microchip e occhiali intelligenti

    Occhio bionico per la cecità senile: l’84% dei pazienti riacquista la vista con microchip e occhiali intelligenti

    Un innovativo dispositivo hi-tech è stato testato su pazienti di età superiore ai 60 anni in cinque Paesi europei, compresa l’Italia. Questo strumento, sviluppato da esperti di Stanford Medicine, è stato denominato ‘Prima’ e rappresenta un significativo passo avanti nella lotta contro la cecità causata dalla degenerazione maculare secca legata all’età. Il dispositivo è composto da un piccolo chip senza fili, di dimensioni 2 millimetri per 2, che viene impiantato nella parte posteriore dell’occhio. Un paio di occhiali smart, dotati di una microcamera, cattura immagini e le proietta in tempo reale sul chip attraverso la luce infrarossa. Il chip, a sua volta, converte queste immagini in stimolazioni elettriche, sostituendo i fotorecettori naturali danneggiati dalla malattia.

    Studio clinico e risultati

    Il dispositivo Prima è stato oggetto di uno studio clinico che ha coinvolto 38 pazienti over 60, condotto in 17 ospedali di cinque Paesi europei, tra cui l’Italia. I risultati, pubblicati nel New England Journal of Medicine, hanno mostrato che l’84% dei partecipanti è riuscito a leggere lettere, numeri e parole, ripristinando così la vista in occhi precedentemente compromessi dalla patologia progressiva e incurabile nota come atrofia geografica, una forma avanzata di degenerazione maculare senile. Questa malattia colpisce oltre 5 milioni di persone a livello globale, rappresentando la causa principale di cecità irreversibile tra gli anziani.

    Ricerca e sviluppo del dispositivo

    Lo studio multicentrico è stato co-diretto da José-Alain Sahel, direttore dell’Upmc (University of Pittsburgh Medical Center) Vision Institute, insieme a Daniel Palanker della Stanford University e Frank Holz dell’università di Bonn. Il dispositivo Prima è il risultato di anni di ricerca, prototipi e sperimentazioni, culminando in un piccolo studio preliminare sull’uomo. I pazienti coinvolti nello studio sono riusciti a leggere in media cinque righe di una tabella visiva, mentre prima dell’intervento alcuni di loro non erano in grado nemmeno di vedere la tabella. Tra i 32 partecipanti che hanno completato un follow-up di 12 mesi, l’81% ha ottenuto miglioramenti clinicamente rilevanti nell’acuità visiva, e il 84% ha riferito di utilizzare la protesi visiva per leggere a casa.

    Innovazione e impatto

    Daniel Palanker, coautore senior dello studio, ha lavorato a questo tipo di dispositivo per vent’anni, riconoscendo l’importanza di sfruttare la trasparenza dell’occhio per trasmettere informazioni attraverso la luce. “Il dispositivo che avevamo immaginato nel 2005 ora funziona bene sui pazienti”, ha affermato. Per la prima volta, un tentativo di ripristino della vista ha prodotto risultati simili su un numero così elevato di pazienti, come ha confermato Sahel, sottolineando l’innovazione apportata dalla protesi.

    Funzionamento del dispositivo ‘Prima’

    Circa un mese dopo l’impianto, il chip viene attivato una volta che l’occhio si è stabilizzato. La videocamera negli occhiali proietta l’immagine visiva direttamente sul chip, attivando così il dispositivo. Gli algoritmi di intelligenza artificiale elaborano queste informazioni tramite un computer portatile, convertendo i dati in segnali elettrici che viaggiano attraverso le cellule retiniche fino al cervello, dove vengono interpretati come visione.

    Riabilitazione e esperienza dei pazienti

    I pazienti utilizzano gli occhiali per mettere a fuoco e ingrandire l’oggetto principale nell’immagine proiettata. Ogni partecipante segue un programma di riabilitazione intensiva della durata di diversi mesi per apprendere come interpretare questi segnali e riprendere a leggere. Mahi Muqit, professore associato all’Ucl (University College London) Institute of Ophthalmology e consulente senior al Moorfields Eye Hospital, ha dichiarato che questa innovazione segna una nuova era nella storia della visione artificiale, poiché i pazienti non vedenti possono ottenere un significativo ripristino della visione centrale.

    Procedura di impianto e sviluppo futuro

    La procedura di impianto prevede una vitrectomia, durante la quale il chirurgo rimuove il corpo vitreo dell’occhio e inserisce il microchip sotto la retina del paziente. Il trial, denominato ‘PRIMAvera’, si è svolto anche in Francia, Germania, Olanda e Regno Unito. L’Upmc è stato il primo centro negli Stati Uniti a impiantare il dispositivo nel 2020, sotto la direzione del professore associato Joseph Martel. Sulla base dei risultati ottenuti, il produttore del dispositivo, Science Corporation, ha presentato domanda di autorizzazione all’uso clinico sia in Europa che negli Stati Uniti.

    Sheila Irvine, una delle pazienti coinvolte nello studio, ha condiviso la sua esperienza: “Volevo partecipare per aiutare le generazioni future. Prima dell’impianto, era come avere due dischi neri negli occhi. Ero un’avida lettrice e desideravo tornare a esserlo. È stato emozionante iniziare a leggere di nuovo. Non è semplice, ma più mi impegno, più riesco a imparare”.


    Un nuovo dispositivo hi-tech, chiamato ‘Prima’, è stato testato su pazienti over 60 in cinque Paesi europei, inclusa l’Italia, per combattere la cecità causata dalla degenerazione maculare secca legata all’età. Questo dispositivo, sviluppato da Stanford Medicine, prevede un microchip impiantato nell’occhio che, tramite occhiali smart dotati di microcamera, cattura immagini e le invia al chip per trasformarle in stimolazioni elettriche. In uno studio clinico su 38 pazienti, l’84% ha riportato un miglioramento nella capacità di leggere. Dopo un mese dall’impianto, i pazienti hanno seguito un programma di riabilitazione per apprendere a interpretare i segnali visivi. Grazie a questa innovazione, molti pazienti, precedentemente non vedenti, hanno recuperato la vista centrale, segnando una svolta nella visione artificiale. Il dispositivo potrebbe presto ricevere approvazione clinica in Europa e negli Stati Uniti.

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  • Approvazione delle graduatorie per la copertura delle carenze in pediatria di libera scelta

    Approvazione delle graduatorie per la copertura delle carenze in pediatria di libera scelta

    Determinazione numero g13441

    È stata diffusa sul BURL numero 87 del 21 ottobre 2025 la Determinazione numero G13441, datata 17 ottobre, che riguarda l’approvazione delle graduatorie per l’assegnazione delle zone carenti di pediatria libera scelta. Questo provvedimento si inserisce nel contesto della Determinazione numero G09891, emessa il 29 luglio 2025 e pubblicata sul BURL numero 63 del 31 luglio 2025. È importante notare che tale documento era stato oggetto di rettifica con la Determinazione numero G12362, pubblicata il 30 settembre 2025 sul BURL numero 80.

    Dettagli aggiuntivi

    Per maggiori dettagli, si allegano sia la Determinazione che la graduatoria pertinente a questa comunicazione.


    La Determinazione numero G13441, pubblicata sul BURL n. 87 del 21 ottobre 2025, approva le graduatorie per l’assegnazione delle zone carenti di pediatria libera scelta. Questo provvedimento segue la Determinazione G09891, datata 29 luglio 2025, anch’essa pubblicata sul BURL, che era stata rettificata dalla Determinazione G12362 il 30 settembre 2025. La conclusione di questi passaggi normativi è cruciale per garantire un’adeguata distribuzione dei servizi pediatrici nelle zone carenti. Per ulteriori informazioni, sono disponibili sia il testo della Determinazione che la graduatoria pertinente a questa comunicazione.

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  • La biologa e nutrizionista Arianna Corbu condivide il suo viaggio professionale nella ricerca

    La biologa e nutrizionista Arianna Corbu condivide il suo viaggio professionale nella ricerca

    L’intervista con Arianna Corbu, biologa e nutrizionista, segna l’inizio di una nuova iniziativa di eBookECM.it, dedicata a far conoscere gli autori dei propri eBook accreditati ECM. Questo progetto mira a mettere in luce le esperienze di professionisti, formatori e ricercatori che, con il loro lavoro, contribuiscono a diffondere conoscenze aggiornate nel settore sanitario. L’obiettivo è fornire ai lettori l’opportunità di approfondire e confrontarsi con le figure che animano la formazione continua in medicina.

    Arianna Corbu, con un solido background scientifico e un percorso che unisce ricerca biomedica e pratica clinica, inaugura questa serie di interviste. Dopo aver dedicato anni allo studio di patologie complesse, come i tumori e le malattie neuromuscolari, ha deciso di concentrare la propria attività sulla nutrizione, vista come strumento di prevenzione e benessere. Durante il colloquio, la dottoressa Corbu condivide il suo percorso professionale, la sua visione della nutrizione basata su evidenze scientifiche e l’importanza della comunicazione nella pratica sanitaria.

    Il percorso professionale di Arianna Corbu tra ricerca e nutrizione

    La carriera di Arianna Corbu ha avuto inizio con un forte interesse per la ricerca scientifica, coltivato subito dopo il conseguimento della laurea in Biologia e dell’abilitazione alla professione di biologa. Ha lavorato su progetti focalizzati su patologie complesse, tra cui tumori e malattie neuromuscolari. Successivamente, ha ottenuto un Dottorato di Ricerca in Scienze Morfologiche, che le ha fornito un metodo di lavoro rigoroso e un approccio basato sull’evidenza scientifica. Dopo il dottorato, ha vinto un concorso pubblico come tecnico di laboratorio nella diagnostica delle malattie neuromuscolari, esperienza che ha consolidato il suo legame con l’attività clinica.

    Con il passare del tempo, l’attenzione di Corbu si è spostata verso la nutrizione e il suo ruolo nella prevenzione e promozione della salute. Questo interesse l’ha portata a specializzarsi in nutrizione, che oggi rappresenta il fulcro della sua attività professionale. La dottoressa Corbu ha compreso, attraverso la sua esperienza di ricerca, quanto l’alimentazione possa influenzare in modo significativo la prevenzione e il trattamento di diverse patologie. Questo ha spinto Corbu a iscriversi al Master in Alimentazione presso l’Università di Bologna, consolidando ulteriormente il suo interesse per questo campo.

    Formazione e approccio alla nutrizione

    Nei corsi che propone, Arianna Corbu si propone di promuovere un approccio alla nutrizione basato sulle evidenze scientifiche più aggiornate, che integri competenze provenienti da diverse discipline. Il suo obiettivo è fornire strumenti pratici ai professionisti, affinché possano garantire un supporto efficace e sicuro ai pazienti. In un contesto in cui le informazioni alimentari possono risultare distorte o semplificate, la dottoressa sottolinea l’importanza di riconoscere e contrastare ciò che definisce “gossip alimentare“, ovvero teorie non verificate e convinzioni prive di fondamento scientifico che possono compromettere la salute.

    Corbu evidenzia che solo un metodo rigoroso, fondato su dati certi e studi validati, consente di personalizzare gli interventi nutrizionali. La dottoressa sottolinea che uno dei principali problemi che i professionisti sanitari dovranno affrontare nei prossimi anni è la gestione critica dell’enorme quantità di informazioni disponibili, spesso non affidabili. Sarà fondamentale saper selezionare, interpretare e applicare correttamente le nuove conoscenze, mantenendo un aggiornamento costante.

    Prospettive future nella nutrizione

    Guardando al futuro, Arianna Corbu prevede che nei prossimi 5-10 anni la nutrizione sarà sempre più integrata con la genetica e la medicina personalizzata, diventando un elemento centrale sia nella prevenzione che nella terapia. La tecnologia avrà un ruolo crescente, non solo attraverso app e dispositivi di monitoraggio, ma anche grazie all’intelligenza artificiale, che potrà supportare l’analisi dei dati nutrizionali e personalizzare i piani alimentari. Tuttavia, il ruolo del nutrizionista rimarrà insostituibile, poiché solo il professionista è in grado di interpretare i dati e costruire un percorso nutrizionale efficace e umano.

    Per i giovani professionisti che iniziano la loro carriera, Corbu consiglia di non smettere mai di formarsi e di mantenere viva la curiosità. È importante individuare un ambito di specializzazione e sviluppare competenze solide, senza trascurare la comunicazione chiara e scientificamente corretta, che è fondamentale nel lavoro sanitario. La dottoressa ricorda anche un episodio significativo della sua carriera, in cui ha seguito un bambino che, grazie al supporto della famiglia e a un piano nutrizionale personalizzato, ha raggiunto importanti risultati in termini di salute e benessere.

    Passioni e ispirazioni di Arianna Corbu

    Al di fuori della sua attività professionale, Arianna Corbu coltiva diverse passioni, tra cui la lettura, la cucina e il pilates. Ama sperimentare nuove ricette salutari e considera le passeggiate all’aria aperta come un modo per rigenerare corpo e mente. Viaggiare è un’altra sua grande passione, che le consente di ampliare la propria prospettiva e nutrire la curiosità.

    Un libro che ha colpito profondamente Corbu è “Se niente importa” di Jonathan Safran Foer, in cui l’autore esplora il legame tra alimentazione, etica e sostenibilità. La dottoressa ritiene che le scelte alimentari non influenzino solo la salute individuale, ma abbiano ripercussioni sull’ambiente e sull’equilibrio sociale. Infine, il suo messaggio ai lettori è quello di considerare la nutrizione come una risorsa fondamentale per la salute, invitando i professionisti sanitari a contribuire al miglioramento della qualità della vita delle persone attraverso una formazione continua e aggiornata.


    L’intervista con Arianna Corbu, biologa e nutrizionista, inaugura una nuova iniziativa di eBookECM.it per presentare autori di eBook accreditati. Il progetto mira a mettere in evidenza i professionisti che contribuiscono alla formazione continua in medicina. Corbu, con un background in ricerca biomedica e una specializzazione in nutrizione, condivide la sua visione basata sull’evidenza scientifica, enfatizzando l’importanza della comunicazione nella pratica sanitaria. Ha iniziato la sua carriera studiando patologie complesse, per poi concentrarsi sulla nutrizione come strumento di prevenzione. Oggi promuove un approccio rigoroso alla nutrizione, contrastando le informazioni distorte. Prevedendo un futuro in cui nutrizione e genetica saranno sempre più integrate, Corbu sottolinea l’importanza della formazione continua per i giovani professionisti. Al di fuori del lavoro, ama leggere, cucinare e viaggiare, e considera le scelte alimentari cruciali per la salute individuale e l’ambiente.

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