Autore: salutextutti.it

  • Allergologo analizza studio sui risultati dell’anti Il-5 nella rinosinusite con poliposi

    Allergologo analizza studio sui risultati dell’anti Il-5 nella rinosinusite con poliposi

    Il 28 ottobre 2025, durante un incontro stampa a Milano, il dottor Andrea Matucci, dirigente medico del reparto di Immunologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze, ha presentato i risultati di uno studio significativo riguardante l’uso di mepolizumab, un farmaco biologico, nella gestione della rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). Questo evento, promosso da GSK, ha offerto spunti rilevanti sui meccanismi patogenetici dell’asma bronchiale e della poliposi nasale, temi di grande interesse per il dottor Matucci e il suo team.

    Lo studio e i risultati ottenuti

    Il dottor Matucci ha spiegato che il loro istituto ha dedicato anni di ricerca a comprendere i meccanismi alla base di queste patologie. L’obiettivo principale dello studio è stato quello di analizzare come mepolizumab possa influenzare l’effetto terapeutico nei pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale. “Abbiamo cercato di chiarire il razionale dietro l’uso di questi farmaci biologici e l’impatto clinico che osserviamo nella pratica quotidiana”, ha affermato Matucci.

    La ricerca ha coinvolto 15 pazienti, tutti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale, una condizione caratterizzata da alterazioni del tessuto epiteliale nelle cavità nasali, che porta alla formazione di polipi e a sintomi come ostruzione nasale, dolore e perdita dell’olfatto. La somministrazione di mepolizumab è avvenuta per un periodo medio di circa sette mesi, portando a una significativa riduzione degli eosinofili, sia nel sangue che nella mucosa nasale, dove si formano i polipi.

    Impatto sulla qualità della vita dei pazienti

    Il dottor Matucci ha sottolineato l’importanza di comprendere l’impatto della rinosinusite cronica sulla vita dei pazienti, evidenziando che oltre il 60-70% di essi presenta anche asma bronchiale. “Si tratta di una malattia che ha un forte impatto sulla qualità della vita, rendendo fondamentale non solo la comprensione dei meccanismi patologici, ma anche l’efficacia dei trattamenti”, ha dichiarato l’esperto.

    I risultati dello studio hanno mostrato benefici clinici significativi, tra cui una riduzione della dimensione dei polipi nasali, un migliore controllo dell’asma e un miglioramento della qualità della vita generale dei pazienti. Inoltre, è stato evidenziato un recupero del senso dell’olfatto, un aspetto cruciale per il benessere quotidiano di chi soffre di queste condizioni.

    L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per discutere le nuove frontiere nella gestione della rinosinusite con poliposi nasale, evidenziando come l’innovazione terapeutica possa apportare miglioramenti tangibili nella vita dei pazienti.


    On October 28, 2025, Dr. Andrea Matucci presented pivotal findings on mepolizumab for chronic rhinosinusitis with nasal polyps (CRSwNP) during a press conference in Milan. The study, backed by GSK, explored the pathogenic mechanisms of bronchial asthma and nasal polyps. Dr. Matucci emphasized the aim of the research: to analyze mepolizumab’s therapeutic effects on patients with CRSwNP, a condition often marked by nasal obstruction and loss of smell.

    Involving 15 patients, the study showed that after an average treatment period of seven months, mepolizumab significantly reduced eosinophils in both blood and nasal tissue. The results indicated clinical benefits, including polyp size reduction, improved asthma control, and enhanced overall quality of life. Dr. Matucci highlighted the importance of addressing CRSwNP’s impact, especially since 60-70% of affected individuals also suffer from asthma. The event showcased advancements in treating CRSwNP, aiming for tangible improvements in patient wellbeing.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Adhd, la visione psicoanalitica: “Il sintomo comunica un messaggio da ascoltare”

    Adhd, la visione psicoanalitica: “Il sintomo comunica un messaggio da ascoltare”

    Quando si affronta il tema dell’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), la percezione comune tende a focalizzarsi sugli aspetti biologici e genetici, identificando il bambino come colui che “non riesce a stare fermo”, “non si concentra” o “è eccessivamente impulsivo”. Le Linee guida e il DSM-5, strumenti fondamentali per la diagnosi, forniscono una descrizione dettagliata dei comportamenti osservabili. Tuttavia, Roberta Bernetti e Marianna Lembo, nel loro contributo per il Dizionario AIPPI per Genitori, avvertono che si rischia di limitarsi alla superficie, concentrandosi unicamente sui sintomi.

    Ascoltare il comportamento oltre la diagnosi

    La prospettiva psicoanalitica invita a guardare oltre ciò che appare, per cogliere il messaggio implicito nel comportamento del bambino. Le autrici evidenziano che dietro ogni diagnosi si cela un bambino con una storia unica, caratterizzata da affetti, necessità e paure che si esprimono attraverso il corpo e il movimento. In questo contesto, l’ADHD non è semplicemente un “problema da risolvere”, ma rappresenta “una modalità di comunicazione di sé”.

    L’approccio suggerisce che l’iperattività e la disattenzione non siano meri “difetti comportamentali”, ma piuttosto tentativi di gestire tensioni interne o di esprimere emozioni difficili da verbalizzare. Bernetti e Lembo affermano che “quando il corpo si muove incessantemente o la mente sembra vagare, il bambino potrebbe cercare una via di fuga da un eccesso di emozioni”. Spesso, questi bambini si trovano in ambienti caratterizzati da ansia, stress o conflitti familiari. La mancanza di un supporto emotivo stabile ostacola la loro capacità di regolare i propri stati interiori. Se l’adulto non riesce a dare significato alle emozioni del bambino, queste rimangono intrappolate nel corpo, trasformando il movimento in una forma di sopravvivenza psichica.

    Il contesto familiare e le relazioni

    Dal punto di vista psicoanalitico, il bambino iperattivo non è “fuori controllo”, ma cerca di difendersi da emozioni spaventose o confuse. Correre, distrarsi o agire impulsivamente diventa un modo per non affrontare la rabbia, l’ansia o la tristezza. In questa dinamica, il contesto familiare riveste un’importanza fondamentale. L’iperattività può fungere da portavoce inconscio di tensioni familiari non espresse. Differenze di opinioni tra i genitori, conflitti o lutti non elaborati possono intensificare il sintomo, trasformandolo in un campo di battaglia relazionale. Al contrario, quando gli adulti si sostengono a vicenda, il bambino beneficia di un ambiente più sicuro e stabile, che promuove calma e serenità.

    Imparare a tollerare la frustrazione

    Molti bambini con ADHD mostrano difficoltà nell’attendere e nel gestire la frustrazione. Questa impulsività, secondo le autrici, può essere interpretata come una manifestazione di onnipotenza infantile, un desiderio di ottenere gratificazione immediata senza passare attraverso il pensiero. Gli adulti hanno il compito di stabilire limiti chiari e affettuosi, fornendo contenimento e continuità. Insegnare ai bambini a tollerare l’attesa e a rimandare la gratificazione è essenziale per sviluppare un senso del tempo e una fiducia nei legami affettivi.

    Il gioco come strumento di crescita

    Il gioco libero è considerato un elemento cruciale per lo sviluppo psichico, poiché permette ai bambini di esprimere emozioni, sviluppare la fantasia e apprendere a collaborare. Tuttavia, nella società attuale, le giornate dei bambini sono spesso sovraccariche di attività strutturate, lasciando poco spazio alla spontaneità. La mancanza di gioco libero, come indicato nel testo, priva il bambino della possibilità di elaborare emozioni e conflitti in modo simbolico. La psicoterapia psicoanalitica dell’infanzia offre uno spazio in cui il sintomo può essere trasformato in parola. Attraverso il gioco e la relazione con il terapeuta, il bambino apprende a riconoscere, pensare e modulare le proprie emozioni, con l’obiettivo di gestire sentimenti intensi come rabbia o paura e di connettere stati interni a esperienze vissute.

    Collaborazione tra genitori e terapeuta

    Il coinvolgimento dei genitori è fondamentale nel percorso terapeutico. Offrire agli adulti uno spazio di riflessione consente di comprendere meglio le proprie emozioni, contribuendo a ridurre ansia e senso di colpa. Quando la famiglia riesce a trasformare la fatica in comprensione, “il sintomo del bambino perde parte della sua funzione difensiva”. Sebbene la prospettiva psicoanalitica non ignori i fattori neurobiologici legati all’ADHD, li integra con una comprensione più profonda del mondo interiore del bambino. Ogni comportamento, anche il più complesso, può essere interpretato come un messaggio, una richiesta di aiuto che attende di essere ascoltata. Accogliendo questo linguaggio profondo, si può accompagnare il bambino verso una crescita psicologica ed emotiva più equilibrata.


    Il tema dell’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) viene spesso ridotto a sintomi come l’impulsività e la mancanza di concentrazione. Tuttavia, Roberta Bernetti e Marianna Lembo nel loro contributo avvertono dell’importanza di andare oltre la diagnosi. La prospettiva psicoanalitica suggerisce che dietro il comportamento si nascondono emozioni e necessità profonde. La dinamica familiare è cruciale, poiché tensioni non espresse possono intensificare i sintomi. Inoltre, i bambini con ADHD hanno difficoltà a tollerare la frustrazione e necessitano di adulti che stabiliscano limiti chiari. Il gioco libero è essenziale per il loro sviluppo, consentendo l’espressione emotiva. È fondamentale anche il coinvolgimento dei genitori, per trasformare la fatica in comprensione e ridurre il senso di colpa. Attraverso questo approccio, ogni comportamento del bambino può essere visto come una richiesta di aiuto, favorendo una crescita più equilibrata.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Ictus: sei segnali da non sottovalutare per una diagnosi tempestiva

    Ictus: sei segnali da non sottovalutare per una diagnosi tempestiva

    Ogni anno, l’ictus colpisce circa 15 milioni di persone a livello globale, con conseguenze drammatiche: 5 milioni di decessi e altri 5 milioni di individui che affrontano disabilità permanenti. Questo fenomeno ha un impatto rilevante su famiglie e comunità. I sopravvissuti possono dover affrontare una serie di complicazioni, tra cui perdita della vista, difficoltà nel linguaggio, paralisi e confusione mentale. È importante sottolineare che chi ha già subito un ictus presenta un rischio maggiore di nuovi episodi. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, che si celebra il 29 ottobre, è fondamentale conoscere i segnali per riconoscere tempestivamente questa condizione.

    In Italia, diminuzione della mortalità grazie a prevenzione e cure

    Negli ultimi trent’anni, l’incidenza dell’ictus ha mostrato un trend in calo in molti paesi sviluppati, principalmente grazie a un migliore controllo dell’ipertensione e a una riduzione del fumo. Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione continua a contribuire a un aumento complessivo dei casi. In Italia, le malattie del sistema circolatorio, tra cui l’ictus, rappresentano la prima causa di morte, con un’incidenza pari al 30,9% dei decessi nel 2022, secondo i dati più recenti disponibili.

    In particolare, i decessi legati a malattie cerebrovascolari costituiscono il 24,6% del totale dei decessi per malattie circolatorie. Negli ultimi trent’anni, l’Italia ha registrato una diminuzione dei casi e della mortalità per ictus, in linea con le tendenze europee, ma diversamente dalle nazioni a reddito medio-basso. Secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, tra il 2017 e il 2022, il tasso di mortalità per malattie cerebrovascolari è diminuito del 14,8%, nonostante l’aumento dei decessi nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Dati storici indicano una riduzione del 73,4% nel lungo periodo, segnalando un miglioramento significativo nella gestione di queste patologie.

    Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziano che la diminuzione della mortalità è attribuibile a migliori misure preventive e terapeutiche, nonché al potenziamento degli interventi assistenziali e riabilitativi, che hanno contribuito a ridurre la disabilità associata a queste malattie.

    I sei sintomi dell’ictus: riconoscerli per agire rapidamente

    L’ictus è una condizione che richiede un intervento tempestivo: prima si agisce, maggiori sono le probabilità di recupero completo. È essenziale riconoscere i segnali di allerta. Se si osserva qualcuno con sintomi sospetti di ictus, è fondamentale contattare immediatamente i servizi medici o chiamare un’ambulanza, segnalando il sospetto di ictus.

    I principali segnali da tenere in considerazione includono:

    1. intorpidimento improvviso di viso, braccio o gamba su un lato del corpo;
    2. confusione improvvisa o difficoltà nel parlare o comprendere;
    3. problemi visivi in uno o entrambi gli occhi;
    4. difficoltà nella deambulazione o perdita dell’equilibrio;
    5. forte mal di testa senza causa apparente;
    6. svenimenti o perdita di coscienza.

    Essere consapevoli di questi sintomi può fare la differenza tra la vita e la morte.

    Prevenzione: niente fumo, dieta sana ed esercizio fisico

    Riconoscere i sintomi tempestivamente è cruciale anche per la riabilitazione, ma nonostante l’accesso a cure avanzate, il rischio che oltre la metà delle persone colpite da ictus muoia o rimanga disabile è elevato. Per questo motivo, la prevenzione è fondamentale.

    Diversi fattori aumentano la probabilità di un ictus, molti dei quali sono legati allo stile di vita. Tra le abitudini più importanti per prevenire l’ictus vi sono:

    • evitare il fumo e il consumo di tabacco;
    • seguire una dieta sana, limitando il consumo di sale;
    • praticare attività fisica regolare.

    Scelte sbagliate nello stile di vita possono portare a gravi problemi fisici, come ipertensione, diabete e alti livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue.

    Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 4 decessi su 10 per ictus potrebbero essere evitati mantenendo sotto controllo la pressione arteriosa, e 2/5 dei decessi sotto i sessantacinque anni sono legati al fumo. Altri fattori critici comprendono la fibrillazione atriale e eventi cardiaci acuti come infarti.

    Il progetto cuore dell’ISS: dati sulla popolazione generale

    I dati preliminari dell’indagine ITA-HES – Progetto CUORE, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, mostrano che nel biennio 2023-2024, tra gli adulti di età compresa tra i 35 e i 74 anni, la pressione arteriosa sistolica media è di circa 135 mmHg negli uomini e 126 mmHg nelle donne. Quasi la metà degli uomini (49%) e oltre un terzo delle donne (37%) presentano valori elevati o assumono farmaci specifici, spesso senza esserne consapevoli.

    Il consumo medio giornaliero di sale è di circa nove grammi per gli uomini e oltre sette grammi per le donne, mentre solo il 9% degli uomini e oltre il 23% delle donne rispettano gli obiettivi fissati dall’OMS. In occasione di questa giornata, l’Istituto Superiore di Sanità ribadisce l’importanza di investire nella prevenzione e di promuovere azioni coordinate lungo tutto il percorso di cura.


    Ogni anno, l’ictus colpisce 15 milioni di persone nel mondo, causando 5 milioni di morti e altrettanti con disabilità permanenti. I sopravvissuti possono soffrire di complicazioni gravi. In Italia, malgrado un calo dell’incidenza dell’ictus grazie a miglioramenti nella prevenzione e nelle cure, il fenomeno rimane una causa principale di morte, colpendo il 30,9% dei decessi nel 2022. Negli ultimi anni, il tasso di mortalità per malattie cerebrovascolari è diminuito del 14,8%. È fondamentale riconoscere i sintomi dell’ictus, come intorpidimento, confusione e difficoltà di equilibrio, poiché un intervento rapido aumenta le probabilità di recupero. La prevenzione è cruciale e include evitare il fumo, seguire una dieta sana ed esercitarsi regolarmente. L’iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea l’importanza di investire nella prevenzione e nel monitoraggio della salute.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Nastro Rosa della Federscherma: 40 società in gara per le donne operate al seno

    Nastro Rosa della Federscherma: 40 società in gara per le donne operate al seno

    Roma, 2025 – La Federazione Italiana Scherma ha lanciato la nuova edizione del progetto Nastro Rosa, coinvolgendo ben 40 società schermistiche da 14 regioni del Paese. Questa iniziativa, che ha visto una partecipazione quasi triplicata rispetto all’anno precedente, si propone di integrare la scherma nel programma di riabilitazione per le donne operate di tumore al seno, sottolineando l’impatto positivo dello sport sulla salute e sul benessere psicologico.

    Un’iniziativa di grande valore sociale

    Il progetto Nastro Rosa, rinnovato sotto la direzione di Luigi Mazzone, presidente del Consiglio federale, ha ricevuto un significativo sostegno dal bando pubblico di Sport e Salute Spa. Questo finanziamento è stato fondamentale per garantire la realizzazione dell’iniziativa, che punta a dimostrare il valore sociale e sportivo della scherma. Inoltre, la recente collaborazione con l’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (ANDOS) ha ulteriormente potenziato il progetto, facilitando l’inclusione di nuove atlete. Queste donne parteciperanno a corsi di scherma adattata offerti dalle società affiliate alla FIS in tutto il territorio nazionale.

    Un gruppo di lavoro dedicato

    Il Nastro Rosa è seguito da un apposito Gruppo di lavoro, coordinato dal professor Massimiliano Berretta. Il gruppo include figure di spicco come il vicepresidente vicario Daniele Garozzo e il consigliere federale Paolo Menis, insieme a esperti del settore. La presenza di Francesca Facioni, ex fiorettista e attuale testimonial nazionale, rappresenta un ulteriore valore aggiunto. Facioni ha condiviso la sua esperienza durante una recente conferenza stampa a Terni, evidenziando come la scherma possa ripristinare la fiducia e la consapevolezza nelle donne che affrontano il percorso di recupero dopo un intervento chirurgico.

    Un impegno collettivo per il benessere

    Le 40 società aderenti al progetto sono attivamente impegnate a offrire un’esperienza unica e coinvolgente. Queste realtà, da nord a sud, stanno creando un ambiente di supporto e crescita, dove lo sport diventa un mezzo per affrontare le sfide della vita. La partecipazione delle diverse società, come il Comini Padova 1885, il Club Scherma Koala di Reggio Emilia e il Circolo della Spada Vicenza, dimostra l’ampio consenso e l’impegno collettivo verso questa causa.

    Un valore oltre le medaglie

    In questa edizione, il focus non è sulle medaglie, tipiche della competizione schermistica, ma sul valore intrinseco del progetto stesso. La Federazione Italiana Scherma, già riconosciuta come la più medagliata dello sport italiano, considera il Nastro Rosa un’iniziativa che va oltre il semplice risultato sportivo, rappresentando un’importante opportunità di rinascita e di reazione per molte donne.

    La scherma, quindi, si conferma come un potente strumento di riabilitazione e di inclusione sociale, capace di restituire fiducia e motivazione a chi ha affrontato sfide difficili.


    In 2025, the Italian Fencing Federation launched a new edition of the “Nastro Rosa” project, involving 40 fencing clubs from 14 regions. This initiative aims to integrate fencing into rehabilitation programs for women recovering from breast cancer, highlighting the sport’s positive effects on health and psychological well-being. Under the leadership of Luigi Mazzone, the project has gained valuable support from a public funding initiative, enhancing its societal impact. Collaborating with the National Association of Women with Breast Cancer (ANDOS), the project offers adapted fencing courses nationwide. Coordinated by Professor Massimiliano Berretta and featuring notable figures like fencer Francesca Facioni, the initiative focuses on restoring confidence and awareness among participants. Emphasizing personal growth over competition, the Nastro Rosa project highlights fencing as a vital tool for rehabilitation and social inclusion, providing hope and motivation for women facing significant challenges.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • L’immunologo Matucci illustra i meccanismi della risposta a mepolizumab nella poliposi nasale

    L’immunologo Matucci illustra i meccanismi della risposta a mepolizumab nella poliposi nasale

    L’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze ha da tempo focalizzato la propria attenzione sui meccanismi patogenetici dell’asma bronchiale e della poliposi nasale. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno intensificato gli sforzi per comprendere le cause di queste patologie e valutare l’efficacia dei farmaci biologici, in particolare del mepolizumab. Queste informazioni sono emerse durante un incontro con la stampa, tenutosi a Milano il 15 marzo 2025, intitolato ‘Nuove frontiere nella gestione della rinosinusite con poliposi nasale’, organizzato da GSK.

    Lo studio sui benefici di mepolizumab

    Durante l’evento, il dottor Andrea Matucci, dirigente medico del reparto di Immunologia, ha presentato i risultati dello studio condotto dall’equipe dell’ospedale universitario fiorentino. Questo studio ha messo in luce i vantaggi del mepolizumab per i pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). I dati raccolti hanno dimostrato che il farmaco è in grado di ridurre significativamente i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

    Il dottor Matucci ha spiegato che la ricerca si è concentrata sull’analisi dei meccanismi attraverso i quali il mepolizumab esercita il suo effetto terapeutico. Questo farmaco, un anticorpo monoclonale, agisce bloccando l’interleuchina-5, una citochina chiave coinvolta nella crescita e attivazione degli eosinofili, cellule immunitarie che giocano un ruolo cruciale nelle infiammazioni delle vie respiratorie. La riduzione degli eosinofili si traduce in una diminuzione dell’infiammazione e, di conseguenza, in un miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti.

    L’importanza della ricerca clinica

    La presentazione ha sottolineato l’importanza della ricerca clinica per comprendere meglio le patologie respiratorie e sviluppare trattamenti sempre più efficaci. L’impegno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi si pone come un esempio di come la collaborazione tra specialisti e istituzioni possa portare a risultati significativi nel campo della medicina. L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per discutere i progressi compiuti nel trattamento della rinosinusite cronica e per condividere le esperienze di pazienti che hanno beneficiato della terapia con mepolizumab.

    La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una condizione complessa che colpisce un numero crescente di persone. I risultati dello studio condotto a Firenze offrono nuove speranze per i pazienti, suggerendo che terapie mirate come il mepolizumab possono rappresentare un cambiamento significativo nella gestione di questa malattia. La continua ricerca in questo settore è fondamentale per garantire che i pazienti ricevano le migliori opzioni terapeutiche disponibili.


    L’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze ha intensificato la ricerca sui meccanismi dell’asma bronchiale e della poliposi nasale, evidenziata durante un incontro stampa a Milano il 15 marzo 2025. Il dottor Andrea Matucci ha presentato uno studio sui benefici del farmaco biologico mepolizumab per la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP), dimostrando una significativa riduzione dei sintomi e un miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Mepolizumab, un anticorpo monoclonale, agisce bloccando l’interleuchina-5, riducendo così gli eosinofili e l’infiammazione respiratoria. L’importanza della ricerca clinica è stata sottolineata, evidenziando come la collaborazione tra specialisti possa portare a progressi significativi. I risultati offrono nuove speranze ai pazienti, suggerendo che terapie mirate come mepolizumab possano rappresentare un cambiamento significativo nella gestione della rinosinusite cronica.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Tumori, l’epatologo Toniutto propone una rete regionale per il trattamento dell’epatocarcinoma in base alla complessità della malattia

    Tumori, l’epatologo Toniutto propone una rete regionale per il trattamento dell’epatocarcinoma in base alla complessità della malattia

    Il 28 ottobre 2025, Pierluigi Toniutto, responsabile dell’Unità di Epatologia e trapianto di fegato presso l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, ha sottolineato l’importanza della rete epatologica regionale del Friuli Venezia Giulia. Questa iniziativa ha come obiettivo principale quello di identificare tutti i centri ambulatoriali e ospedalieri che si occupano di patologie epatiche, per facilitare il referral dei pazienti verso strutture adeguate in base alla complessità della loro condizione. Toniutto ha fatto queste dichiarazioni in occasione di ‘Ottobre, il mese nazionale di sensibilizzazione sui tumori del fegato‘.

    La rete epatologica regionale del friuli venezia giulia

    La rete epatologica del Friuli Venezia Giulia si propone di migliorare la gestione dei pazienti affetti da malattie epatiche, in particolare l’epatocarcinoma, una forma di tumore che si sviluppa frequentemente su un fegato cirrotico. Questa rete include sia attività ambulatoriali che di ricovero, garantendo che i pazienti siano indirizzati verso ospedali capaci di gestire le loro specifiche esigenze. Toniutto ha evidenziato che l’epatocarcinoma è una malattia per la quale sono disponibili diverse opzioni terapeutiche, tra cui il trapianto di fegato.

    La creazione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) regionale è in fase di sviluppo, con l’intento di standardizzare i criteri di invio dei pazienti verso l’unità di trapianto. Toniutto ha affermato che esiste un forte legame tra la rete epatologica e il centro trapianti, evidenziando come la collaborazione tra le diverse strutture sanitarie sia fondamentale per garantire un trattamento efficace e tempestivo.

    L’innovazione dell’immunoterapia nel trattamento dell’epatocarcinoma

    Durante il suo intervento, Toniutto ha messo in luce il ruolo rivoluzionario dell’immunoterapia nel trattamento dell’epatocarcinoma, specialmente nei casi avanzati. Secondo l’esperto, i tassi di risposta a questi trattamenti sono aumentati notevolmente rispetto al passato, rendendo possibile il trattamento di pazienti in stadi intermedi della malattia. L’obiettivo è quello di raggiungere una cosiddetta “conversion therapy“, che consenta a pazienti inizialmente non idonei al trapianto di diventare eleggibili.

    Toniutto ha dichiarato che circa il 20% dei pazienti trattati con immunoterapia riesce a raggiungere i criteri di trapiantabilità, aprendo così la strada a una terapia definitiva per l’epatocarcinoma. Questo progresso rappresenta un passo significativo nella lotta contro questa forma di cancro, offrendo nuove speranze a molti pazienti.

    La rete epatologica regionale, insieme alle innovazioni terapeutiche come l’immunoterapia, sta quindi cambiando il panorama della cura per i pazienti affetti da malattie epatiche in Friuli Venezia Giulia, distinguendosi come un modello di riferimento per altre regioni.


    Il 28 ottobre 2025, Pierluigi Toniutto, responsabile dell’Unità di Epatologia a Udine, ha evidenziato l’importanza della rete epatologica regionale del Friuli Venezia Giulia, creata per migliorare la gestione dei pazienti con malattie epatiche, in particolare l’epatocarcinoma. Questa rete, che include attività ambulatoriali e di ricovero, facilita il referral dei pazienti verso strutture adeguate, ottimizzando il trattamento. Toniutto ha annunciato lo sviluppo di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per standardizzare l’invio verso l’unità trapianti. Inoltre, ha sottolineato il ruolo innovativo dell’immunoterapia, che ha aumentato significativamente i tassi di risposta nei pazienti con epatocarcinoma avanzato. Circa il 20% dei pazienti trattati possono diventare eleggibili per il trapianto, rappresentando un progresso significativo nella lotta contro il cancro al fegato e rendendo la rete un modello per altre regioni.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Farmacie private incrociano le braccia il 6 novembre: 60mila in sciopero

    Farmacie private incrociano le braccia il 6 novembre: 60mila in sciopero

    Il 6 novembre 2025 segnerà una giornata di protesta per i lavoratori delle farmacie private in tutta Italia, che incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro. Questo sciopero è stato indetto a seguito del mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, scaduto il 31 agosto 2024. Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno lanciato un appello affinché Federfarma, l’associazione datoriale del settore, riprenda le trattative e riconosca il valore della professione.

    Dettagli della protesta

    La mobilitazione del 6 novembre coinvolgerà circa 60.000 dipendenti delle farmacie private, che si fermeranno per rivendicare un adeguato riconoscimento delle loro professionalità e delle loro condizioni lavorative. Le tre sigle sindacali hanno evidenziato che il servizio fornito dalle farmacie va ben oltre la semplice dispensazione di farmaci, sottolineando l’importanza delle farmaciste e dei farmacisti come punti di riferimento per la salute e l’assistenza sanitaria di milioni di cittadini.

    Il motivo principale di questa azione di sciopero deriva dall’esito negativo della procedura di raffreddamento e conciliazione, che si è svolta il 20 ottobre. Durante questo incontro, è emersa la difficoltà di trovare un accordo con Federfarma, che ha mostrato resistenza nel riconoscere incrementi retributivi e soluzioni normative adeguate all’aumento del costo della vita. Le organizzazioni sindacali hanno quindi deciso di passare all’azione, avviando una mobilitazione che ha visto una partecipazione attiva di circa 4.000 farmaciste e farmacisti durante l’assemblea nazionale unitaria del 27 ottobre.

    I motivi della mobilitazione

    Le federazioni di categoria hanno ribadito l’importanza delle farmacie private, definendole un presidio sanitario e sociale essenziale. Hanno sottolineato che il riconoscimento della professionalità degli operatori del settore non può limitarsi a dichiarazioni di intenti, ma deve tradursi in azioni concrete. Tra le richieste avanzate vi sono giusti adeguamenti salariali, una migliore conciliazione tra vita lavorativa e personale, e percorsi formativi volti a valorizzare le competenze del personale.

    Le organizzazioni sindacali hanno esortato Federfarma a tornare al tavolo delle trattative, affinché si possa giungere a una rapida conclusione del negoziato e garantire un rinnovo contrattuale che rispecchi il reale valore della professione. La mobilitazione si svolgerà nel rispetto delle normative vigenti, e rappresenta una risposta necessaria da parte dei lavoratori per tutelare i propri diritti e condizioni di lavoro.

    La giornata di sciopero del 6 novembre rappresenta, dunque, un momento cruciale per il settore delle farmacie private, che si trova a fronteggiare non solo questioni retributive, ma anche il riconoscimento del ruolo fondamentale che svolge nella salute pubblica.


    Il 6 novembre 2025, i lavoratori delle farmacie private in Italia parteciperanno a uno sciopero nazionale per un intero turno di lavoro, in seguito al mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale, scaduto il 31 agosto 2024. Le organizzazioni sindacali, tra cui Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, chiedono a Federfarma di riprendere le trattative, sottolineando l’importanza del lavoro dei farmacisti come presidio di salute. Circa 60.000 dipendenti fermeranno le attività per rivendicare un giusto riconoscimento professionale e adeguamenti salariali, dopo una procedura di conciliazione con Federfarma fallita il 20 ottobre. Le richieste comprendono miglioramenti salariali, una migliore conciliazione vita-lavoro e formazione per valorizzare le competenze. Questa mobilitazione mira a garantire un rinnovo contrattuale che rispetti il valore reale della professione e sottolinea il significato delle farmacie nella sanità pubblica.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Ictus: gli esperti dell’Iss indicano sei segnali per la diagnosi precoce

    Ictus: gli esperti dell’Iss indicano sei segnali per la diagnosi precoce

    Il 29 ottobre si celebra la giornata mondiale dell’ictus, un’importante occasione per fare il punto sulla malattia, sui sintomi e sull’importanza dell’intervento precoce e della prevenzione. Ogni anno, circa 15 milioni di persone in tutto il mondo sono colpite da un ictus, di cui 5 milioni perdono la vita e altri 5 milioni affrontano disabilità permanenti. I sopravvissuti possono sperimentare una serie di gravi conseguenze, tra cui perdita della vista, difficoltà nel parlare, paralisi e confusione. La situazione è particolarmente preoccupante poiché chi ha già subito un ictus ha un rischio significativamente maggiore di avere ulteriori episodi. Sebbene l’incidenza di ictus stia diminuendo in molti Paesi sviluppati grazie a un miglior controllo dell’ipertensione e alla riduzione del fumo, il numero totale di casi continua a crescere a causa dell’invecchiamento della popolazione.

    La situazione in Italia

    In Italia, le malattie del sistema circolatorio, che comprendono l’ictus, sono la principale causa di morte, rappresentando il 30,9% dei decessi nel 2022, secondo i dati più recenti. Le malattie cerebrovascolari, che includono l’ictus, costituiscono il 24,6% del totale dei decessi per malattie circolatorie. Negli ultimi trent’anni, si è registrato un calo dei casi di ictus e della mortalità associata, in linea con le tendenze europee, ma diverso rispetto ai Paesi a basso e medio reddito.

    Negli ultimi anni, l’Italia ha visto una continua diminuzione dei decessi legati alle malattie circolatorie. Tra il 2017 e il 2022, il tasso di mortalità standardizzato è calato del 10,9%, passando da 30,3 a 27,0 per 10.000 abitanti. Anche il tasso di mortalità per malattie cerebrovascolari ha mostrato una riduzione significativa del 14,8%. Questa diminuzione è avvenuta nonostante un picco di mortalità nel 2020, attribuito principalmente al Covid-19. Dal 1980 al 2022, il tasso di mortalità per malattie cerebrovascolari è diminuito del 73,4%, evidenziando un progresso significativo nella lotta contro queste patologie.

    I sintomi dell’ictus

    Riconoscere i sintomi dell’ictus è fondamentale per intervenire tempestivamente. Tra i principali segnali d’allerta ci sono l’intorpidimento del viso, del braccio o della gamba, in particolare su un solo lato del corpo; confusione; difficoltà nel parlare o nella comprensione; problemi visivi; difficoltà a camminare, vertigini e perdita di equilibrio; forti mal di testa senza causa apparente; svenimenti o perdita di coscienza. Anche se alcune persone ricevono trattamenti avanzati, il 60% di chi subisce un ictus muore o riporta disabilità. Pertanto, è cruciale conoscere i segnali d’allerta e agire rapidamente. I ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sottolineano che la prevenzione è sempre la migliore strategia.

    Stile di vita e fattori di rischio

    Adottare uno stile di vita sano è essenziale per prevenire l’ictus. Tra le raccomandazioni principali ci sono l’astensione dal fumo, una dieta equilibrata e un’attività fisica regolare. Scelte di vita poco salutari possono portare a problemi gravi come l’ipertensione, il diabete e l’iperlipidemia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che per ogni 10 persone che muoiono di ictus, quattro avrebbero potuto essere salvate se avessero mantenuto la pressione arteriosa sotto controllo. Tra le persone di età inferiore ai 65 anni, il fumo è responsabile di due quinti dei decessi per ictus. Altri fattori di rischio significativi includono la fibrillazione atriale, l’insufficienza cardiaca e gli infarti.

    I dati preliminari della Italian Health Examination Survey (Ita-Hes) per il 2023-2024 indicano che, tra le persone di età compresa tra i 35 e i 74 anni, la pressione arteriosa media è di 135 mmHg negli uomini e 126 mmHg nelle donne. Quasi la metà degli uomini e un terzo delle donne presentano livelli elevati di pressione arteriosa o sono in trattamento, con molti di loro non consapevoli della loro condizione. Il consumo medio di sale supera le raccomandazioni dell’Oms, con solo una piccola percentuale di uomini e donne che raggiungono i livelli consigliati.

    In occasione della giornata mondiale dell’ictus, esperti come Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco dell’Iss evidenziano l’importanza di investire nella prevenzione e di promuovere azioni coordinate lungo il percorso di cura. La collaborazione tra livelli nazionali ed europei, attraverso progetti come il progetto cuore, rappresenta un passo fondamentale per rafforzare la risposta alle malattie cardiovascolari e garantire un accesso equo alla salute.


    Il 29 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Ictus, un’importante opportunità per sensibilizzare sulla malattia, i suoi sintomi e l’importanza di un intervento precoce. Ogni anno, 15 milioni di persone nel mondo subiscono un ictus, con 5 milioni che perdono la vita e altri 5 che affrontano disabilità permanenti. In Italia, le malattie circolatorie, inclusi gli ictus, sono la principale causa di morte, coprendo il 30,9% dei decessi nel 2022. Negli ultimi trent’anni si è osservata una diminuzione dei casi e della mortalità, ma le malattie cerebrovascolari rappresentano ancora una significativa preoccupazione. È vitale riconoscere i sintomi dell’ictus, come intorpidimento e confusione, per intervenire rapidamente. Adottare uno stile di vita sano e controllare la pressione arteriosa sono fondamentali nella prevenzione. Esperti sottolineano l’importanza di investire nella prevenzione e promuovere azioni coordinate per garantire un accesso equo alla salute.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Forum Risk Management: ad Arezzo riconoscimento per l’innovazione con l’AI

    Forum Risk Management: ad Arezzo riconoscimento per l’innovazione con l’AI

    Il Forum Risk Management in Sanità si svolgerà ad Arezzo, presso il Centro Fiere e Congressi, dal 25 al 28 novembre 2025, accogliendo oltre 15.000 professionisti del settore sanitario, docenti e operatori. Durante l’evento, un’importanza particolare sarà riservata all’impiego dell’Intelligenza Artificiale (AI), strumento che promette di rivoluzionare il panorama della sanità pubblica e privata. Il presidente del Forum, Vasco Giannotti, ha annunciato l’assegnazione di un nuovo premio, l’Award in Sanità, volto a riconoscere le eccellenze nei progetti innovativi realizzati all’interno delle aziende sanitarie pubbliche.

    Il premio award in sanità

    Il premio, come spiegato da Giannotti, mira a valorizzare i progetti che utilizzano l’AI e si distinguono per la loro innovazione e per l’impatto positivo sulla vita dei pazienti. “Il premio intende premiare le iniziative che dimostrano un miglioramento clinico e organizzativo tangibile”, ha dichiarato Giannotti. Questo riconoscimento rappresenta un passo significativo per incentivare l’adozione di tecnologie avanzate nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

    Giannotti ha sottolineato come l’AI possa rendere la sanità italiana più accessibile, semplificando i percorsi per i cittadini. L’idea di questo premio è emersa durante il Forum Risk del Friuli, tenutosi due anni fa a Villa Manin, dove sono stati avviati i lavori per promuovere un uso consapevole delle tecnologie innovative. L’obiettivo principale è quello di supportare il rinnovamento del sistema sanitario attraverso l’integrazione dell’AI.

    Il forum e i suoi partecipanti

    Il prossimo Forum Risk vedrà la partecipazione di una vasta gamma di professionisti, tra cui infermieri, medici, direttori sanitari e cittadini. Tutti sono invitati a contribuire con idee e proposte, in un contesto in cui l’AI rappresenta un’opportunità per migliorare i processi sanitari. “Il 27 novembre sarà una data cruciale”, ha affermato Giannotti, riferendosi all’Assemblea dei Direttori Generali, che si riunirà per discutere le future linee guida nella gestione delle aziende sanitarie.

    Il Forum si propone di essere un laboratorio di idee e proposte, con l’intento di inviare raccomandazioni al Parlamento per una riforma del SSN che lo renda più moderno e vicino ai bisogni dei cittadini. Giannotti ha invitato tutti a partecipare al 20° Forum Risk, sottolineando l’importanza di un coinvolgimento attivo per realizzare un sistema sanitario più efficiente e sociale.

    Dettagli sul concorso

    Il concorso è aperto a tutte le aziende sanitarie pubbliche e nella sua prima edizione si articola in cinque aree applicative: Chirurgica, Diagnostica, Medica, Accesso ai servizi per i cittadini e Formazione sull’uso delle tecnologie informatiche in tema di AI. Per ciascuna area, saranno selezionati tre progetti finalisti, i cui nomi saranno annunciati entro il 15 novembre 2025. Questo approccio mira a stimolare la competitività e l’innovazione nel settore sanitario, promuovendo progetti che possano realmente fare la differenza nella vita dei pazienti e nella gestione delle strutture sanitarie.


    The Forum Risk Management in Health will be held in Arezzo from November 25 to 28, 2025, attracting over 15,000 healthcare professionals. Emphasizing the use of Artificial Intelligence (AI), the event will feature the new “Award in Health,” aimed at recognizing innovative projects within public healthcare. Forum president Vasco Giannotti highlighted the award’s goal to honor initiatives that yield tangible clinical and organizational improvements, thereby promoting the adoption of advanced technologies in the National Health Service (SSN). The forum, considered a laboratory for ideas, will also serve as a platform for discussions among healthcare directors, especially during a crucial assembly on November 27. Open to all public healthcare organizations, the award will evaluate projects across five areas, with finalists announced by November 15, 2025. Giannotti encourages active participation to create a more efficient and patient-centered healthcare system.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero

  • Avviso per l’ammissione dei Medici Militari al corso di formazione in medicina generale nella Regione Lazio (2025-2028)

    Avviso per l’ammissione dei Medici Militari al corso di formazione in medicina generale nella Regione Lazio (2025-2028)

    È stato reso noto attraverso il Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL) n. 89, datato 28 Ottobre 2025, l’Avviso pubblicato il 24 Ottobre riguardante l’ammissione dei Medici Militari al corso di formazione specifica in medicina generale. Questo programma formativo, che si svolgerà nella Regione Lazio, avrà una durata che si estende dal 2025 al 2028.

    Dettagli del documento ufficiale

    Il documento ufficiale, che contiene tutte le informazioni necessarie per i professionisti interessati, è disponibile in allegato all’Avviso stesso. La partecipazione a questo corso rappresenta un’importante opportunità per i Medici Militari, offrendo loro la possibilità di accrescere le proprie competenze nel campo della medicina generale, un settore cruciale per il sistema sanitario regionale.


    Il Bollettino Ufficiale della Regione Lazio (BURL) n. 89 del 28 Ottobre 2025 ha annunciato l’ammissione dei Medici Militari a un corso di formazione specifica in medicina generale, avviato il 24 Ottobre. Questo programma durerà dal 2025 al 2028 e si svolgerà nella Regione Lazio. Il documento ufficiale, che contiene tutte le informazioni utili per i professionisti interessati, è disponibile in allegato all’avviso. La partecipazione al corso è una significativa opportunità per i Medici Militari, consentendo loro di ampliare le competenze nel settore della medicina generale, fondamentale per il sistema sanitario regionale.

    Clicca qui per leggere l’articolo intero