Autore: salutextutti.it

  • Turchia e Albania: le nuove destinazioni low cost e le complicazioni comuni

    Turchia e Albania: le nuove destinazioni low cost e le complicazioni comuni

    Il crescente fenomeno della chirurgia plastica all’estero, in particolare in Turchia, sta attirando sempre più l’attenzione degli italiani. Secondo il chirurgo plastico Giuseppe Giudice, referente del Registro delle complicanze da interventi di chirurgia estetica all’estero della Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica), il numero di pazienti che si rivolgono a cliniche estere continua a crescere, portando con sé un aumento delle complicanze.

    La crescente attrattiva della chirurgia plastica in Turchia

    Nel 2025, i motori di ricerca offrono una vasta gamma di informazioni per chi desidera sottoporsi a interventi di chirurgia plastica all’estero. Le opzioni sono molteplici, dai costi competitivi rispetto ad altri Paesi, alla sicurezza delle procedure, fino ai pacchetti viaggio che includono le migliori cliniche di Istanbul. Giudice sottolinea che la Turchia è diventata la meta principale per questi interventi, seguita dall’Albania. Tuttavia, l’aumento di pazienti ha portato a un incremento delle complicanze, un fenomeno che non può essere ignorato.

    Rischi e complicanze associate agli interventi all’estero

    Il registro istituito dalla Sicpre ha l’obiettivo di monitorare le complicanze legate agli interventi di chirurgia estetica effettuati all’estero. Giudice evidenzia che il fenomeno delle complicanze è in crescita, con interventi come mastoplastiche, rinoplastiche e lipoaspirazioni che risultano tra i più comuni. La sensibilizzazione dei pazienti sui rischi è fondamentale; un video realizzato dalla Sicpre mette in guardia che un intervento di chirurgia estetica non deve essere considerato come una semplice vacanza. I pazienti possono trovarsi ad affrontare difficoltà nel post-operatorio, con controlli assenti e assenza di assistenza in caso di complicazioni.

    Testimonianze e casi di complicanze gravi

    Le complicanze possono variare da episodi minori a situazioni più gravi. Giudice riporta che recenti casi di cronaca, come quello dell’imprenditrice Milena Mancini, deceduta dopo un intervento a Istanbul, evidenziano i rischi associati a queste procedure. Tra le complicanze più frequenti ci sono necrosi cutanee e infezioni gravi, come la sepsi, che possono richiedere interventi correttivi complessi.

    Impatto sul sistema sanitario italiano

    Le complicanze derivanti da interventi effettuati all’estero rappresentano un onere per il sistema sanitario nazionale. Giudice spiega che molti pazienti, una volta tornati in Italia, si rivolgono agli ospedali per risolvere problemi sorti dopo le operazioni, generando un aumento della pressione sulle strutture sanitarie locali. Questo comporta non solo costi aggiuntivi, ma anche un sovraccarico di lavoro per i medici italiani, costretti a gestire situazioni che potrebbero essere evitate con un’adeguata assistenza post-operatoria.

    La scelta consapevole del paziente

    Il chirurgo conclude che la scelta del paziente è cruciale. La tentazione di risparmiare può portare a decisioni affrettate e rischiose. È essenziale che i pazienti considerino attentamente le strutture e i professionisti a cui si rivolgono, evitando di farsi attrarre solo da prezzi stracciati. La sicurezza e la qualità dell’assistenza devono essere prioritarie nella decisione di sottoporsi a interventi estetici, sia in Italia che all’estero.


    La chirurgia plastica all’estero, soprattutto in Turchia, sta guadagnando popolarità tra gli italiani. Il chirurgo Giuseppe Giudice, esperto nel settore, avverte che l’aumento delle operazioni porta anche a un incremento delle complicanze, come necrosi cutanee e infezioni gravi. La Turchia è diventata la destinazione principale per interventi, grazie ai costi competitivi e pacchetti viaggio vantaggiosi. Tuttavia, molte persone tornano in Italia con problemi post-operatori, aumentando il carico sul nostro sistema sanitario. È fondamentale che i pazienti siano informati sui rischi e non si lascino attrarre solo dai prezzi bassi. Giudice sottolinea l’importanza di una scelta consapevole, valorizzando la sicurezza e la qualità dell’assistenza, per evitare situazioni rischiose e complicazioni postoperative.

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  • A Roma, il FrecciaRosa offre oltre 400 servizi tra vaccini e screening

    A Roma, il FrecciaRosa offre oltre 400 servizi tra vaccini e screening

    La campagna di sensibilizzazione sulla **prevenzione**, promossa dal **Gruppo Fs** e dalla **Fondazione IncontraDonna**, ha recentemente fatto tappa allo scalo **San Lorenzo** a **Roma**. Questo evento, che si è svolto nel mese di **ottobre 2025**, ha visto oltre **400 prestazioni erogate**, dimostrando l’impegno della comunità nella lotta contro il **tumore al seno** e nella **vaccinazione** contro l’**Hpv**.

    Dettagli dell’iniziativa a Roma

    L’incontro romano ha avuto luogo negli spazi di **Fs Logistix**, in collaborazione con la **Asl Roma 1** e la **Sapienza Università di Roma**. Durante la giornata, operatori e volontari hanno offerto una serie di **servizi sanitari**, tra cui **mammografie**, **vaccinazioni** contro l’**Hpv**, **Pap** e **Hpv test**, oltre al ritiro dei **kit per lo screening** del **colon-retto** e **vaccinazioni antinfluenzali**. È stato anche distribuito il “**vademecum della salute**”, redatto in collaborazione con il **Ministero della Salute**, per fornire informazioni complete e certificate ai cittadini.

    Sabrina De Filippis, amministratore delegato di **Fs Logistix**, ha sottolineato l’importanza di queste iniziative, affermando che l’attenzione verso le persone è un principio fondamentale dell’operato quotidiano della società. De Filippis ha espresso orgoglio per il secondo anno consecutivo di ospitare un evento di tale rilevanza, che celebra il **quindicesimo anniversario** della campagna **FrecciaRosa**. La partecipazione di numerosi giovani è stata interpretata come un segnale positivo dell’impatto e del valore condiviso di questa iniziativa.

    La responsabilità sociale nella prevenzione

    Adriana Bonifacino, fondatrice della **Fondazione IncontraDonna**, ha evidenziato come la **prevenzione** dei **tumori** sia una responsabilità sociale collettiva. Intervenire sui **fattori di rischio**, come una **dieta scorretta**, **sedentarietà**, **fumo** e **abuso di alcol**, può ridurre l’incidenza delle **neoplasie** fino al **40%**. Bonifacino ha richiamato l’attenzione sugli **obiettivi europei**, che prevedono che entro il **2030** il **90%** delle persone appartenenti alle categorie idonee partecipi ai **programmi di screening** di **sanità pubblica**. In **Italia**, tuttavia, ci sono ancora sfide significative da affrontare, come la disomogeneità nell’organizzazione dei programmi di screening e l’insufficiente adesione alla campagna di **vaccinazione Hpv**.

    La riproposizione di eventi sul territorio, come **presidi mobili** e momenti di ascolto, è vista come un modo per avvicinare le persone alla **prevenzione**. Bonifacino ha sottolineato che la **cultura della prevenzione** deve essere diffusa, e che l’iniziativa **FrecciaRosa** ricorda l’importanza di investire in **informazione** e **sensibilizzazione**.

    Collaborazione tra istituzioni per la salute pubblica

    Antonella Polimeni, rettrice della **Sapienza Università di Roma**, ha confermato l’impegno dell’ateneo nella campagna **FrecciaRosa**, sottolineando che la **prevenzione** è una scelta culturale e civile. Polimeni ha evidenziato la sinergia tra **istituzioni**, che traduce la **cultura scientifica** in azioni concrete a beneficio della comunità. La collaborazione con il **Gruppo Fs**, la **Fondazione IncontraDonna** e la **Asl Roma 1** rappresenta un esempio di come le istituzioni possano lavorare insieme per migliorare la qualità della vita delle persone.

    Giuseppe Quintavalle, direttore generale della **Asl Roma 1**, ha ribadito l’importanza di portare la **prevenzione** nei luoghi di vita delle persone. La **Asl Roma 1** ha utilizzato un **truck attrezzato** per eseguire esami e vaccinazioni, contribuendo alla campagna di sensibilizzazione sulla **diagnosi precoce** e sull’**immunizzazione** contro virus come l’**Hpv**, con l’obiettivo di eradicare il **tumore alla cervice uterina**.

    Il futuro della campagna FrecciaRosa

    L’iniziativa **FrecciaRosa**, patrocinata dal **Ministero della Salute** e da altre istituzioni, proseguirà per tutto il mese di **ottobre 2025**. **Medici specialisti** e volontari saranno presenti a bordo di **treni Freccia**, **Intercity** e **Regionali**, offrendo consulenze e visite gratuite. Questo progetto, che ha ricevuto il patrocinio del **Ministero della Salute** e della **Presidenza del Consiglio dei Ministri**, ha ottenuto anche la **Medaglia del Presidente della Repubblica** per il terzo anno consecutivo, sottolineando l’importanza e il riconoscimento di questa iniziativa nella promozione della **salute pubblica**.


    La campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione, promossa dal Gruppo Fs e dalla Fondazione IncontraDonna, ha avuto luogo a Roma nel ottobre 2025, registrando oltre 400 prestazioni. L’evento, svolto presso Fs Logistix con la collaborazione di Asl Roma 1 e Sapienza Università di Roma, ha offerto servizi sanitari tra cui mammografie, vaccinazioni contro l’Hpv e screening per il colon-retto. Sabrina De Filippis ha enfatizzato l’importanza sociale della prevenzione, mentre Adriana Bonifacino ha sottolineato come intervenire sui fattori di rischio possa ridurre l’incidenza dei tumori. Il progetto FrecciaRosa continuerà per tutto ottobre, con medici volontari presenti su treni per fornire consulenze gratuite. La campagna, riconosciuta con la Medaglia del Presidente della Repubblica, mira a promuovere la salute pubblica e a garantire maggiore consapevolezza nella comunità.

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  • Nitazeni, l’oppioide sintetico più potente del fentanyl: prima vittima in Italia e il vuoto che colpisce i giovani

    Nitazeni, l’oppioide sintetico più potente del fentanyl: prima vittima in Italia e il vuoto che colpisce i giovani

    Scene che evocano i quartieri americani devastati dal fentanyl stanno facendo capolino anche in Italia. Ma oggi la minaccia ha un nome ancora più insidioso: nitazeni, una classe di oppioidi sintetici capaci di effetti letali in dosi infinitesimali. La prima vittima accertata nel nostro Paese è un 28enne trovato senza vita nel bagno della fabbrica dove lavorava, a Brunico. Gli esami tossicologici hanno stabilito la causa: overdose da nitazeni. Accanto al corpo, frammenti di carta stagnola, indizio di consumo per inalazione; nessuna siringa, nessuna traccia apparente. In un primo momento si era ipotizzato un arresto cardiocircolatorio “naturale”, poi l’indagine tecnica ha ribaltato il quadro.

    Il caso, avvenuto nel settembre 2024, è emerso con forza solo nelle scorse settimane dopo l’arresto del presunto pusher. Il procuratore di Bolzano Axel Bisignano ha parlato di “35 segnalazioni correlate ai nitazeni, spesso acquistati nel dark web” e li ha definiti una “bomba” per la difficoltà di dosaggio: il margine tra effetto e morte è talmente sottile da renderne praticamente impossibile un uso “controllato”. L’inchiesta, complessa, ha coinvolto il Ris di Roma per le analisi e un coordinamento a livello europeo, confermando come la filiera di queste sostanze segua logiche digitali, rapide e difficili da intercettare.


    Che cosa sono i nitazeni

    I nitazeni affondano le radici negli anni ’50, quando furono sviluppati in Svizzera come analgesici sperimentali. Mai entrati in terapia a causa di effetti collaterali inaccettabili, sono riemersi nel mercato illegale come nuovi oppioidi di sintesi. Agiscono da agonisti dei recettori μ-oppioidi con una potenza che supera la morfina e in alcuni casi eguaglia o oltrepassa il fentanyl. Dosi minime possono deprimere la respirazione in pochi minuti. Dal 2019 la loro comparsa nei mercati nordamericani ed europei è stata associata a centinaia di decessi.

    In Italia, l’allerta riguarda non solo la disponibilità online e la facilità di spedizione, ma anche la miscelazione con altre sostanze: compresse o polveri spacciate per farmaci o per “alternative” ricreative possono contenere tracce di nitazeni non dichiarate, aumentando esponenzialmente il rischio di overdose.


    Giovani, solitudine e “vuoto affettivo”: l’altra faccia della crisi

    Dietro la cronaca nera c’è una crisi umana. Molti adolescenti e giovani adulti vivono in una iperconnessione senza legami, con solitudine giovanile crescente, ansia di prestazione, climi familiari frammentati e fatiche scolastiche o lavorative. In questa terra di mezzo attecchiscono le scorciatoie: sostanze che promettono anestesia del dolore e invece lo moltiplicano.

    Se vogliamo davvero fare prevenzione, dobbiamo investire su relazioni e competenze emotive. Serve una educazione affettiva capace di insegnare l’empatia, la gestione del conflitto, il riconoscimento delle emozioni. Servono spazi di ascolto psicologico gratuiti o a costo accessibile nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, percorsi di volontariato e cittadinanza attiva che riportino i ragazzi al contatto con il sociale, esperienze di gruppo che nutrano il senso di appartenenza. Bisogna dirlo chiaramente: la vita migliora con l’amore, con legami buoni e stabili; l’odio e il ritiro isolano, irrigidiscono, fanno ammalare. Questo non è buonismo: è salute pubblica.


    Informazione, controlli, prossimità: cosa fare adesso

    L’urgenza è triplice. Primo: informazione chiara, capillare, non sensazionalistica. I nitazeni vanno raccontati per ciò che sono, spiegando rischi, meccanismi d’azione, segnali di allarme (sedazione estrema, respiro rallentato, pupille puntiformi) e cosa fare in caso di sospetta overdose. Secondo: controlli mirati sulle filiere online e sui canali di spaccio, rafforzando cooperazione internazionale e tracciabilità dei pacchi. Terzo: prossimità. Portare i servizi dove stanno i giovani — scuole, università, palestre, coworking, spazi culturali — con équipe miste (educatori, psicologi, medici, forze dell’ordine) che non si limitino a sanzionare, ma accompagnino.

    La contromisura più efficace non è solo il sequestro della sostanza, ma la costruzione di alternative di senso: gruppi di parola, mentoring tra pari, laboratori di musica, sport e arte, percorsi di empowerment per chi si sente ai margini. È qui che la prevenzione diventa reale: quando al posto del “non farlo” offriamo qualcosa per cui valga la pena farcela.


    Un patto educativo per una generazione esposta

    Se l’overdose da oppioidi sintetici è il volto clinico dell’emergenza, l’altra metà è il vuoto affettivo. Non basteranno circolari, raid o campagne-lampo. Serve un patto educativo che unisca famiglie, scuola, sanità, terzo settore, amministrazioni. Più empatia, più presenza, più amore nelle relazioni che contano. È lì che si costruisce l’argine: nella capacità di vedere e tenere i nostri ragazzi, prima che cerchino nella chimica ciò che non hanno trovato nella vita.


    In Italia, la minaccia dei nitazeni, nuovi oppioidi sintetici, sta emergendo con gravi conseguenze. La prima vittima accertata è un 28enne trovato morto da overdose a Brunico. Gli esami tossicologici hanno rivelato l’uso di nitazeni, spesso acquistati nel dark web. Questi oppioidi agiscono come agonisti dei recettori μ-oppioidi, con effetti letali in dosi minime, portando a una crisi in aumento di overdose. La questione è aggravata dalla solitudine giovanile e dal vuoto affettivo, che spingono i giovani a cercare sollievo attraverso queste sostanze. Per affrontare il problema, è necessaria un’informazione chiara, controlli sui canali di spaccio e servizi che supportino i giovani in spazi pubblici. È cruciale unire le forze di famiglie, scuole e comunità per costruire relazioni significative e offrire alternative positive, contrastando così la diffusione di queste sostanze e promuovendo il benessere.

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  • Quando il silenzio fa più male del rifiuto: il primo studio sul ghosting

    Quando il silenzio fa più male del rifiuto: il primo studio sul ghosting

    Lo studio condotto da un team di psicologi dell’Università di Milano-Bicocca ha rivelato dettagli interessanti riguardo al fenomeno del ghosting, ovvero l’interruzione brusca di ogni comunicazione senza alcuna spiegazione. La ricerca, pubblicata il 22 ottobre 2025 sulla rivista ‘Computers in Human Behavior’, ha dimostrato che questo comportamento provoca una sofferenza psicologica più intensa e duratura rispetto a un rifiuto esplicito. I ricercatori Alessia Telari, Luca Pancani e Paolo Riva hanno approfondito l’argomento, evidenziando come il ghosting possa influenzare le emozioni di chi lo subisce, sia in ambito romantico che amicale o professionale.

    Il contesto dello studio

    Il team dell’Università di Milano-Bicocca ha condotto un’indagine sul ghosting per analizzare le reazioni psicologiche delle persone coinvolte. La ricerca si è concentrata non solo sulle relazioni amorose, ma anche su quelle amicali e lavorative, cercando di comprendere l’impatto di questa forma di esclusione sociale digitale. I ricercatori hanno messo in discussione l’idea che sparire sia una modalità più delicata di chiudere una relazione, suggerendo invece che il ghosting possa essere considerato una forma di ostracismo. Questo approccio ha permesso di osservare in tempo reale le reazioni delle persone a un’interruzione della comunicazione, evidenziando la necessità di una comunicazione chiara anche nei rapporti che possono sembrare superficiali.

    La metodologia dell’esperimento

    Per realizzare lo studio, i ricercatori hanno utilizzato un metodo sperimentale che ha coinvolto partecipanti in conversazioni quotidiane via chat. Ogni giorno, i soggetti hanno compilato questionari riguardanti le loro emozioni e percezioni. Durante l’esperimento, alcuni partecipanti hanno subito un episodio di ghosting, mentre altri hanno ricevuto un rifiuto esplicito o hanno continuato a comunicare normalmente. Questo approccio ha permesso di monitorare l’evoluzione del disagio emotivo nel tempo e di evidenziare come il silenzio prolungato del ghosting possa avere effetti più duraturi rispetto a un rifiuto diretto. La dottoressa Telari ha sottolineato che entrambi i fenomeni generano risposte negative, ma il ghosting mantiene le persone in uno stato di incertezza, ostacolando la chiusura emotiva.

    I risultati dello studio

    I risultati dello studio hanno mostrato chiaramente che l’interruzione di una relazione provoca dolore, indipendentemente dalla modalità di chiusura. Tuttavia, il rifiuto esplicito tende a generare una reazione emotiva immediata e intensa, seguita da un recupero progressivo. Al contrario, il ghosting lascia le persone in uno stato di confusione e incertezza, prolungando il dolore e il senso di esclusione. Chi subisce il ghosting tende a percepire l’altra persona come meno morale rispetto a chi ha ricevuto un rifiuto diretto. La dottoressa Telari ha concluso affermando che la comunicazione è fondamentale, anche quando si decide di chiudere una relazione considerata poco importante. Comprendere le reazioni al ghosting può aiutare a gestire meglio le rotture digitali e a promuovere interazioni più consapevoli ed empatiche nel mondo online.


    Lo studio dell’Università di Milano-Bicocca ha analizzato il fenomeno del ghosting, ovvero l’interruzione brusca di ogni comunicazione, evidenziando che causa una sofferenza psicologica più intensa rispetto a un rifiuto esplicito. Pubblicato su ‘Computers in Human Behavior’ il 22 ottobre 2025, il lavoro dei ricercatori Alessia Telari, Luca Pancani e Paolo Riva ha esplorato l’impatto del ghosting in ambito romantico, amicale e professionale. Utilizzando un metodo sperimentale basato su conversazioni quotidiane via chat, i partecipanti hanno riportato le loro emozioni. I risultati hanno dimostrato che, mentre un rifiuto diretto provoca una reazione emotiva immediata, il ghosting porta a confusione e incertezza, prolungando il dolore. Telari ha sottolineato l’importanza di una comunicazione chiara per facilitare la chiusura emotiva, suggerendo che il ghosting possa essere visto come una forma di ostracismo sociale.

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  • L’esperto avverte: “Nitazeni e oppioidi sintetici in crescita, senza difese”

    L’esperto avverte: “Nitazeni e oppioidi sintetici in crescita, senza difese”

    Il medico Riccardo Gatti ha recentemente espresso preoccupazione riguardo alla diffusione dei nuovi oppioidi sintetici in Europa, sottolineando l’importanza di affrontare un problema culturale connesso a questa emergenza. Secondo l’ultima relazione europea sulla droga, pubblicata nel 2025, si evidenzia un incremento nella presenza di sostanze pericolose, con un focus particolare sugli oppioidi nitazeni, che hanno sostituito i derivati del fentanyl nel mercato clandestino.

    Il panorama degli oppioidi in europa

    Dal 2012 al 2019, l’Europa ha assistito a due ondate di oppioidi sintetici, con 38 derivati del fentanyl che hanno dominato il mercato fino al 2019. Da quell’anno, è emersa una nuova categoria di oppioidi, i nitazeni, caratterizzati da una potenza significativamente superiore. Recenti dati hanno mostrato che nel 2024 sono stati ufficialmente segnalati al sistema di allerta precoce dell’Unione Europea sette nuovi oppioidi sintetici, tutti appartenenti alla famiglia dei nitazeni. Questo rappresenta il numero più elevato di notifiche in un solo anno. Inoltre, almeno 21 Paesi dell’Unione hanno riportato la presenza di queste sostanze dal 2019. Di fronte a questa situazione allarmante, l’Italia ha emesso un’allerta di grado I nell’aprile del 2024, avviando un monitoraggio intensivo delle sostanze pericolose.

    La crescente minaccia dei nitazeni

    Riccardo Gatti, specialista in psichiatria e psicoterapia, ha messo in evidenza come l’opinione pubblica si sia concentrata principalmente sul fentanyl, trascurando i nitazeni, che sono ancora più potenti e in rapida diffusione. Gatti ha sottolineato che la transizione verso sostanze sintetiche, che include anche i cannabinoidi, sta diventando una tendenza preoccupante in Europa. La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla recente notizia di un arresto legato al primo caso di overdose da nitazeni in Italia, avvenuto un anno fa a Brunico, in Alto Adige. Gatti ha sollevato interrogativi sulla possibilità che altre morti siano rimaste non riconosciute, attribuite a cause naturali anziché all’uso di queste sostanze pericolose.

    Informazione e prevenzione: la chiave per la sicurezza

    Gatti ha affermato che è fondamentale informare il pubblico sui rischi associati all’uso di sostanze così pericolose. La consapevolezza potrebbe contribuire a salvare vite umane. Gli oppioidi nitazeni, infatti, possono causare intossicazioni rapide, insufficienza respiratoria e danni neurologici. Sebbene il rischio di overdose sia immediato, gli effetti a lungo termine di queste sostanze rimangono sconosciuti, poiché non sono stati testati per l’uso umano come i farmaci tradizionali. Gatti ha avvertito che chi consuma queste sostanze si comporta come un “topo da esperimento”, esponendosi a rischi gravissimi.

    Il mercato illegale e la diffusione delle sostanze

    Secondo Gatti, le sostanze pericolose entrano nel mercato illegale in modi insidiosi. Spesso, i consumatori credono di assumere farmaci più comuni, come benzodiazepine o antidolorifici, che sono stati contraffatti. Inoltre, i nitazeni possono essere mescolati con altre droghe, come accaduto negli Stati Uniti, dove il fentanyl è stato miscelato con cocaina o metanfetamina. La situazione è stata ulteriormente complicata da episodi in Australia, dove i nitazeni sono stati trovati in liquidi da svapo sul mercato nero, causando avvelenamenti tra gli utenti ignari.

    Una sfida culturale e sociale

    Gatti ha messo in evidenza che la rapidità con cui queste nuove sostanze si diffondono richiede una vigilanza costante da parte delle autorità. Tuttavia, il problema è amplificato dalla cultura della Rete, dove gli scambi avvengono in modo anonimo e spesso senza controlli. Gli utenti possono facilmente imbattersi in sostanze pericolose senza esserne consapevoli. Le iniziative di riduzione del danno e analisi delle sostanze si rivelano insufficienti per affrontare questa emergenza, poiché i laboratori ospedalieri non sono sempre attrezzati per identificare le nuove droghe.

    Gatti ha concluso richiamando l’attenzione sulla necessità di una maggiore consapevolezza culturale riguardo all’uso di sostanze psicoattive. La disponibilità di informazioni corrette e preventive potrebbe essere l’unico modo per affrontare efficacemente questa crisi in crescita.


    Il medico Riccardo Gatti ha sollevato preoccupazioni sui nuovi oppioidi sintetici, in particolare i nitazeni, che stanno guadagnando terreno in Europa, sostituendo i derivati del fentanyl. Secondo l’ultimo rapporto europeo sulla droga del 2025, dal 2012 al 2019 si sono registrate due ondate di oppioidi sintetici e nel 2024 sono stati segnalati sette nuovi oppioidi nitazeni, il numero più alto in un solo anno. Gatti avverte che l’opinione pubblica si concentra sul fentanyl, ignorando i nitazeni, che sono ancora più potenti e pericolosi. Queste sostanze, spesso mescolate ad altri farmaci nel mercato illegale, possono causare overdose e danni neurologici. Gatti sottolinea l’urgenza di informare e sensibilizzare il pubblico sui rischi associati, affermando che una maggiore consapevolezza culturale è cruciale per affrontare questa emergenza crescente.

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  • Ritocchi estetici a basso costo: il chirurgo Santanchè avverte sui rischi in Italia e all’estero

    Ritocchi estetici a basso costo: il chirurgo Santanchè avverte sui rischi in Italia e all’estero

    Un recente allarme lanciato da Paolo Santanchè, esperto in chirurgia plastica, ha messo in luce i rischi associati agli interventi chirurgici low cost, in particolare quelli effettuati all’estero. La sua dichiarazione è stata rilasciata il 21 ottobre 2025, in seguito alla tragica morte di una donna italiana che si era sottoposta a una liposuzione in Turchia. Santanchè ha sottolineato che la scelta di operarsi in strutture a basso costo, sia in Italia che all’estero, può comportare gravi conseguenze per la salute.

    Rischi degli interventi chirurgici a basso costo

    Scegliere di sottoporsi a procedure chirurgiche a prezzi stracciati non è solo un rischio economico, ma anche un potenziale pericolo per la salute. Santanchè ha spiegato che un prezzo inferiore rispetto alla media non implica necessariamente un chirurgo più competente o onesto. Al contrario, potrebbe significare che il professionista o la struttura stanno sacrificando elementi fondamentali per garantire la sicurezza. Le strutture che offrono alti standard di sicurezza richiedono investimenti maggiori, il che si riflette inevitabilmente sui costi delle operazioni.

    Il chirurgo ha evidenziato che la qualità della prestazione medica non si misura solo in termini di abilità del chirurgo, ma anche in base alle condizioni in cui il paziente viene operato. Le strutture che operano a costi contenuti potrebbero non rispettare gli stessi standard di sicurezza previsti in Italia. Questo aspetto è cruciale, poiché la sicurezza del paziente deve sempre essere una priorità.

    Problemi di tutela legale per i pazienti

    Un altro punto critico sollevato da Santanchè riguarda la tutela legale dei pazienti che si sottopongono a interventi all’estero. In caso di complicazioni o incidenti, la situazione si complica notevolmente. In Italia, un intervento chirurgico che porta a esiti fatali comporterebbe un intervento della magistratura, l’identificazione di eventuali responsabilità e la possibilità di ottenere un risarcimento. Tuttavia, all’estero, la protezione legale sembra essere molto più fragile.

    Il chirurgo ha sottolineato che, anche in situazioni meno gravi, come una disputa legale con il chirurgo o la struttura, le possibilità di tutela sono notevolmente ridotte. Questo rende la scelta di un intervento chirurgico low cost non solo una questione di costo, ma anche di sicurezza e diritti del paziente.

    Il richiamo a standard di sicurezza elevati

    Santanchè ha espresso la sua incredulità nei confronti di coloro che decidono di recarsi in paesi come la Turchia per operazioni chirurgiche, dove gli standard di sicurezza non sono garantiti e le barriere linguistiche possono complicare ulteriormente la situazione. In Italia, la tendenza nella chirurgia estetica è quella di puntare alla naturalità, mentre le offerte promozionali in Turchia sembrano rispondere a canoni estetici obsoleti e potenzialmente dannosi.

    L’esperto ha concluso affermando che la ricerca di interventi a basso costo, specialmente in ambito sanitario, è sempre un errore grave. La salute non dovrebbe mai essere messa a rischio per risparmiare denaro, e la scelta di un intervento chirurgico deve sempre essere guidata dalla sicurezza e dalla qualità del servizio offerto.


    Paolo Santanchè, esperto in chirurgia plastica, ha lanciato un allarme riguardo ai rischi degli interventi chirurgici low cost, in particolare all’estero, dopo la morte di una donna italiana sottoposta a liposuzione in Turchia. Santanchè ha avvertito che scegliere operazioni a prezzi stracciati può compromettere seriamente la salute. Un costo inferiore non garantisce la competenza del chirurgo e può riflettere il sacrificio di standard di sicurezza. Inoltre, ha sottolineato i problemi legali per i pazienti che affrontano complicazioni all’estero, evidenziando che la protezione legale è limitata rispetto all’Italia. Santanchè ha esortato a non compromettere la sicurezza per risparmiare denaro e ha criticato le tendenze a cercare operazioni in paesi con bassi standard, sottolineando l’importanza della qualità e della sicurezza nelle scelte chirurgiche. La salute deve sempre essere la priorità.

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  • Gravidanza e allattamento: evidenze scientifiche sul rischio di tumore al seno

    Gravidanza e allattamento: evidenze scientifiche sul rischio di tumore al seno

    Una recente indagine condotta in Australia ha rivelato un meccanismo immunitario che potrebbe spiegare il motivo per cui le donne che hanno vissuto una gravidanza e allattano i propri figli presentano un rischio ridotto di sviluppare un tumore al seno. I ricercatori del Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne hanno scoperto che durante la gravidanza e, in particolare, nel periodo dell’allattamento, nel tessuto mammario si accumulano specifiche cellule T, che fanno parte del sistema immunitario e hanno la capacità di riconoscere e distruggere cellule anomale.

    Queste cellule rimangono attive per un lungo periodo, fungendo da vere e proprie “guardie sentinella” in grado di contrastare la trasformazione in tumore.

    Un effetto che persiste nel tempo

    Gli studiosi hanno osservato che l’allattamento al seno stimola una risposta immunitaria locale, innescata dal contatto con la saliva del neonato, dai microbi naturali e dai piccoli processi infiammatori che possono verificarsi, come nel caso della mastite. Questi elementi favoriscono la migrazione delle cellule T nel tessuto mammario, dove rimangono “in allerta” anche dopo la conclusione dell’allattamento.

    La coordinatrice dello studio, Sherene Loi, ha dichiarato che l’intero processo di gravidanza e allattamento modifica in modo significativo il sistema immunitario, offrendo una protezione che può durare decenni.

    La metodologia della ricerca

    Il team di ricerca ha esaminato tessuti sani del seno prelevati da oltre 260 donne sottoposte a interventi di riduzione mammaria o mastectomia preventiva. In laboratorio, hanno effettuato esperimenti su modelli animali impiantando cellule tumorali nel tessuto adiposo di femmine che avevano già partorito e allattato. In questo gruppo, la crescita del tumore si è dimostrata significativamente più lenta rispetto ai casi di controllo. I tumori sviluppati in questi modelli erano anche più piccoli e presentavano una maggiore infiltrazione di cellule T, suggerendo una risposta immunitaria attiva.

    Oltre gli ormoni: il contributo del sistema immunitario

    Per lungo tempo si è ritenuto che il minore rischio di tumore al seno nelle donne che avevano partorito fosse attribuibile esclusivamente ai cambiamenti ormonali associati alla gravidanza. Tuttavia, questa nuova ricerca dimostra che la protezione deriva anche da un processo immunitario di memoria che modifica in modo duraturo il microambiente del seno. Le cellule T, una volta “addestrate” a identificare le minacce, rimangono nel tessuto mammario come una difesa a lungo termine. Questo meccanismo di immunità “locale” potrebbe spiegare la riduzione del rischio osservata anche a distanza di anni.

    La prevalenza del tumore al seno tra le donne

    Il tumore al seno si conferma come la neoplasia più comune tra le donne. La scoperta effettuata in Australia apre nuove prospettive per la prevenzione e potrebbe contribuire allo sviluppo di strategie di immunoprofilassi mirata, ispirate ai meccanismi naturali attivati durante la maternità.

    I benefici dell’allattamento per la madre

    Oltre ai noti vantaggi per il neonato, l’allattamento al seno rappresenta un fattore protettivo per la salute della donna. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l’allattamento esclusivo per i primi sei mesi di vita, da continuare poi con altri alimenti fino a due anni o oltre. Questa nuova evidenza offre un ulteriore motivo per supportare le madri nel loro percorso: un gesto naturale che nutre il bambino e, allo stesso tempo, rafforza le difese del seno nel lungo periodo.

    La maternità, attraverso gravidanza e allattamento, si conferma come un fattore biologico capace di potenziare la difesa naturale del seno contro il tumore. La scoperta non solo conferma un legame già noto, ma ne spiega i dettagli, aprendo nuove strade per la prevenzione oncologica personalizzata.


    Una recente ricerca australiana ha identificato un meccanismo immunitario che spiega il ridotto rischio di tumore al seno nelle donne che hanno gravidanze e allattano. Presso il Peter MacCallum Cancer Centre, è stato osservato che durante questi periodi si accumulano cellule T nel tessuto mammario, capaci di riconoscere e distruggere cellule anomale. Queste cellule rimangono attive a lungo, fungendo da “guardie sentinella” contro il tumore.

    L’allattamento stimola ulteriormente la risposta immunitaria, grazie al contatto con la saliva del neonato e ai processi infiammatori. I ricercatori hanno dimostrato che nei modelli animali già madri, la crescita tumorale è rallentata. La scoperta suggerisce che la protezione immunitaria dura nel tempo, aprendo la strada a nuove strategie di prevenzione del cancro. Inoltre, l’allattamento offre benefici significativi anche per la salute materna, sostenendo l’importanza di questo gesto naturale.

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  • Farmaceutica, Carugi di Farmindustria: “I plasmaderivati sono una materia prima fondamentale”

    Farmaceutica, Carugi di Farmindustria: “I plasmaderivati sono una materia prima fondamentale”

    Il 21 ottobre 2025, Francesco Carugi, presidente del Gruppo Emoderivati di Farmindustria, ha messo in luce le difficoltà del settore dei plasmaderivati durante un digital talk organizzato da Adnkronos. Carugi ha descritto il payback come un meccanismo “insostenibile” per le aziende che operano in questo ambito, evidenziando l’importanza di garantire l’approvvigionamento di farmaci critici per i pazienti affetti da malattie rare.

    Il processo di produzione dei plasmaderivati

    Carugi ha sottolineato che la produzione di plasmaderivati richiede un “processo industriale lungo e complesso”. Questi farmaci sono considerati critici a livello globale, in quanto dipendono da una materia prima, il plasma, che può essere soggetta a carenze. Nel 2025, la Commissione Europea ha incluso i plasmaderivati nella lista delle “medicine critiche” per assicurare il loro approvvigionamento. Durante la pandemia di Covid-19, la donazione di plasma è diminuita drasticamente a livello internazionale. In Italia, tuttavia, la raccolta ha mantenuto una certa stabilità, raggiungendo nel 2023 oltre 86 milioni di chili a livello globale, riportando i numeri ai livelli pre-pandemici.

    La Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha riconosciuto il plasma come una materia prima critica, non sintetizzabile in laboratorio e ottenuta esclusivamente tramite donazioni volontarie. Carugi ha fatto un paragone con l’acqua, affermando che, così come non si può immaginare un mondo senza acqua, non si può concepire un futuro senza plasma.

    Il valore del settore in Italia

    Il settore dei plasmaderivati in Italia ha un valore di produzione di circa 350 milioni di euro. Carugi ha evidenziato l’importanza strategica di questo settore, che impiega circa 1.700 persone e investe significativamente in ricerca e sviluppo. Attualmente, ci sono circa 20 nuovi farmaci in fase di sviluppo a livello globale. Le aziende operano attraverso due canali: il plasma nazionale, per garantire l’autosufficienza, e il plasma estero, per integrare la domanda. Carugi ha affermato che un sistema misto, se ben bilanciato e regolamentato, rappresenta un modello efficace. A breve, sarà pubblicato uno studio di farmacoeconomia per ottimizzare ulteriormente il sistema.

    Le sfide del payback e le richieste del settore

    Un tema centrale dell’intervento di Carugi è stato il payback, un meccanismo che obbliga le aziende a rimborsare parte della spesa pubblica se i costi per i farmaci superano i tetti stabiliti. Questo sistema è diventato “insostenibile” per il settore dei plasmaderivati. Carugi ha ribadito la richiesta di escludere i plasmaderivati dai tetti di spesa, mantenendo inalterate le risorse allocate. Ha ricordato che, in passato, i plasmaderivati erano esentati dal payback, ma sono stati reinseriti a causa delle vicissitudini legate ai bilanci governativi.

    Carugi ha chiarito che è essenziale mettere in sicurezza il sistema del plasma e rimuovere le barriere che limitano le allocazioni in Italia. Questo approccio, secondo il presidente del Gruppo Emoderivati, permetterebbe di garantire terapie salvavita per i pazienti affetti da malattie rare e di stabilizzare l’intera filiera.


    On October 21, 2025, Francesco Carugi, president of Farmindustria’s Emoderivati Group, discussed the challenges facing the plasma-derived products sector during a digital talk by Adnkronos. He described the payback mechanism as “unsustainable,” emphasizing the need to ensure vital drug supplies for patients with rare diseases. Carugi pointed out that plasma-derived medicines, deemed critical due to their complex production process, rely on a raw material subject to shortages. The European Commission included them on a list of “critical medicines” in 2025. Although plasma donations fell during the COVID-19 pandemic, Italy maintained stable collection levels. The industry is worth around €350 million and employs 1,700 people, with ongoing global developments of about 20 new drugs. Carugi called for the exclusion of plasma-derived products from payback spending limits to secure healthcare resources for patients and stabilize the supply chain.

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  • Plasmaderivati, Aceti: “È fondamentale promuovere la cultura della donazione”

    Plasmaderivati, Aceti: “È fondamentale promuovere la cultura della donazione”

    Il 21 ottobre 2025, Tonino Aceti, presidente di Salutequità, ha partecipato a un digital talk organizzato da Adnkronos per discutere della disponibilità di plasma in Italia. Durante l’incontro, Aceti ha sottolineato l’importanza di incrementare la cultura della donazione, definendo questo gesto come un atto d’amore verso il prossimo. Ha messo in evidenza che, sebbene la volontà individuale sia fondamentale, è necessario implementare attività istituzionali che evidenzino il valore della donazione per il Servizio Sanitario Nazionale e per la salute dei pazienti.

    Il ruolo del plasma nella salute pubblica

    Aceti ha spiegato che i farmaci derivati dal plasma donato volontariamente, come le immunoglobuline, sono essenziali per il trattamento di pazienti affetti da malattie rare, tra cui l’emofilia e le immunodeficienze. Ha evidenziato come l’Italia si trovi a fronteggiare il 70% del fabbisogno di tali farmaci, rendendo cruciale il potenziamento della rete di donazione. Secondo il presidente di Salutequità, è necessario misurare ufficialmente le performance regionali in relazione alla promozione della donazione, sottolineando che attualmente non esistono indicatori specifici nei LEA (livelli essenziali di assistenza) che valutino le azioni intraprese dalle Regioni per incentivare questa pratica.

    Proposte per migliorare il sistema di donazione

    Aceti ha proposto di avviare un monitoraggio sistematico delle attività delle Regioni per promuovere la cultura della donazione, specialmente tra i giovani. Ha affermato che questo approccio potrebbe servire come un banco di prova per valutare le performance regionali. Ha inoltre sottolineato l’importanza di rendere il Servizio Sanitario Nazionale più attrattivo per le imprese che operano nel settore del plasma, in particolare per quanto riguarda l’importazione di plasmaderivati.

    In merito alla questione economica, Aceti ha avvertito che il payback sui plasmaderivati importati deve essere attentamente valutato, poiché un approccio non oculato potrebbe portare a vuoti di approvvigionamento, compromettendo la continuità delle cure. Ha insistito sulla necessità di un’alleanza tra tutti gli stakeholder, per garantire l’autosufficienza del Paese e l’equità di accesso ai trattamenti.

    L’importanza della legge di bilancio

    Aceti ha concluso la sua partecipazione all’incontro enfatizzando che ci sono molte aree su cui lavorare per migliorare il sistema di donazione. Ha citato la necessità di accelerare l’approvazione del Piano Nazionale per l’Autosufficienza del Sangue e di monitorare i sistemi di controllo delle Regioni. Ha sottolineato che la legge di bilancio rappresenta un importante banco di prova per il settore, esortando tutti a collaborare per garantire la certezza delle cure e la continuità nel servizio sanitario.


    Il 21 ottobre 2025, Tonino Aceti, presidente di Salutequità, ha partecipato a un digital talk di Adnkronos sulla disponibilità di plasma in Italia. Ha sottolineato l’importanza di aumentare la cultura della donazione, definendola un atto d’amore. Ha evidenziato la necessità di attività istituzionali per promuovere il valore della donazione per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e per i pazienti. Aceti ha spiegato che i farmaci derivati dal plasma, come le immunoglobuline, sono fondamentali per malattie rare, e l’Italia soddisfa il 70% del fabbisogno di tali farmaci. Ha proposto di monitorare le attività regionali per incentivare la donazione, specialmente tra i giovani, e ha avvertito riguardo ai rischi economici legati all’importazione di plasmaderivati. Ha concluso sottolineando l’importanza della legge di bilancio e la necessità di collaborare per garantire continuità e accesso ai trattamenti.

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  • Ritorna l’ora solare: l’immunologo avverte sui rischi del doppio cambio annuale

    Ritorna l’ora solare: l’immunologo avverte sui rischi del doppio cambio annuale

    Il dibattito sull’abolizione dell’ora legale ha acquisito nuova rilevanza nel contesto attuale, in particolare per le implicazioni sulla salute pubblica e il benessere dei cittadini. Mauro Minelli, immunologo clinico e docente di Nutrizione umana presso l’Università LUM, ha recentemente espresso le sue preoccupazioni riguardo ai potenziali effetti negativi di questo cambiamento. In un’intervista rilasciata ad Adnkronos Salute il 21 ottobre 2025, Minelli ha sottolineato come l’introduzione dell’ora legale, inizialmente giustificata da motivi di risparmio energetico, possa comportare costi biologici superiori ai benefici economici.

    Le conseguenze del cambio di ora

    Minelli ha spiegato che il passaggio dall’ora legale a quella solare, previsto tra il 25 e il 26 ottobre, provoca un’interruzione dei ritmi circadiani naturali. Questo fenomeno, descritto come un “mini jet lag“, può generare disagi psicofisici significativi. “Il nostro organismo è regolato da un orologio biologico che sincronizza le funzioni corporee con i cicli naturali di luce e buio“, ha affermato l’immunologo. La modifica forzata dell’orario induce uno stato di allostasi, in cui il corpo deve adattarsi a nuove condizioni, portando a sintomi come stordimento, confusione e difficoltà di concentrazione.

    In particolare, Minelli ha messo in evidenza come l’alterazione della melatonina, l’ormone che regola il sonno, possa compromettere la qualità del riposo. “Molti individui possono sperimentare insonnia o un sonno frazionato, insieme a stati d’ansia e variazioni del tono dell’umore“, ha aggiunto. Questi effetti possono perdurare per diversi giorni, causando un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone.

    La preferenza per l’ora solare

    Contrariamente a quanto si possa credere, Minelli ha osservato che il passaggio all’ora legale in primavera risulta più problematico rispetto al ritorno all’ora solare in autunno. “L’ora solare è più in linea con il nostro orologio biologico, poiché l’aumento delle ore di buio nelle serate favorisce la produzione di melatonina, essenziale per un sonno di qualità”, ha spiegato. Un riposo migliore, a sua volta, contribuisce a una maggiore concentrazione e migliori prestazioni fisiche e mentali.

    L’esperto ha avvertito che un’alterazione forzata dei ritmi circadiani può superare i limiti omeostatici del corpo, portando a conseguenze a lungo termine, tra cui cambiamenti ormonali e disturbi dell’umore. Sebbene il risparmio energetico sia un obiettivo importante per le politiche di sostenibilità, Minelli ha suggerito che la crescente consapevolezza dei rischi associati alla rottura dell’equilibrio biologico potrebbe giustificare una revisione dell’utilizzo dell’ora legale.

    Riconsiderare l’ora legale

    Minelli ha concluso affermando che mantenere l’ora solare tutto l’anno potrebbe allineare meglio il ritmo della società con le esigenze biologiche degli individui. “Una simile scelta potrebbe ridurre lo stress derivante dai cambi di orario e migliorare la qualità della vita, del sonno e delle performance cognitive per la maggior parte della popolazione”, ha dichiarato.

    In un momento in cui le tecnologie a basso consumo, come le lampadine a LED, hanno già ridotto l’impatto energetico dell’illuminazione, l’immunologo ha sollevato la questione se sia giunto il momento di rivedere l’effettiva utilità dell’ora legale rispetto ai benefici per la salute pubblica. La riflessione su queste tematiche è più che mai attuale, invitando a un dibattito che coinvolga non solo esperti, ma anche la popolazione nel suo complesso.


    Il dibattito sull’abolizione dell’ora legale è tornato centrale, soprattutto per le implicazioni sulla salute pubblica. Mauro Minelli, immunologo e docente, ha espresso preoccupazioni riguardo agli effetti negativi del cambiamento orario. In un’intervista del 21 ottobre 2025, ha sottolineato che il passaggio dall’ora legale a quella solare, previsto tra il 25 e il 26 ottobre, interrompe i ritmi circadiani naturali, causando un “mini jet lag” e disagi psicofisici. L’alterazione della melatonina, che regola il sonno, può portare a insonnia e altre problematiche emotive. Minelli afferma che l’ora solare è più in linea con il nostro orologio biologico, favorendo una migliore qualità del sonno. Ha suggerito che mantenere l’ora solare tutto l’anno potrebbe migliorare la qualità della vita e che è tempo di riconsiderare i benefici dell’ora legale rispetto ai rischi per la salute. Il dibattito richiede un coinvolgimento più ampio della popolazione.

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