Il fenomeno dell’accumulo compulsivo di oggetti, noto anche come disposofobia, sta emergendo come una problematica di salute mentale sempre più riconosciuta. Gli esperti avvertono che, in alcuni casi, l’accumulo eccessivo di beni può trasformarsi in una vera e propria condizione patologica. Questo disturbo, reso famoso da programmi televisivi come “Hoarding: Buried Alive” negli Stati Uniti e “Sepolti in casa” in Italia, presenta rischi significativi per la vita quotidiana delle persone coinvolte. Le informazioni sono state fornite dagli specialisti del portale “Dottore ma è vero che…?”, un’iniziativa della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, volta a combattere la disinformazione.
Il disturbo da accumulo: una patologia riconosciuta
Secondo gli esperti, accumulare oggetti in modo compulsivo può essere considerato una malattia. Il disturbo da accumulo, o disposofobia, si manifesta attraverso una persistente difficoltà nel liberarsi di beni, anche di scarso valore o danneggiati. Le persone affette da questo disturbo tendono a conservare numerosi oggetti, poiché separarsene provoca un forte disagio emotivo. È importante non confondere questo disturbo con il collezionismo, che implica una raccolta intenzionale e curata di oggetti, o con l’attaccamento emotivo a beni appartenuti a persone care. Inoltre, il disordine nelle stanze dei ragazzi non è da considerarsi alla stregua di questo disturbo. L’accumulo compulsivo è stato ufficialmente riconosciuto come una patologia a sé stante nel DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Pur rientrando nell’ambito dei disturbi ossessivo-compulsivi, il disturbo da accumulo è classificato separatamente a causa delle sue peculiarità.
Identificare i sintomi dell’accumulo compulsivo
Riconoscere i sintomi del disturbo da accumulo è fondamentale. L’Associazione degli psichiatri americani ha stilato un elenco di manifestazioni tipiche degli accumulatori compulsivi. Tra queste, si riscontrano difficoltà nel buttare via, vendere o regalare oggetti, accumulo di beni e rifiuti in spazi disordinati della casa, e un notevole tempo impiegato per spostare o cercare oggetti utili. Spesso, le persone affette da questo disturbo vivono conflitti con chi cerca di aiutarle a liberarsi del disordine e tendono a credere che qualsiasi oggetto possa avere un valore in futuro. In casi più estremi, si possono riscontrare accumuli di animali domestici. Gli psicologi hanno notato che gli accumulatori compulsivi spesso vivono isolati, hanno una vita sociale limitata e mostrano difficoltà nel prendere decisioni e gestire le emozioni, in particolare il dolore.
Le conseguenze dell’accumulo e le terapie disponibili
Accumularne in modo eccessivo comporta gravi conseguenze per la qualità della vita non solo dell’accumulatore, ma anche delle persone che vivono con lui. La disposofobia è associata a problemi lavorativi e a rischi per la salute e la sicurezza. Gli accumulatori, in particolare gli anziani, possono essere soggetti a cadute, contaminazioni alimentari e infestazioni di insetti o roditori. Inoltre, il disordine in cucina e in bagno può compromettere l’igiene personale e la corretta alimentazione. Per quanto riguarda le terapie, gli accumulatori seriali non conservano solo oggetti, ma anche significati affettivi, ricordi e un senso di sicurezza. Le terapie più comuni comprendono farmaci antidepressivi e, quando il paziente è disposto, la psicoterapia cognitivo-comportamentale. È fondamentale fornire anche supporto pratico per rendere l’abitazione sicura e abitabile, incoraggiando il paziente a liberarsi consapevolmente degli oggetti accumulati.

Il fenomeno dell’accumulo compulsivo di oggetti, noto come disposofobia, sta diventando una questione di salute mentale sempre più riconosciuta. Acclarato come una patologia nel DSM-5, il disturbo si caratterizza per la persistente difficoltà di liberarsi di beni, anche di scarso valore, generando notevole disagio emotivo. Contrariamente al collezionismo, l’accumulo compulsivo non implica una raccolta intenzionale. Tra i sintomi ci sono il disordine in casa, la difficoltà nel disfarsi di oggetti e conflitti con chi cerca di aiutare. Questo disturbo ha gravi conseguenze, come rischi per la salute e compromissioni igieniche, soprattutto in anziani. Le terapie includono farmaci antidepressivi e psicoterapia cognitivo-comportamentale, ma è cruciale fornire supporto pratico per migliorare la sicurezza domestica e incoraggiare il paziente a liberarsi consapevolmente degli oggetti accumulati.
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