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Insonnia cronica: un’indagine rivela il forte impatto sulle donne, 3 su 4 senza diagnosi

Nel 2025, un’indagine condotta da Elma Research per Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) ha rivelato che solo il 40% delle donne di età media di 50 anni riconosce di soffrire di insonnia cronica, nonostante il 60% di loro abbia difficoltà a dormire per almeno cinque notti a settimana negli ultimi sei anni. Questo problema ha un impatto significativo sulla loro qualità di vita, specialmente per quelle affette da malattie neurologiche, psichiatriche o reumatologiche, dove l’insonnia aggrava i sintomi e le preoccupazioni legate alle patologie preesistenti. La ricerca ha coinvolto 122 donne e ha messo in luce una vulnerabilità preoccupante: il 75% delle intervistate non ha mai ricevuto una diagnosi formale di insonnia cronica, nonostante il 57% di esse riporti che il disturbo peggiora le loro condizioni generali e il 35% ha difficoltà a seguire le terapie prescritte. In media, le pazienti impiegano due anni prima di rivolgersi a uno specialista.

Il riconoscimento dell’insonnia cronica tra le donne

Un’altra indagine, realizzata da Idorsia su un campione di 200 donne italiane tra i 40 e i 60 anni, ha confermato la diffusione dell’insonnia, evidenziando come solo il 40% delle partecipanti sia consapevole di soffrire di questo disturbo. Le donne riferiscono di avere problemi di sonno per cinque notti alla settimana, un comportamento che, secondo i criteri del Dsm-V, rientra nel disturbo di insonnia cronica. Le conseguenze di questo disturbo sono molteplici: il 72% delle intervistate ha segnalato impatti negativi sulla salute mentale e sull’umore, il 66% sulla capacità di concentrazione e rendimento lavorativo, e il 58% ha notato effetti negativi sul benessere fisico. Inoltre, un terzo delle donne ha dichiarato che l’insonnia influisce sulle loro relazioni familiari e sociali.

Amedeo Soldi, direttore medico di Idorsia Italia, ha sottolineato l’importanza di riconoscere l’insonnia cronica come una condizione clinica seria, piuttosto che un semplice disagio temporaneo. La consapevolezza di questa patologia è fondamentale per intervenire efficacemente e migliorare la qualità della vita delle donne colpite. Riconoscere e trattare l’insonnia cronica è essenziale per restituire dignità al sonno e, di conseguenza, migliorare la salute generale.

Implicazioni della cronicità dell’insonnia

L’insonnia cronica non è un problema passeggero, ma una condizione che altera profondamente i meccanismi del sonno e compromette l’equilibrio neurochimico, con effetti negativi sul funzionamento cognitivo, emotivo e metabolico. Matteo Balestrieri, professore di Psichiatria e co-presidente della Sinpf, ha spiegato che la diagnosi di insonnia cronica richiede la presenza di difficoltà di addormentamento o risvegli notturni per almeno tre notti alla settimana per più di tre mesi, con un impatto significativo sulla vita quotidiana. Fino al 10% della popolazione adulta soddisfa i criteri diagnostici, rendendo l’insonnia cronica una patologia autonoma con implicazioni che vanno oltre il semplice sonno.

Il medico di medicina generale riveste un ruolo cruciale nel riconoscimento e nel trattamento dell’insonnia. Claudio Mencacci, co-presidente della Sinpf, ha evidenziato come i medici siano spesso il primo punto di contatto per le donne che presentano sintomi vaghi, come stanchezza o irritabilità, che possono nascondere un’insonnia cronica. È fondamentale che i medici siano in grado di distinguere tra forme transitorie e croniche del disturbo per garantire una gestione efficace.

Fattori di rischio e pregiudizi legati all’insonnia

La maggiore incidenza di insonnia tra le donne è attribuibile a una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Le fluttuazioni ormonali durante le varie fasi della vita, come la pubertà, la gravidanza e la menopausa, influenzano i ritmi circadiani e la struttura del sonno. Inoltre, le donne spesso si trovano a gestire una duplice responsabilità, professionale e familiare, mettendo le esigenze degli altri prima delle proprie. Emi Bondi, direttrice del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze di Bergamo, ha osservato che molte donne non riconoscono l’insonnia come un problema di salute, considerandola piuttosto un aspetto inevitabile dell’età.

Sara Carloni, rappresentante di Onda, ha messo in evidenza come l’insonnia cronica rappresenti un ulteriore peso per chi vive già con malattie croniche, amplificando i sintomi e aumentando il senso di isolamento. È fondamentale riconoscere l’insonnia cronica come una patologia indipendente, con la sua diagnosi e terapia, per migliorare la gestione complessiva delle altre malattie e garantire una qualità di vita accettabile.

Strategie terapeutiche e nuove prospettive

Un aspetto preoccupante emerso dalla ricerca di Idorsia riguarda la gestione terapeutica: il 37% delle donne in menopausa utilizza sedativi o psicofarmaci per periodi prolungati, evidenziando che spesso la cronicità dell’insonnia viene affrontata con soluzioni non risolutive. Tuttavia, l’arrivo di nuove terapie offre speranze. Balestrieri ha illustrato che l’approccio attuale al trattamento dell’insonnia cronica combina strategie comportamentali e farmacologiche. Le linee guida internazionali raccomandano la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (Cbt-I) come prima opzione, un intervento strutturato che aiuta a modificare abitudini scorrette e convinzioni disfunzionali legate al sonno.

Quando le terapie comportamentali non sono sufficienti, le soluzioni farmacologiche di nuova generazione si rivelano promettenti. Questi farmaci agiscono regolando i neuropeptidi della veglia, ripristinando l’architettura naturale del sonno e migliorando la qualità della veglia. L’obiettivo finale non è solo quello di indurre il sonno, ma di restituire un sonno fisiologico e rigenerante, essenziale per il benessere mentale e fisico delle pazienti.


Nel 2025, uno studio di Elma Research per Onda ha evidenziato che solo il 40% delle donne di 50 anni riconosce di soffrire di insonnia cronica, nonostante il 60% abbia difficoltà a dormire almeno cinque notti a settimana. Questo disturbo influisce significativamente sulla qualità della vita, aggravando sintomi di malattie neurologiche e psichiatriche. Un’altra ricerca di Idorsia ha confermato che solo il 40% è consapevole della propria insonnia, con il 72% che riporta effetti negativi sulla salute mentale e sulle relazioni sociali. La diagnosi di insonnia cronica richiede sintomi persistenti per oltre tre mesi e colpisce fino al 10% della popolazione adulta. È fondamentale che i medici riconoscano questa condizione come grave e non transitoria. Nuove terapie comportamentali e farmacologiche, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, offrono strategie promettenti per affrontare l’insonnia, migliorando il benessere generale delle pazienti.

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